Vecchie bottiglie Florio

È di questi giorni la notizia di sedici (16) produttori, tra case vinicole e cooperative del territorio, riunitisi in assemblea  per dare “nuovo corso” al Consorzio per la Tutela del Vino Marsala.

Nomi storici come Pellegrino, Florio-Duca di Salaparuta insieme ad altri costituitisi di recente, avendo a cuore il futuro e la qualità del vino tipico del territorio di Marsala, hanno proceduto ad approvare l’ingresso di nuovi soci e a modificare lo Statuto risalente al 1962.

Nominato il nuovo Presidente nella persona di Benedetto Renda unitamente a due vice-presidenti, Roberto Magnisi e Giuseppe Figlioli e due consiglieri, Francesco Intorcia e Orazio Lombardo.

“Rinasce il Consorzio, rinasce la Doc Marsala, l’Immortale”. Chapeau!

I nuovi dirigenti del Consorzio Vino Marsala

IL MARSALA o LA MARSALA?

“Lo stesso che sui nomi di certi fiumi, di certe città, il cui genere nasce dall’uso, dalla tradizione”. Ovvero non se ne esce.

TERRITORIO di PRODUZIONE

L’intera provincia di Trapani con l’esclusione del territorio di Alcamo, delle Isole Egadi e Pantelleria.

Logo Consorzio Vino Marsala

L’ORIGINE del NOME VINO MARSALA

Legato alla città di Marsala, meglio dire al porto di Marsala dove, il commerciante inglese John Woodhouse, detto Old John, nel 1770 vi si riparò con la sua nave, il brigantino inglese “Elizabeth”, a causa di una forte tempesta. Costretto a rimanere nel porto siciliano per alcuni giorni, assaggiò il vino conosciuto con il nome perpeetum.

Folgorato sulla via di Damasco tant’è che ne acquistò alcuni barili aggiungendo acquavite di vino per poterlo trasportare fino in Inghilterra.

L’ORIGINE del NOME “PERPEETUM”

“Il vino fin dai tempi dei Romani era fatto invecchiare in botti grandi e ogni anno ne veniva prelevata una certa quantità subito sostituita con del vino più giovane. Così facendo si creava una mescolanza perpetua di annate diverse contribuendo a creare un prodotto molto più complesso” Il principio della Soleras.

Marsala. La piramide dell’immortale

LE TIPOLOGIE e I VITIGNI

– Marsala Oro e Ambra: Grillo, Catarratto, Ansonica, Damaschino, singolarmente o in assemblaggio;

– Marsala Rubino: Pignatello (conosciuto anche come Perricone), Calabrese (conosciuto anche come Nero d’Avola) e Nerello Mascalese con la possibilità di concorrere fino al 30% delle uve bianche sopra menzionate.

Il/la Marsala non è un liquore ma bensì un Vino liquoroso “Immortale”.

Infine fu proprio Old John ad introdurre il metodo “soleras”, così come conosciuto  a Jerez de la Frontera (Sherry, circa duecento anni prima).

Classificazioni

I colori del Marsala

Una classificazione diversa è quella relativa al tenore zuccherino residuo :

– SECCO: contenuto inferiore ai 40 g/l;

– SEMISECCO: contenuto tra i 40 e 100 g/l;

– DOLCE: contenuto supertiore ai 100 g/l.

SETTORI (tipologie)

– Fine: Tav 17% – affinamento 12 mesi

– Superiore: Tav 18% – affinamento 24 mesi

– Superiore Riserva: Tav 18% – affinamento 48 mesi

– Vergine o Soleras: Tav 18% – affinamento 60 mesi

– Vergine Stravecchio o Riserva:  Tav 18% – affinamento 120 mesi

*TAV (Titolo Alcolometrico Volumico, inteso come refuso “titolo alcolico”)

Un po’ di storia

Conosciuto ai tempi dell’antica Grecia e, successivamente, nell’antica Roma come Vino “forte” per l’uso della “concia”, l’aggiunta a un vino del mosto cotto, per poi lasciarlo evaporare fino alla riduzione di un terzo del suo volume originale. Successivamente sarà il perpeetum il riferimento del vino proveniente da Marsala.

Quello che conosciamo oggi è il vino di Woodhouse, perfezionato da Ingham, Stephens e Witaker fino ad arrivare al 1832 quando un giovane imprenditore siciliano, Vincenzo Florio, ne capì l’importanza e il/la Marsala divenne famoso/a in tutto il mondo.

Zabaione liquore aromatizzato al Marsala

Il declino e la rinascita

Negli anni sessanta, sotto la spinta di nuove mode, iniziò un lento e continuo declino accelerato con l’immissione sul mercato di tipologie come il Cremovo Zabaione Aromatizzato, con un tenore zuccherino superiore ai 200 g/l con solo 4 mesi di affinamento e altri prodotti preparati con un minimo di 60% vino Marsala, che potevano portare l’indicazione in etichetta “preparato con l’impiego di vino Marsala”. Quest’ultimi arrivarono ad inflazionare il mercato abbassando notevolmente la qualità.

Dal costituito Consorzio in quegli anni non arrivò la tutela e valorizzazione del territorio vocato ma solo il “richiamo del  cassetto”.

Riporto le indicazioni ammesse che da sempre hanno creato tanta confusione:

  1. P. Italia Particolare per il Marsala Fine
  2. O.M. Superior Old Marsala per il Marsala Superiore
  3. D. Garibaldi Dolce anch’esso per il Marsala Superiore
  4. P=. London Particular sempre per il Marsala Superiore
  5. Vecchio dal Superiore a salire.

I sedici produttori impegnati nel “nuovo Consorzio per una nuova Marsala Doc, per l’Immortale”, come primo intervento, hanno proposto all’Assemblea dei soci di approvare l’inserimento della menzione “Unità Geografica Sicilia” al fine di valorizzare il Marchio Marsala identificandolo con la Regione di appartenenza.

La partenza con il piede giusto. Chapeau!

Urano Cupisti