L'ospitalità a Cabardès

Diario di viaggio in Languedoc, Roussillon, Loire (17/04/2018), giorno 3, pomeriggio: escursione in Cabardès, pranzi, cene e rapporti personali con il mondo enoico che mi circonda.

Nel frattempo, inizio a socializzare con i miei colleghi di assaggio, nei pasti condivisi e con sempre più numerose impressioni scambiate in degustazione dopo qualche iniziale ritrosia. E’ un gruppo quanto mai eterogeneo, proveniente sia da vari paesi d’Europa sia da oltre oceano, con qualche divagazione orientale.

Per il momento sono l’unico italiano presente, e pertanto vengo visto con una certa bonaria curiosità, nel senso che ci si aspetta che il sottoscritto incarni lo stereotipo dell’italico caciarolo, e le hostess dell’organizzazione sono piacevolmente stupite che mi presenti in orario alle partenze delle escursioni previste, ecc.

Mi vengono chieste informazioni sui trend dominanti del mercato e della produzione italiana, e grande è lo stupore quando comunico che l’immanente boom dei vini rosati è molto di là da venire. Il diseguale livello di conoscenza del vino da parte dei giornalisti e bloggers presenti si riflette nell’interesse e nella diligenza con cui essi si dedicano alle degustazioni.

Nelle campagne dell’appellation Cabardès

Di certo sono quello che prende più note; alcuni assaggiano al volo tutte le bottiglie, soffermandosi (anche scoprendo l’etichetta) solo su quelle che hanno gradito. Altri si fanno una decina di assaggi, poi decidono che per quel giorno ne hanno avuto abbastanza, e se ne vanno a visitare Carcassonne o addirittura a fare shopping (sic!), comunicandolo senza ritegno alcuno.

Anche durante le nostre escursioni in vigna nel Cabardès, mentre gentili produttrici spiegano sul campo vantaggi e finalità dell’inerbimento, alcuno strabuzza tanto d’occhi, interessato, non avendo mai sentito parlare di ciò. Ma tant’è: l’atmosfera e i contatti umani sono gradevolissimi, ma l’impressione è che a questo press tour sia presente qualcuno che con il vino non ha poi molto a che fare. Magari potranno decantare le attrattive del territorio e l’ospitalità di cui godiamo su qualche rivista o sito web dedicato ai viaggi, non so dire.

La degustazione

Peraltro in generale l’organizzazione è più o meno ottima. I criteri sono diversi da quelli sperimentati nelle Anteprime delle denominazioni italiane, specie toscane. Innanzitutto i vini non sono serviti al tavolo dai sommelier e come già accennato non si degusta seduti, bensì si applica la formula del table de decouverte, ovvero un tavolo dove TUTTI i vini sono disponibili (rigorosamente bendati) e ognuno pesca ciò che meglio crede: ciò è ovviamente possibile solo con un numero limitato di giornalisti invitati, che altrimenti la confusione sarebbe generale.

Inoltre, negli eventi nostrani i produttori sono pressoché sempre continuamente disponibili per un confronto di cui tutti, chi più e chi meno, finiscono per approfittare; Oltralpe invece li incontriamo solo durante i pasti, concepiti come ineludibili momenti conviviali di approfondimento, o nelle escursioni organizzate, alle quali gli accreditati si iscrivono in base alle loro preferenze e ovviamente alla disponibilità di posti.

A tavola

Siamo in effetti viziati poiché i nostri pranzi si svolgono nel ristorante stellato dell’hotel che ci ospita, in piacevole conversazione con i vignerons delle più varie denominazioni cui l’organizzazione diligentemente ci accoppia. Il menu è fisso, deciso forse più per mostrare l’abilità dello chef che non in base a criteri di abbinamento cibo-vino vista la varietà di ciò che si beve (sono rimasto comunque stupito dalla latitanza della locale specialità del cassoulet, anche se non è che sia esattamente leggerissima…).

Menu

C’è chi si è lamentato dell’impossibilità di consumare un pasto in modalità detox, come l’abbondante buffet degli eventi nostrani consente, largheggiando in verdure e resistendo alla tentazione degli assiette de fromage. A tavola, al netto delle difficoltà linguistiche, etichetta vuole che si assaggino TUTTI i vini disponibili di TUTTI i produttori seduti in nostra compagnia, e che si venga edotti delle più minute caratteristiche di ogni vino e appellation e azienda: cosicché il tour de force degustativo è ben lungi dal trovare riposo.

A cena tanto meno: ad esempio, il giorno 16, dopo una giornata passata a degustare industriosamente un centinaio di vini IN PIEDI per motivi logistici, l’organizzazione ha proposto un gustoso e abbondante buffet IN PIEDI, condito di ulteriore banco di assaggio con una quindicina di aziende convenute per l’occasione, in un salone vetrato dall’elegante boiserie agée con vista sul tramonto, invero un poco angusto per la quantità dei presenti.

L’occasione di confrontarsi con i produttori è interessante a prescindere, purtroppo doverlo fare in uno spazio ristretto e rumoroso ha un poco frustrato il mio entusiasmo, e mi vergogno a dire che ho abbandonato il mio fidato block notes solo dopo qualche assaggio. La serata è trascorsa per altro piacevolmente, e mi hanno colpito alcune etichette delle quali darò conto.

Cabardès

Questa piacevole ma faticosa routine si è interrotta il pomeriggio del giorno 17 con la prima delle escursioni previste, nella AOP Cabardès, il cui territorio abbiamo raggiunto con un veloce trasferimento in bus. La giornata era cristallina, e consentiva di ammirare in distanza (a più di 100 Km! e in due direzioni diverse!) le possenti vette innevate dei lontani Pirenei, in un incanto visivo cui le mie foto non rendono adeguatamente giustizia.

Pirenei e vigne

Della denominazione ho già detto: influsso dell’aria atlantica, gradiente termico causa la vicinanza (non più di 10 Km) dell’erto anche se non altissimo Massiccio Centrale, presenza dei vitigni bordolesi. Il tempo soleggiato ha reso più gradevole la passeggiata in vigna, dove gentili vigneronne (il tour era tutto al femminile) ci hanno raccontato la loro propensione alla viticoltura biologica e sostenibile e le virtù dell’inerbimento dai filari, il che tra gli astanti ha suscitato reazioni oscillanti tra la noia del “già sentito” cortesemente dissimulata, e vero e proprio ammirato stupore.

Le vigneronne di Cabardès

L’escursione (un mini trekking sulle dolci ondulazioni coperte di garrigue) ci ha condotto fino a un vicino villaggio, ove una minuscola chiesetta conserva preziose decorazioni pittoriche sulla antica struttura lignea. Qui, su un’ariosa terrazza panoramica con vista su una profonda forra coperta di vegetazione, abbiamo trovato ad accoglierci un esempio della locale ospitalità, nella forma di un invitante assortimento di formaggi e charcuterie cui il recente lauto pranzo non ci ha impedito di fare onore.

Vini di Cabardès

I vini, ordinati, fruttati, non particolarmente profondi ma succosi, si sono ben abbinati alle leccornie a disposizione, con menzione speciale per alcuni rosati di non banale presenza gustativa e bevibilità. Al ritorno in albergo, un altro buffet ci attendeva…

Riccardo Margheri