Riccardo Baracchi

Conoscevo Riccardo Baracchi da innumerevoli anni. Al Vinitaly io organizzavo il Salotto di Bolgheri nel Padiglione Toscana, mentre lo stand del Falconiere era nella vicina struttura a tenda, insieme ad altre aziende anche bolgheresi.

Ogni volta che passavo dal padiglione alla tenda, vedevo un personaggio con una sciabola in mano che faceva saltare un tappo dopo l’altro a bottiglie di spumante, con grandi sbuffi di schiuma. Alla fine lo avvicinai, mi feci spiegare chi fosse e cosa stesse facendo e lui, con grande simpatia, mi iniziò all’arte del sabrage.

Fui bravo già dal primo tentativo e ricevetti i suoi complimenti, ma fu anche l’occasione per conoscere una realtà aziendale incredibilmente complessa. Un lussuoso resort, Il Falconiere, un ristorante di classe, la produzione di vini Cortona DOC, syrah in testa, e soprattutto l’avventura nelle bollicine. Lo aiutavano la moglie Silvia, bravissima chef stellata a capo della ristorazione, e il figlio Benedetto in vigna ed in cantina.

Riccardo Baracchi. Cortona

Da allora ci siamo incontrati con continuità, anno dopo anno, in molte occasioni, dalla presentazione dei vini di Arezzo alle degustazioni annuali delle Guide Vini. La sua disponibilità è sempre stata proverbiale e la sua accoglienza aveva ogni volta il calore dell’amico di famiglia. Con lui ti sentivi a casa ed era un piacere discutere di vini, di cucina, di caccia, di turismo.

Ricordo l’ultimo incontro, una cena a casa sua insieme agli amici del Gambero Rosso. Dopo l’immancabile visita alla cantina con le pupitre piene di trebbiano e sangiovese metodo classico e la tradizionale sciabolatura necessaria a innaffiare prelibati salumi e formaggi, Riccardo ci parlò del suo nuovo progetto, il Sangiovesone, che ci fece assaggiare in anteprima.

Ricordo l’entusiasmo con il quale parlava della sua nuova creatura, i suoi occhi brillavano di gioiosa aspettativa. Gli dissi che quel vino aveva davanti a sé un lungo avvenire e che lo avremmo assaggiato ancora tante altre volte. Mi sbagliavo.

Caro Riccardo, mai e poi mai avrei neanche lontanamente immaginato di scrivere queste righe. Non è giusto, ma sono sicuro che ogni volta che stapperemo una bottiglia del tuo Sangiovesone, i profumi saliranno in alto fino a te accompagnati dal nostro affetto.

Paolo Valdastri con Riccardo Gabriele e gli amici del Corrieredelvino