È nato tutto in un fazzoletto di meravigliosa Sicilia, di fronte alle saline, nella terra dello Stagnone di Marsala, una laguna affascinante che divide la terra dal mare.
Marsala e il suo territorio sono sempre stati una delle principali basi di studio di Pietro Russo, Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi gli unici tre italiani “Master of Wine” (la più prestigiosa certificazione nel mondo del vino che si raggiunge con un percorso di approfondimento e studi di altissimo livello).

«Erano giornate di studio intenso quelle che passavano a Marsala per preparare gli esami – racconta Pietro Russo marsalese molto legato al suo territorio – capivamo che queste vigne di fronte alle Stagnone, legate alla produzione del Marsala, sono qualitativamente le migliori, danno uve diverse, più saporite. Sia i miei nonni che avevano vigne lì, sia amici contadini, mi descrivevano quanto fosse unico quel territorio, sia per produzione che per qualità dei vini.
Erano i primi mesi del 2022 – racconta Pietro Russo – quando, cercando dei vigneti per avviare un progetto, mi imbattei in un vigneto in vendita proprio lì, davanti allo Stagnone, uno dei tratti di costa più particolari di tutta la regione. “Si vende” lessi, mandai una foto a Gabriele e ad Andrea e, senza che io chiedessi nulla, entrambi risposero: compriamo. Non avevo neppure spiegato loro quanto avevo in mente, ma ci trovavamo subito d’accordo e uniti nel progetto».

Così è nato il progetto “Salt West” con l’intenzione di fare qualcosa di proprio e, soprattutto, di guardare oltre e, con il medesimo metodo che hanno applicato ai loro studi, andare a fondo delle cose per capire e conoscere.
«Con questo progetto – aggiunge Russo – volevamo anche costruire qualcosa che rimanesse per il nostro territorio che vive una situazione difficile, di abbandono dei vigneti e di spopolamento vinicolo».
La cosa bella, come raccontano i MW, è il lavoro che fanno insieme, dalla potatura, alla raccolta, personalmente e mettendoci le mani.

La prima annata presentata pochi giorni orsono è la 2023.
«Un Grillo che, al di là della varietà, vuole parlare di territorio – sottolinea Pietro Russo – quello che vogliamo promuovere è l’identità del luogo, dello Stagnone. Un vino fortemente legato a queste sensazioni marine, iodate, salmastre, che parla di erbe aromatiche, salicornia e porta in bocca una nota salata molto particolare».

Poco più di quattromila le bottiglie di Officina del Vento, così hanno chiamato il vino (4170 con precisione), frutto di un progetto di restituzione, che ha già coinvolto alcuni dei principali attori del marsalese, come i produttori Marco Fina di Cantine Fina con “Firma del Tempo Riserva 2023” e Francesco Li Mandri, di Francesco Intorcia Heritage con l’etichetta “Vignarara 2024”.
«Con gli stessi produttori stiamo lavorando ad un disciplinare che ancor più caratterizzi la produzione dello Stagnone. I prossimi passi saranno dedicati alla promozione enoturistica della zona, dove il volano è la viticoltura a favore dell’economia locale.
Crediamo valga davvero la pena, perché ci sono tutte le condizioni. Lavoriamo con entusiasmo, senza mai tirarci indietro» chiudono a tre voci Russo, Gorelli e Lonardi.
Andrea Radic