Una bella famiglia quella di Ruggero e Orsetta con i figli Giulia e Giacomo, piemontesi innamorati della terra e di ciò che essa sa offrire se curata e tenuta con attenzione. Origini differenti per i genitori, Ruggero titolare insieme ai fratelli di un celebre prosciuttificio che ha portato il suo “prosciutto cotto” ad essere uno dei più apprezzati d’Italia per qualità e sapore. La strada della vita ha poi scelto che l’azienda venisse ceduta, ma la passione di Ruggero per le cose belle e ben fatte non è tramontata. Così ha preso vita il progetto vinicolo insieme a sua moglie.

Tra Piemonte te e Valle D’Aosta le origini di Orsetta che da bambina amava percorrere le vigne di famiglia sulle colline di Aosta. «La cantina c’è ancora e ci sono i ricordi di qualcosa che mi è rimasto dentro, una passione che ha preso vita nella cascina che abbiamo in Monferrato a Costigliole d’Asti, sulle ultime colline monferrine che guardano le Langhe e il Tanaro.

Sant’Anna dei Bricchetti. Panorama dall’azienda

Da una parte vediamo Govone e il castello di Guarene, dall’altro il borgo di Barbaresco e le colline de La Morra – racconta Orsetta – nelle giornate limpide sullo sfondo si stagliano le montagne: il Monviso, il Monte Rosa e se il cielo è limpido la vista raggiunge il Cervino.

La cascina classica a “elle” risalente a fine ‘700 inizio ‘800 con cinque ettari di vigna – prosegue Orsetta – ci ha conquistato subito. Mi sono innamorata di questo luogo e ho deciso di cambiare vita. Da insegnante e traduttrice mi sono dedicata al vino, ho prima studiato e poi iniziato. La prima vendemmia è stata quella del 2013.

Vendemmia a Sant’Anna dei Bricchetti

Fin da subito abbiamo deciso di pensare a nuove declinazioni per i due vitigni autoctoni che abbiamo scelto di coltivare, la Berbera e il Moscato. Siamo stati tra i primi a spumantizzare la Barbera con un metodo “Martinotti lungo”.

Vendemmia molto curata, esclusivamente a mano, e subito in cantina. Anche la tecnologia è avanzata con centralina meteorologica che mappa in tempo reale le condizioni».

La degustazione al Ristorante Liberty

Sant’Anna dei Bricchetti, conta cinque ettari vitati, suddivisi equamente tra i due vitigni, con ceppi che datano tra i trenta e i settant’anni. Il terreno, ricco di argilla e attraversato da venature di sabbia e gesso, conferisce ai vini una personalità distintiva, in perfetta armonia con il paesaggio circostante.

«Passeggiare tra i vigneti in questa stagione è bellissimo, tra fiorellini e i primi piccolissimi segni della nascita dell’uva. Metto in vigna la medesima cura che mettevo nel tradurre una pagina dal tedesco o dall’inglese» racconta Orsetta con, negli occhi, una luce di pura passione.

Durante la degustazione tenutasi a Milano al Ristorante Liberty con abbinati i piatti creati dalla sapiente e talentuosa mano di chef Andrea Provenzani.

Sant’Anna dei Bricchetti. Incanto. Metodo Classico da Barbera

Nei calici dunque Barbera e Moscato con vinificazioni originali, identitarie e di bel carattere. Interessante la tavolozza di tipologie dal moscato fermo al metodo classico, dallo spumante al vermouth. Senza tralasciare tre tipologie di Barbera.

«Mi piace definire i nostri vini un poco ribelli» dice Ruggero Lenti e le sue parole trovano subito riscontro nella spiccata acidità e freschezza del “Sorsi di Emozione” spumante “Martinotti” da Barbera in purezza, pieno, lungo intenso e di elegante rotondità.

Segue il metodo classico Rosé, anch’esso da Barbera con un dieci per cento di moscato, annata 2017, sessanta mesi sui lieviti. Un Rosé gentile ma energico, vibrante nella bollicina e piacevole al sorso. Nel brut ancora tanto carattere, sapidità spiccata che accompagna con equilibrio la sensazione agrumata e saporita.

Dalle novità degli spumanti alla tradizione della Barbera con “Ricordi” 2021 e una Barbera Superiore “Vigna dei Bricchetti” 2017.

La prima affinamento solo in acciaio, mentre la Superiore riposa dodici mesi in barrique e almeno due anni in bottiglia.

I nomi in etichetta sono frutto del confronto familiare, intorno a un tavolo con il calice in mano per capire come trasformare in nomi le emozioni e le sensazioni.

Le prime annate prodotte sono state curate dall’enolgo Giuliano Noè uno dei padri della Barbera e, dopo il suo ritiro, oggi è Claudio Dacasto, che era il suo braccio destro, a proseguire sulla medesima linea stilistica. La parte agronomica è affidata a Pietro Roseo.

Sant’Anna dei Bricchetti. Barbera, Vermouth e Metodo Classico

E arriva il Moscato secco, in abbinamento al perfetto risotto cacio e pepe. Anche in questo caso una scelta di un certo coraggio, nel territorio eletto al moscato dolce.

«Ci è infatti voluto “del bello e del buono” per convivere l’enologo a gettare il cuore oltre l’ostacolo» ricordano Ruggero e Orsetta.

Il risultato porta nel calice grande carattere, in perfetto allineamento alla linea stilistica dell’azienda che dedica a ciascuna referenza la cura che serve per diventare esperienza.

Un moscato che fermenta in legno e sei mesi in barrique di rovere francese e sei mesi in locale climatizzato a temperatura. Si mantengono così i profumi mentre il passaggio in legno ammorbidisce e stempera la nota di mandorla amara. Profumi identitari e sorso intenso ma al medesimo tempo essenziale, diretto, senza inutili fronzoli.

Molto interessante, e anch’essa molto originale, la scelta di proporre il Moscato dolce abbinato al “Tonnetto appena scottato, cipolla in agrodolce con pinoli e uvetta”. Il Moscato dolce di Sant’Anna dei Bricchetti possiede un chiaro equilibrio che non eccede mai nella dolcezza, ma scende con profonda e vellutata matrice nel sapore del Monferrato.

Notevole il Vermouth che conclude una sequenza di bellezza enologica.

Andrea Radic