Tra le uscite editoriali degli ultimi mesi dedicate al vino, l’approccio leggero ma non banale di Cristiana Lauro è di tutto rispetto. A sua firma – con i contributi di Daniele Cernilli, Francesco Paolo Valentini e Alessio Pietrobattista – è stato dato alle stampe “Il metodo Easywine – Impara il vino in poche mosse” (Edizioni Pendragon), letto tutto d’un fiato durante i primi giorni di #iorestoacasa.

Il volume è chiaramente orientato a snellire, semplificare, scrostare una comunicazione del vino fatta troppo spesso di luoghi comuni, il più pericoloso dei quali – ne sono convinto da sempre – è quello legato al considerare l’enomondo come un qualcosa da iniziati, solo per pochi eletti.

Questa è, senza dubbio, la principale delle cause di disaffezione verso un consumo di vino facile, ma non nel senso di tracannare quantitativi industriali quanto di sentirsi liberi di aprire una bottiglia con gli amici potendo contare sulle informazioni di base.

Quelle necessarie, in sostanza, a capire che vino andremo a trovare dietro quell’etichetta, se teoricamente rientra in quelli che ci piacciono, se lo stiamo abbinando bene e – non secondario – se lo abbiamo pagato il giusto.

Cristiana Lauro con Daniele Cernilli

L’approccio, come detto, è semplice e ironico ma non banale. La battura c’è e ben piazzata, le informazioni indispensabili pure. Il consiglio per il lettore davvero poco esperto di vino è di segnarsi i passaggi fondamentali, magari sottolineare le parti che gli risultano meno immediate e cercare soprattutto di immagazzinare quante più informazioni possibili. Perché sono giustamente concentrate, quindi almeno quelle bisogna cercare di ricordarsele.

Per i più smaliziati, quelli insomma che magari qualche evento o qualche corso sul vino lo hanno già frequentato, imperdibile la sezione dedicata agli “enomostri”, scritta insieme ad Alessio Pietrobattista. Si va dal “cane da tartufo” al “millantatore”, passando per “L’acidista”, il “Bio talebano”, il “Puzzomane” e “L’italiano vero”, c’è da ridere parecchio.

Utilissime, per tutti, le appendici a cura di Daniele Cernilli su “Le parole del vino” e il “Piccolo dizionario dei principali vini italiani”, che già conoscere quelli non sarebbe male. In effetti, a ben pensarci, tra gli “Enomostri” manca proprio quello che di qualsiasi territorio tu gli stia parlando lui se ne esce con un “Eh ma nella valle del xxxxxxx (aggiungete un qualsiasi nome francese a caso, inventato naturalmente…) fanno una versione rosata ma anche aranciata del vitigno xxxx (idem come sopra) che è impareggiabile”.

Cristiana Lauro

Sono quelli che devono per forza fare sfoggio di conoscenze astruse, di solito inutili perché – anche nel caso siano vere – fanno riferimento a vitigni/territori introvabili e poco rappresentativi. Come li possiamo chiamare non saprei, un qualcosa tra il “lei non sa cosa ho bevuto io” e il “all’estero (quasi sempre in Francia) sono più bravi di noi”.

Un libro da leggere insomma, consigliato per chi è agli inizi e vuole approcciarsi al mondo del vino con leggerezza, d’altronde nasce proprio per quello. Ma anche il lettore già preparato al vino troverà spunti interessanti, oltre magari a rendersi conto qualche volta di esagerare.

Il motto di Cristiana Lauro in questo libro, ma non solo (dalle prime mosse al Gambero Rosso è passata a scrivere su diverse riviste, cura la rubrica enogastronomica di Dagospia e ha già pubblicato il libro “Delirium tremens. Appunti di una wine killer”) è che il vino vada innanzitutto “raccontato e non insegnato, bevuto e non santificato, condiviso e mai tracannato in solitudine”. Semplice, ma non banale.

Fabio Ciarla