Roland Velich, “Herr Blaufränkisch”

“A volte bisogna avere il coraggio e la voglia di esplorare nuovi orizzonti enologici andando a scoprire prodotti di paesi che non rientrano nelle scelte abituali”.

Ricordo di aver letto da qualche parte questo pensiero tanto da trascriverlo nei miei appunti quando ho iniziato, recentemente, il viaggio in Austria, nel Burgenland, alla ricerca dei vitigni autoctoni a bacca nera coltivati da secoli là in quelle terre che furono domini Romani chiamate Pannonia e Noricum.

Pochi conoscono il Neusiedlersee, il lago che non ha fiumi ne immissari ne emissari, alimentato da sorgenti proprie, patrimonio dell’Unesco, per noi appassionati di viniviticoltura vera ricchezza di tradizioni enoiche lungo le sue rive.

Nel mio peregrinare tra paesini fioriti, ordinati dove tutte le cose sono al loro posto, dove difficile è trovare una cartina per terra, dai nomi come Illmitz, Gols, Purbach, Oggau, Rust (il paese delle cicogne), Morbisch, mi sono trovato all’estremo sud, vicinissimo al confine con l’Ungheria, in Pannonia, a Lutzmannsburg. Piccolo paesino di poco più di 800 anime, ai piedi di una zona collinare vitata dove ha sede una cantina speciale: Cantina Moric che, secondo il mitico Robert Parker, è entrata a pieno titolo nella hit parade delle cantine produttrici di uno dei più importanti vini rossi del mondo: il Blaufränkisch.

Ero atteso da Roland Velich, proprietario e vera anima della Cantina. Un vissuto “strano” quello di Roland. Figlio di viticoltori, dopo gli studi abbandona i campi per girovagare nel mondo. Mestieri diversi (anche croupier nei Casinò) si riavvicina al mondo della viticoltura agli inizi degli anni 2000. E quella volta fece sul serio.

Pensò di dedicarsi anima e corpo al vino con un unico obiettivo: produrre qualcosa di speciale nelle sue terre che si distinguesse dalla tradizione.

“Quali sono i rossi più importanti al mondo? Barolo, Borgogna, Côte du Rhône”.

Prese vita il “progetto Moric”, ovvero produrre Vino rosso da un autoctono amato da Roland: il Blaufränkisch.

Vigne vecchie che oggi arrivano a cent’anni, allevate con una conduzione agricola biologica (il vicino lago lo permette), su terreni ricchi d’ardesia, argilla e calcare. Insomma l’ideale per una produzione di eccellenze.

Risultato? Eleganza e finezza, al tempo stesso forza, tannicità ,complessità e mineralità data dall’area vulcanica.

Questi i campioni assaggiati con Roland, seduti sulle piccole botti, al lume di candela, nella cantina dai suadenti profumi dei vini:

Campione di botte 2016. Blaufränkisch 100%. Già presente l’opulenta ricchezza speziata, cremosa. Ottima annata nel Burgenland. Ottimo, voto 89/100

Campione di botte Riserva 2015. Blaufränkisch 100%. Tannini serrati, vino che mostra carattere nel suo lungo affinamento. Un po’ cupo, gli serve ancora permanenza in botte e anche in bottiglia. Ottimo, voto 89/100

Campione di botte “Alte Reben” 2015. Blaufränkisch 100%. Mostra in anticipo la sua avvolgente sensazione di gradevolezza sublime. Annata spettacolare, vino sicuramente eccelso. Eccellente, voto 91/100

Lutzmannsburg 2011. Blaufränkisch 100%. Dal colore capisci il vino che hai nel calice. Morbidezze che avvolgono il bevante. Naso avvolgente e palato che ti ricorda l’intuito, la lungimiranza di scelte stilistiche per “un dibattito aperto più che mai”. Eccellente, voto 94/100

Moric Alte Reben 2006. Blaufränkisch 100%. Questa vigna collinare degrada verso l’Ungheria, il Lago Balaton distante circa 60Km. La “caldera vulcanica” trasmette mineralità diffusa. Stoffa raffinata e distinta, aggraziata. Si capisce il giudizio di Parker riferitosi a questa annata. Eccellente, voto 95/100

Roland Velich merita la sua ormai consolidata fama. Merita di appartenere ai vignaioli produttori di Rosso d’Eccellenza. Merita l’appellativo di “Herr Blaufränkisch”.

Urano Cupisti