Ardre: fiume della Francia settentrionale affluente della Vesle, che si getta a sua volta nell’Aisne, che si getta a sua volta nell’Oise che confluisce nella Senna.

Sulle sue rive fu combattuta nel luglio del 1918 una violenta battaglia, alla quale partecipò, accanto alle armate francesi, il II Corpo d’armata italiano agli ordini del generale Albricci. Per gli italiani il fronte francese significò, in poco più di sei mesi, 5.000 caduti e oltre 4.000 feriti.

Oggi superate le poche case di Bligny si sale una collina sulla cui sommità troviamo il Cimitero Militare Italiano che impressiona per la sua grandezza. Al suo ingresso sventola la bandiera italiana, quella francese e quella d’Europa, all’interno un grande viale di cipressi e un piccolo tempio posto al centro di quattro sterminati campi di croci. Sul tempio la dedica: “Ai cinquemila soldati italiani morti in terra di Francia”.

Cimitero Militare Italiano

Già nel 2016 scrissi: “Situata a sud della città di Fismes, la valle dell’Ardre, con i suoi graziosi paesaggi collinari, è piena di vestigie dei tempi trascorsi. Le incantevoli chiese di Courville, Saint-Gilles, Poilly o di Crugny sono tra i monumenti della valle meritevoli di essere visitati ed ammirati per capire che siamo nella Champagne. In una Champagne diversa da quella patinata, meta di milioni di turisti”.

Il terroir

Siamo nella Champagne vera, quella dei contadini, abituati alle cadenze delle stagioni, quella delle cooperative dove ci si unisce per esprimere la propria individualità. Sembra un paradosso ma è proprio così.

Ardre. Non solo uva

Già l’Ardre, un piccolo fiume che nasce dalla Montagna di Reims, corre verso nord-ovest per poi confluire nella Veisle, il fiume navigabile di Reims. Tutto un sistema idrico che crea quel micro-clima importantissimo ed essenziale per la maturazione delle vigne.

In “quei serbatoi” d’uva che per alcuni secoli sono stati e continuano ad essere fonte di approvvigionamento per le Grandi Maison. Ricordiamoci che la Vallée de l’Ardre si trova sopra il 49° parallelo e mai come oggi c’è bisogno di frutti acidi per continuare la grande favola della produzione dello Champagne.

La Vallée de l’Ardre, Vallée de la Vesle e il distretto Tardenois, sono definiti nel loro insieme “Petite Montagne de Reims”, circa 2.500 ettari con terreni composti di argille, limo argilloso, sabbie silicee, marne calcaree.

Non troviamo solo vigne ma anche distese di cereali (grano, mais), patate, barbabietole.

La vallée vinicola

Ci troviamo tra il 49° e il 49,5° parallelo Nord. Il clima, di conseguenza è da considerarsi semi-oceanico: fresco, se non freddo, umido d’inverno, mite ma sempre umido d’estate. La maturazione complessa, lenta e talora tardiva rimane dunque un dono prezioso della natura, insostituibile nell’ottica della qualità.

Qui i tre vitigni, Pinot Noir, Chardonnay, Pinot Meunier, quest’ultimo in prevalenza, seguono la tradizione che li vogliono in assemblaggio per attenuare le asperità climatiche.

Tuttavia, da qualche anno si sta facendo spazio una moda che porta a vinificare un solo tipo d’uva e, nella Vallée de l’Ardre, il Pinot Meunier ne è il riferimento.

Il Pinot Meunier de l’Ardre

Sappiamo che un tempo la Champagne possedeva numerose varietà d’uva e la vinificazione prevalente era rivolta verso i vini rossi fermi, in concorrenza con la Borgogna.

Pochi sanno che si contavano un’ottantina di vitigni che, a seguito della meccanizzazione, industrializzazione e fillossera, le varie cultivar sono state scartate perché meno propizie. Oggi alcune di esse ritrovano spazio, in particolare in questa valle: Arbanne, Petit Meslier, Fromentau, Blanc Vrai.

La Champagne, con i suoi inizi incerti, il suo passato bellico, la complessità dei suoi climi, la sua “aura globale”, invidiata da tutto il mondo vitivinicolo e i suoi fiumi, come l’Ardre, ambasciatori di vino.

Urano Cupisti