Il Consorzio Vino Chianti afferma la sua presenza in Cina partecipando alla grande fiera di settore “Interwine”, a Canton dal 18 al 20 maggio.

A Canton ci saranno  56 aziende toscane con oltre 60 etichette, in uno stand di più di 100 metri quadri: ecco i numeri di una partecipazione importante su un mercato che richiede sempre un’attenzione particolare.

Una vetrina internazionale unica, che richiama due volte l’anno più di 50mila visitatori internazionali, tutti operatori del settore come buyers, importatori e sommelier. Saranno 52 i paesi rappresentati tra gli stand distribuiti in uno spazio di 50mila metri quadrati. Un’occasione imperdibile per rafforzare rapporti commerciali e costruirne di nuovi.

“La nostra presenza in Cina arriva in un momento d’oro per l’export italiano – spiega Giovanni Busi, presidente del consorzio Vino Chianti – Abbiamo conquistato una quota di mercato pari al 7% che ci garantisce il quarto posto nella classifica dei top importer cinesi”.

A rovinare questo clima di ottimismo c’è però il ritardo che si sta accumulando a livello europeo sui fondi Ocm (Organizzazione Comune Mercato vitivinicolo) relativi alla promozione. “Ad oggi non è stato ancora emanato il decreto di attuazione – continua Busi – rischiando così di compromettere seriamente l’attività promozionale autunnale che come sempre è diretta verso i paesi asiatici, come Cina e Giappone”.

Un allarme sul fronte promozione all’estero è stato già lanciato dal Consorzio in merito all’esclusione dai programmi europei per i prossimi 5 anni a causa di un’interpretazione di una norma – richiesta dalla Spagna  – che ha generato il panico. Nello specifico,  nella programmazione 2018-2023 i produttori vinicoli europei non potranno accedere ai programmi di promozione in quei paesi dove si sono svolte attività da 5 anni.

“Un disastro per il made in Italy – dichiara il presidente Busi – Tutto il lavoro fatto fino ad oggi, gli investimenti e le energie spese, verrebbero vanificati. Se passasse  questa interpretazione i danni alle imprese e al sistema paese sarebbero incalcolabili. La promozione è un progetto di lungo periodo, che va ben oltre i 5 anni e, ne caso della Cine, ne servono almeno 10. Noi andiamo avanti facendo sentire la nostra voce, ma chiediamo l’intervento della politica affinché il nostro allarme non resti inascoltato e non ci si ritrovi a dover contare i danni di un disastro annunciato”.