Gianpaolo Girardi

Prosegue il nostro viaggio tra gli attori del mondo del vino italiano. Oggi abbiamo intervistato Gianpaolo Girardi titolare di Proposta Vini, altra bella realtà nel panorama della distribuzione italiana con un portfolio clienti fatto di eccellenze vinicole. Sede in Trentino a pochi chilometri dal capoluogo, Proposta Vini è anch’essa nell’associazione Club Excellence di cui abbiamo già parlato.

Signor Girardi com’è la vostra situazione?

«La nostra azienda ad oggi è aperta, nel massimo della sicurezza e rispettando le norme emanate per l’emergenza, e sta lavorando con alcuni clienti del settore del delivery con i quali avevamo iniziato già un paio di anni fa. Certo, la maggioranza del nostro business è fatta dal canale Horeca e, quindi, essendo loro tutti chiusi, di fatto lo siamo anche noi. Sicuramente per tutti è un momento di grande tensione. Noi, inoltre, come portfolio di distribuzione abbiamo aziende che difficilmente superano le 100mila bottiglie prodotte e che contano molto sul nostro cliente finale che adesso è in grande difficoltà».

Alcuni dati recenti, relativi alle vendite del vino, hanno sottolineato la grande crescita dei prodotti consegnati a domicilio. Quale la sua esperienza in proposito? Ha dati al riguardo?

«Sicuramente abbiamo visto una forte crescita delle richieste provenienti da questi player del mercato. Le posso dire che nelle ultime due settimane la crescita è stata del 50 per cento. Le persone stanno decisamente acquistando vino in questo modo».

Al netto di questo dato, che comunque risulta positivo, Lei sottolineava come il vostro core business sia però centrato sul canale Horeca. Come vede la situazione e quali prospettive immagina?

«Se tutto rientra in un mese a partire da ora, possiamo dire che è come se fossimo stati in vacanza, per quello che riguarda la nostra azienda. Certo è che enoteche, ristoranti, ma anche alberghi sono in alcuni casi in ginocchio. Si continuano a dover pagare affitti, ad esempio, e magari qualcuno ha fatto investimenti sulla nuova stagione o anche su nuove aperture. Capisce che per loro la situazione è già difficile adesso. Sarà certo ancora più terribile se tutto ciò dovesse protrarsi per sei mesi. Anzi sarebbe devastante. Mi preme anche sottolineare che personalmente ad oggi ho sentito tanta voglia di ripartire presto, magari contando anche sull’aiuto del sistema bancario che si dovrebbe rapportare in maniera differente da prima, agevolando le imprese e cambiando i criteri finora vigenti, decisamente molto restrittivi sul credito».

Come vede il prossimo futuro. Cambierà il mondo del vino?

«Parto dal presupposto che se non ci saranno vendite sicuramente avremo un surplus di prodotto perché la vendemmia certo non aspetta e la natura fa il suo corso. Le aziende quindi stanno lavorando per la produzione e non possono fermarsi. Questo sarà un problema.

Dal nostro punto di vista non abbiamo impegni così diretti. Certo l’inflazione del prodotto potrebbe portare anche ad un cambiamento dei prezzi, ma, ripeto, per ora è prematuro parlarne. Dobbiamo vedere le tempistiche della fine dell’emergenza. Il problema è il tempo».

Quindi non vede un futuro tanto diverso dall’attuale per la distribuzione?

«La distribuzione in realtà stava già cambiando. Le faccio un esempio. Noi abbiamo 100 agenti plurimandatari che avevano già aumentato le percentuali di lavoro con noi rinunciando ai mandati diretti perché il ristoratore, l’enoteca stavano spostando le loro richieste direttamente alla distribuzione. Questo perché si stava andando verso la personalizzazione dell’offerta. La distribuzione, quindi, secondo me uscirà rafforzata».

Lei è positivo o negativo riguardo al prossimo futuro?

«Torno alla considerazione iniziale. Se questa emergenza si risolverà in tempi ragionevoli io sono positivo, altrimenti se sarà molto lunga la vedo veramente difficile. La maggioranza della nostra clientela non può sopportare una crisi troppo lunga soprattutto se non adeguatamente supportata».

Riccardo Gabriele