Vigneti a mezza costa

Svizzera, un paese che importa vino più di quanto non produca. Gli ultimi dati parlano di 1.550.000 ettolitri annui di cui 1.035.000 vini bianchi e 515.000 vini rossi. Il tutto su di una superficie vitata poco superiore ai 15.000 ettari, tre quarti dei quali si trovano nella Svizzera francese. E questo vino che fine fa?

Pochissimo viene esportato (2%), principalmente in Germania, il resto (stragrande maggioranza) per il consumo interno. Ne consegue che le possibilità di assaggiare un vino svizzero sono pertanto piuttosto limitate.

Furono i Romani a diffondere la vite in Svizzera oltre 2.500 anni fa e al giorno d’oggi i vigneti sono ormai parte integrante degli emozionanti paesaggi elvetici.

Canton Ticino, Oberland, Graubünder, Thurgau, Aargau, Neuchâtel, Vaud ed infine il Valais.

Ho precisato: parte integrante degli emozionanti paesaggi elvetici. L’esempio è proprio il Valais (Vallese) le spettacolari terrazze circondate da mura e muretti (viticoltura eroica) che furono create in epoca medievale dai monaci per facilitare la coltivazione delle vigne. Scendendo il Gran San Bernardo ed avvicinandosi alla città romana di Martigny, è proprio lo spettacolo dei terrazzamenti che dà il benvenuto.

Viticoltura eroica

Valais

Il vallese, un territorio così piccolo, caratterizzato da centinaia di appezzamenti dove i viticoltori hanno puntato, per scelta e per necessità, sulla qualità e sulla tipicità. Terra solcata dal “rumoroso” Rodano allo stato torrentizio che crea quell’idro-clima, fattore primario del terroir.

Un mosaico di vigneti, ben 80.000 piccole parcelle che appartengono a 22.000 diversi proprietari. Frazionamento causato da norme sul diritto ereditario. Ogni famiglia della Valle si è trovata ad essere proprietaria di una piccola vigna.

Il Valais, profonda valle d’antica origine glaciale, ha un’altra caratteristica che la distingue dalle altri valli elvetiche: orientamento est-ovest, corre su di un parallelo. Questo incide sullo sviluppo della viticoltura.

Ad inverni molto freddi, seguono primavere ed estati prima miti e poi calde, secche e ventilate, decisamente mediterranee. Le notevoli escursioni termiche tra giorno e notte garantiscono una lenta e perfetta maturazione delle uve, con profili aromatici intensi.

Il suolo è variegato: rocce granitiche si alternano al calcareo e argilloso, terreni morenici e/o terreni alluvionali.

Proprio calpestando questi terreni è maturata una delle tante riflessioni: “Perché non fare una mappatura dei terreni ed allevarci il o i vitigni adatti?”.

I vigneti, rivolti a sud, sono coltivati ad altitudini comprese tra i 500 metri e i 900 metri. In alcuni casi, come i vigneti Vispertermonen, tra i più alti d’Europa, arrivano a 1150 metri.

Il vigneto più alto d’Europa

I vitigni

Ed infine la molteplicità dei vitigni autoctoni e non e il caos dei loro nomi:

– Johannisberg è il Sylvaner;

– Païen o Heïda è il Savagnin Blanc;

– Fendant è lo Chasselas;

– Malvoisie è il Pinot Gris;

– Ermitage è il Marsanne;

– Humagne è il Cornalin valdostano;

– Rouge du Pays è sempre il Cornalin

A completare il panorama vitivinicolo, sempre nel Valais, abbiamo:

– Petite Arvine;
– Amigne;
– Gamaret (incrocio tra gamay e reichensteiner);

Gwäss Blanc

Alcune vere rarità, uniche quasi introvabili che avrebbero rischiato l’estinzione se pochi tenaci ed appassionati vigneron non avessero continuato a coltivarle e vinificarle in purezza:

– Gwäss Blanc;
– Rèze;
– Himbertscha;
– Plantscher;
– Lafnetscha;
– Eyholzer Roter.

Infine gli internazionali:

– Pinot Nero (vera perla nel Graubünder e Neuchâtel);
– Syrah;
– Gamat;
– Chardonnay.

E forse ne dimentico qualcuno.

Una seconda riflessione dopo aver letto la molteplicità dei nomi esistenti: “Tutto ciò è ancora sostenibile visto che il 98% (nel Vallese arriva al 99%) resta entro i confini nazionali. Sicuramente potrebbero creare molta confusione nel momento in cui i vini venissero esportati sui mercati esteri (penso al mercato statunitense)”.

Nel mio calpestare le vigne e i numerosi assaggi effettuati, alcuni vini si sono rivelati molto interessanti, delle vere e proprie eccellenze. Ne parlo in “degustazioni”. Chapeau!

Urano Cupisti