Champagne, cultura della distinzione. È una delle motivazioni dei miei viaggi e non è una mia citazione, ma bensì di Roland de Calonne, ex direttore generale della Maison Ruinart. Come dargli torto.

Rimane da anni a questa parte una delle motivazioni dei miei viaggi in questo mondo fragile ribattezzato da Samuel Cogliati “il sogno fragile”.

Cultura della distinzione. Quest’anno rivolta a due zone per me inesplorate, studiate solo nei libri, mai calpestate, osservate da vicino, in quell’eco-sistema così diverso dalle descrizioni, da far venire i brividi nel guardarle attentamente. E poi ritornare in altre zone per registrare le evoluzioni nel tempo e riassaporare quei momenti delle prime esplorazioni.

Infine far visita al vigneron con il quale intrattengo da anni una amicizia vera dove ho “imparato” l’arte del preparare i Vin Clair, la pressatura tradizionale eseguita in due tempi, la cuvée o serree la taille (a volte anche la deuxième taille), per arrivare alla rebêche.

Cultura della distinzione. Raffinatezza e concezione delle vita. La mia assidua scoperta dell’anima nascosta in una bottiglia di champagne, entrare nella sua intimità, graziarsi del suo fine perlage e capire l’arte delle cuvée che il buon Dom Perignon mise in atto dopo i suoi studi su i testi lasciati dai suoi confratelli del sud-ovest della Francia (intorno al XIII – XIV secolo).

Michel Marcoul

Cultura della distinzione. Côte de Sézanne. Prima meta in questo ottobre “un po’ caldino”, con temperature che hanno sfiorato i 28° nelle ore maggiormente assolate. La particolare area scelta è stata quella del Comune di Barbanne-Fayel a una manciata di chilometri da Sézanne. Il Recoltant visitato: Michel Marcoult.

Suoli essenzialmente argillosi e limosi, ricchi di storia perché pare proprio che in questa area, si parla di 60 milioni di anni fa, siano state rinvenute foglie (fossili) della vite. Arrivato all’origine di tutto ad “ubriacarmi di vigneti all’infinito” su di un territorio ondulato delimitato da altri tipi di colture come patate, barbabietole, mais. Presenti i tre vitigni che ricoprono la Champagne per il 95%: Chardonnay (in larghissima presenza), il Pinot noir e il Pinot Meunier (in nettissima minoranza).

Cultura della distinzione. Ritorno nel Montgueux, piccola enclave posta su di una collina al centro della Regione Champagne, limitrofa alla città di Troyes, il centro più importante dell’Aube anche se posizionata all’estremità nord di questa grande area.

Il Montgueux ribattezzato da alcuni come il Montrachet della Champagne, ad indicare la sua vocazione “bianchista”(chardonnay) e all’alta qualità delle sue uve. Questa volta, per il “ripasso”, ho scelto la Recoltant Hélène Beaugrand con i suoi eccellenti champagne degni di accurate degustazioni. Questa donna del Vino attualmente è alla presidenza delle Fa’ Bulleuse de Champagne, le Femmes de Vin, una associazione che riunisce le Maison al femminile presenti su tutto il territorio della Regione Champagne, da nord a sud, da ovest ad est .

Cultura della distinzione. Romery, un piccolissimo comune compreso tra i Comuni fleuris, posto sul confine ovest della Montagne de Reims, in una vallée ad anfiteatro sulla destra della Grande Marne, confinante a Nord con la Vallée del fiume Aisne (quello che bagna Reims).

Una vallée, quella di Romery, del tutto particolare con la presenza dei tre vitigni (Chardonnay, Pinot Noir, Pinot Meunier) a marcare in parti più o meno uguali il territorio e a dar vita a prodotti di particolare eleganza. La Maison visitata, uno speciale ritorno, è stata quella della Famiglia Tribaut Schloesser, quest’ultimo cognome a ricordare l’origine lussemburghese. Négociant Manipulant con vigneti nella Montagne de Reims, in particolare ad Ay.

Cultura della distinzione. Charly-sur-Marne, Comune di frontiera a solo 65 chilometri dal centro di Parigi. Ci troviamo nell’estremità ovest della Champagne là dove terminano i vigneti della Grande Vallée della Marne. Una scoperta incantevole in quel mare di vitigni che accompagna il visitatore che percorre il lungo fiume da Épernay a Charly.

È il mondo del Pinot Meunier impreziosito da piccoli vigneti di chardonnay e Pinot Noir che ne esaltano la qualità. Maison visitata Charpentier, piccola-media realtà predisposta,nella sua struttura, a divenire in breve tempo, una realtà dai grandi numeri. Ha la stoffa del puledro di razza.

Chiesetta tra le vigne a Courcout

Cultura della distinzione. Diogène Tissier, négociant manipulant della Côte-Sud d’Épernay, l’amico da molti anni, sempre visitato per scoprire tutti i suoi segreti. Terreni gessosi, argillosi e limosi. La maison posta a Courtcourt, in mezza collina che guarda la Marne e la Montagne de Reims, con quella chiesetta tra le vigne ormai diventata la foto cult della champagne.

Cultura della distinzione. Non potevano mancare due visite ad altrettante Maison che occupano l’Olimpo della produzione della Champagne. Quest’anno due visite molto diverse tra loro anche se unite dal fantastico mondo sotterraneo di gallerie scavate nel gesso: Maison Jacquesson e De Castellane.

Maison Jacquesson

La prima nel paesino di Ay con i suoi splendidi champagne contrassegnati da numeri che hanno del “mistero”. La seconda, la più antica di Épernay, con la sua torre che ne è diventata simbolo cittadino, oggi di proprietà della Laurent Perrier, con la collezione antica di etichette fatte a mano, veri gioielli unici.

Cuiltura della distinzione. Qualcuno recentemente si è espresso in questi termini: ”Se da molti anni mi interesso con così tanta passione allo champagne e a ciò che lo rende unico è innanzi tutto per questa idea di distinzione”. (Samuel Cogliati)

Concludo questo breve racconto vissuto, con le parole di un anonimo del secolo scorso: “La distinzione è il riflesso della bellezza dell’anima su tutto ciò che la circonda. Non si acquisisce, né si può cedere; non appartiene alla nascita, né al ceto, né al patrimonio”. Chapeau!!!

“Quando un qualsiasi uomo diventa aristocratico? L’istante tra il quindicesimo e sedicesimo sorso di champagne.” (Amélie Nothomb).

Urano Cupisti