La barriccaia, arte e musica a La Regola

La Storia del Podere La Regola è nata da quelle 30 damigiane che costituivano l’affinamento del vino prodotto per consumo familiare e per pochi “selezionati” amici della famiglia Nuti.

Si parla dei primi del Novecento. Dalla piccola cantina sotto casa chiamata “cillieri” a quella recentemente costruita che rappresenta “un messaggio forte di sintesi tra l’uomo ed i fenomeni della Natura”.

Dalla versione “allungata” sotto casa dove il vinello genuino e beverino ribolliva, all’ambiente che da spazio all’aspetto creativo dell’uomo; ovvero la cultura di cui l’arte ne è l’espressione più tangibile.

L’arte la respiri ancor prima di entrare nei nuovi locali, nell’osservare il logo aziendale, per niente banale. Capisci di  addentrarti in un luogo dove la vocazione alla coltivazione della vite sposa  l’infinito, la vita che non termina.

“Il territorio è l’ambiente vitale in cui la vite cresce e si sviluppa, sicuramente vocato sin dagli Etruschi”. Così mi parla Flavio Nuti, uno dei due fratelli proprietari del Podere, l’addetto alla comunicazione. L’altro, Luca Nuti, uomo di campagna; a lui si deve la cura dei vigneti e il controllo della filiera.

Flavio continua: “La Natura è l’elemento immanente che ha ispirato la realizzazione di questa struttura ecocompatibile, alimentata da energia solare, immersa in un ambiente in cui vi è una forte energia e simbiosi senza alterazioni del suo paesaggio”.

Del resto , dove oggi si trova la cantina La Regola, c’era uno dei più importanti avamposti, fulcro del commercio, della civiltà e della produzione vinicola del popolo Etrusco: Ripa Belora, da cui l’attuale Riparbella.

Flavio mi accompagna nella visita della cantina, tra moderni “fermentini“ inox termoregolati, vecchie vasche di cemento usate nel tempo che fu ancora utilizzate per alcune produzioni e nuove vasche di cemento grezzo tronco-coniche (senza rivestimento) per quei vini dove esaltare il frutto.

La svolta

Poi il passaggio verso  il futuro. Quella porta dietro la quale inizia un percorso artistico verso la ricerca di un’umanità che deve ritrovare se stessa e dove i vini di maggior pregio affinano.

Nell’aprire un vero e proprio scrigno, Flavio si ferma e sussurra (in modo da far capire che il silenzio, dietro quella porta è sacro, d’obbligo): “Il Vino è uno dei piaceri che rimuove le contraddizioni e i dispiaceri dell’essere umano e ne pervade i sentimenti”.

Non si può raccontare quanto visto se non accennare l’arte del Maestro Stefano Toncelli al quale i fratelli Nuti commissionarono la realizzazione della barriccaia; la gestazione e il sogno del vino.

Nativo di Montescudaio, ha esposto opere a Roma, New York, Parigi e Lisbona partecipando anche alla Biennale di Venezia. La scelta dei fratelli Nuti è stata motivata da quel  fondo spiritualista nella concezione dell’arte come tensione a tradurre in segno una vibrazione dell’animo.

Da lì a capire, concepire un luogo dove il vino vibra all’interno delle piccole botti, il passo e la scelta dell’artista è stato breve e convinto.

Così si è espresso il Maestro nel ricordare la realizzazione dell’opera: “La mia idea per la barriccaia è ispirata al Sogno del Vino e alla sua Gestazione”.

L’ho intuita ad occhi chiusi, trasformando il pensiero in vibrazione. Il grande pianeta che sorge nella parete centrale è quello della nostra Umanità. È quasi colmo di volti, immobili e ad occhi chiusi,  muti e in silenzio a restituire la vibrazione creatrice. E’ il simbolo dell’uomo che si guarda dentro e che sente il suo infinito espandersi nel mistero, ed è nell’ora e nell’oltre. Contemporaneamente”.

La descrizione dei particolari

“Nelle due grandi pareti una danza cosmica custodisce il pianeta e le barrique dormienti. Intorno alle sei figure danzanti, disegnate come costellazioni immaginarie, si muovono piccoli esseri laboriosi che navigano spazi senza confini e monadi a forma di pesci, come unità invisibili in perenne transito tra una vita e l’altra.

La Regola, tronco conici in cemento

E’ un omaggio, antico e contemporaneo, agli Etruschi che hanno abitato questi luoghi, questa valle, questa pace del paesaggio. Come loro ci hanno raccontato molto della loro idea della morte, io ho disegnato la mia idea dell’altrove in un fluire continuo di figure che, pur attraversando stadi di vite diverse, continuano la vita negando il finito. Nell’infinito”.

Non possono mancare i suoni, le note che ci riportano alla meditazione. Musica new age con i suoni della natura, per far superare al vino i momenti di stress subiti fin nel suo ingresso nelle barriques.

Un ciclo e un tempo mai casuale.

L’occasione della mia presenza al Podere La Regola è quella di festeggiare il ventesimo anniversario del Cru aziendale, quello che porta il nome del podere. Venti vendemmie diverse, venti vini  non tutti uguali, ispirati alla ricerca, anno dopo anno, dell’eccellenza. E l’assaggio di dieci campioni significativi, dal 1998 al 2015, ne sono stati la testimonianza.

Ma questa è un’altra storia raccontata a parte.

Podere La Regola: “Territorio, Natura, Uomini e Arte: da questo nascono le nostre REGOLE”. Chapeau!

Urano Cupisti

Visita effettuata il 9 marzo 2018

 

Podere La Regola

Località Altagrada

Riparbella Pi

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