Emanuela Tamburini e Michele Jermann

Quando Michele Jermann, ai primi anni ’80 del secolo scorso, non era ancora nato, io avevo in cantina molte bottiglie etichettate Vinnaioli Jermann e provvedevo con buona frequenza a stappare Vintage Tunina, giusto per capire se Veronelli ci azzeccasse o meno. Essere vignaioli in Friuli è già di per sé indice di grande sapienza vitivinicola. Poi, con il tempo, le cose cambiano, Jermann entra nella galassia Antinori e Michele porta la sua esperienza in Toscana a rinforzare una già compatta famiglia di chiantigiani: i Tamburini di Gambassi Terme (Firenze).

Michele e Emanuela alimentano ulteriormente  la famiglia, con l’arrivo della piccola (e paffutissima) Mariadele e rinforzano la produzione dei vini con una nuova etichetta in rosa, il TJ, poi con la revisione del bianco di famiglia Il Castelluccio, per finire con l’introduzione della chiusura Stelvin al posto del sughero per queste tipologie di vini.

Tamburini. Michele Jermann, Mauro, Emanuela Tamburini e la sorella Elena Tamburini

TJ: il nuovo rosato di Tamburini

Mercoledì 9 giugno 2021 è stato presentato a Firenze, presso la Fiaschetteria da Burde della famiglia Gori, il TJ, il nuovo rosato dell’Azienda Tamburini, accompagnato dal Castelluccio 2020, dal Chianti Riserva Italo 2016, dall’IGT Rosso Il Moraccio Sangiovese 2016, e dal Vin Santo del Chianti D’Incanto 2012.

Il rosato, o rosa come preferisce chiamarlo Andrea Gori, il sommelier informatico, è il vino del momento. Non c’è grande personaggio dello spettacolo internazionale che non si cimenti in questo settore, con la produzione di vini rosati con bollicine o senza bollicine. Da Brad Pitt e Angelina Jolie, con il Miraval provenzale, fino a Cameron Diaz, o da Sarah Jessica Parker, fino a Kylie Minogue che nella sua gamma di rosé ha incluso anche un Prosecco.

Tamburini TJ

Il TJ ha una veste molto sobria e lineare: l’etichetta è bianca, dominata dal marchio rosso (come il sangiovese) nel quale spiccano le lettere in giallo (del colore del friulano di Michele) T J affiancate da tre teneri cuoricini con le iniziali M E M di Michele, Emanuela e Mariadele. Il Sangiovese raccolto a mano, viene lasciato macerare a freddo per una notte, quindi il mosto passa in serbatoi inox per la fermentazione a temperatura controllata di 16°C. L’imbottigliamento avviene nella primavera successiva alla vendemmia.

Il colore è un rosato pallido con impronta molto provenzale. Il Sangiovese è però molto deciso e meno sfaccettato negli aromi, rispetto ai vitigni provenzali, con profumi che ricordano la ciliegia rossa matura e i fiori di pesco. In bocca la sapidità vince la freschezza acida la cui presenza rende comunque agile il sorso. La struttura è notevole per un rosato e lo rende adatto a molte preparazioni della cucina toscana.

In effetti i fratelli Gori, su richiesta di Emanuela e Michele, si sono divertiti a giocare con gli abbinamenti. Ogni piatto disponeva di un suo vino in abbinamento classico, ma alla fine ci siamo resi conto che TJ si sposava perfettamente con tutto, con la norcineria, persino con la finocchiona, con le penne al ragù bianco di chianina, con la “francesina” (bollito ripassato  nella cipolla e pomodoro) per terminare in gloria con il lampredotto in zimino.

L’abbinamento  acquista senso ancora più compiuto se pensato per le  temperature della stagione estiva facendo di questo vino l’ideale accompagnamento di aperitivi, cene al fresco e spaghettate notturne.

Castelluccio, il bianco

Il Castelluccio ha subito un restyling nell’etichetta ed anch’esso, come il TJ, adotta la chiusura Stelvin. Anche la vinificazione è stata rivista: raccolta a mano, diraspatura e pressatura soffice, poi il mosto è raffreddato a 10°C. Dopo 48 ore passa in tino di acciaio inox per la fermentazione alcolica a temperatura controllata sotto i 18°C.

Tamburini TJ e Castelluccio

Composto da 85% Trebbiano e 15% Malvasia ha colore paglierino brillante costellato di riflessi verdi. Il profumo ricorda la mela golden, fiori di sambuco e ginestra con leggera nota di agrume. Ha buona sapidità e freschezza con ricordi di erbe aromatiche. Forse un intervento più deciso della Malvasia potrebbe conferirgli  maggiore carattere. Perfetto con il baccalà mantecato di Paolo Gori.

Ho chiesto a Emanuela notizie sullo stato dell’arte del progetto Douscana (vedi articolo http://bit.ly/2Tk4YHC) che prevedeva un accordo tra l’azienda di Gambassi e i produttori portoghesi della Douro Family Estate per unire in un unico vino Sangiovese e Touriga National.

Il progetto si è fermato temporaneamente a causa della pandemia, ma fortunatamente verrà ripreso non appena il passaporto vaccinale renderà di nuovo possibili gli spostamenti tra Paesi. Intanto nella mia cantina una bottiglia di Douscana 2015 riposa tranquilla in attesa di una prova di evoluzione, prevista già per i primi freschi autunnali prossimi venturi. Ne riparleremo e forse anche con notizie su ulteriori sviluppi del progetto.

Paolo Valdastri