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Walter De Battè. Dionisiaco, eretico, eremita

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Insieme a Walter (il primo da destra) e gli amici di sempre

Alcuni scrivono De Battè o De Batte’. Chiamami  semplicemente Walter.

 “Prima Terra dove il vino si fa racconto Mediterraneo.
Coltiviamo la vite: dove la Liguria va a scemare nel sorgere delle Alpi Apuane di fronte al mare
Tra le Cinque Terre e la Versilia, dove vi sono esaltati uomini e vitigni, nel creare in borghi sospesi vini dall’anima di pietra.
Dai luoghi dell’impossibile alla possibilità del Vino.
Il lavoro fatto da oltre un millennio ciò che [prima] TERRA vuol continuare a fare
Su queste terre, la via del vino è la via della memoria.
Vino come rappresentazione: uomo, vitigno e territorio si compenetrano in una coreagrafia unica messa in scena nel palcoscenico del bicchiere.
La rappresentazione Dionisiaca, procede dal vino al teatro sulla via del mito Vino come viaggio mediterraneo, unito, teatro, l’andare a ritroso nel tempo per coniugare il futuro del territorio.
Siamo Donne e Uomini coi loro appunti di viaggio nel bagaglio della memoria ancora e sempre disposti a raccontare il nostro messaggio in bottiglia”. Walter De Battè.

De Battè. Il golfo della Spezia visto da Campiglia

In visita a Walter De Battè

Campiglia è un borgo, il più in alto del Comune della Spezia, situato a circa 400 metri s.l.m. sul crinale collinare che racchiude a occidente il golfo spezzino. Prossimo al territorio facente parte del Parco Nazionale delle Cinque Terre, offre scorci panoramici che si spingono oltre la zona orientale del golfo, fino alle Alpi Apuane e alla Versilia. Ci si arriva percorrendo una strada di montagna, stretta e tortuosa, che termina nella piazzetta del paese. Fine!

Ma cosa ci facevo a Campiglia in un radioso pomeriggio dell’ottobre scorso? Ero atteso da un produttore di vino e di paesaggio, Walter De Battè, che ha scelto Campiglia come sede della sua cantina.

Arrivando immaginavo di trovare un’azienda con i vigneti che circondano la cantina a rappresentare antiche tradizioni perpetrate nel tempo. Niente di tutto questo.

La cantina come un eremo, lontana da tutto e da tutti, dove vinificare in “raccoglimento” e lasciar affinare i propri vini nel silenzio rotto solo dal suono delle campane dell’antica chiesetta del borgo.

Ricavata all’interno di una casa di pietra dove Walter accoglie coloro che “sanno di vino”.

L’ho incontrato, presentato da  due suoi “veri amici fidati”: Silvano e Giampaolo (al secolo Silvano Zaccone e Giampaolo Barrani, rispettivamente segretario e fiduciario della Condotta Slow Food Cinque Terre-Val di Vara).

De Battè. La cantina di pietra

Ex marinaio che, a un certo momento della sua vita, nei primi anni del nuovo secolo, decise di tornare a Manarola, una delle Cinque Terre e seguire le orme paterne, dedicandosi alla coltivazione di vigne.

Viticoltura eroica e voglia di raccontare, con i suoi vini, quel territorio impervio, a terrazzamenti. Non solo.

Parlare di filosofia di vita e dare un senso alle sue scelte.

“Rimando il mio essere Dionisiaco alla filosofia di Nietzsche, all’atteggiamento dello spirito per cui la doppia manifestazione del distruggere e del creare viene giustificata come saggezza vitale, tragico-estetica “.

Ed a quel punto si è acceso il dibattito su morte e vita, sul ciclo annuale della vite e la ricerca spasmodica dello spirito ellenico nella sua forma armonica, luminosa. E capisci il suo essere Dionisiaco, Eretico, Eremita.

Ecco cosa ci facevo a Campiglia in quel radioso pomeriggio dell’ottobre scorso. È qui a Campiglia che si è svelato il mistero di questo personaggio mitico.

Mi parla del progetto [prima] Terra, la sfida intrapresa con Pierfrancesco Donati, affascinato da sempre dal vino, Riccardo Canesi, studioso del territorio, e dalla coppia di appassionati del vino ligure  Eugenio Bordoni e Catherina Unger. Vigneti che si estendono dalle Alpi Apuane fino oltre Monterosso estremo nord delle Cinque Terre, a Bonassola, per un totale di 6 ettari e una produzione che si attesta su 13-15mila bottiglie l’anno.

De Battè. Interni

“I vini che nascono come [prima] Terra vogliono rispettare il territorio da cui provengono dove domina la macchia mediterranea. In cantina la preparazione dei mosti seguono la “fede” delle lunghe macerazioni sulle bucce, in particolare per i bianchi. [prima] Terra ovvero il Bianco Mediterraneo. Al Nord fanno bianco da bianco, [prima] Terra  bianco da rosso, ossia non rinunciando al sole, alle bucce, alla materia regalata da condizioni molto più favorevoli”.

L’assaggio

E i suoi vini mi hanno accompagnato nel SUBLIME.

– Vino Rosato 2019 da Sangiovese, Canaiolo, Ciliegiolo, Merlot. Metodo del salasso. Interessante. L’ho definito un vino rosso “a scendere”. Diverso, unico. Ottimo, voto 88/100;

– Carlaz 2019.  Note aziendali. Soprannome di Carlo Andrea Fabbricotti, carrarese del XIX secolo, creatore della Tenuta Agricola di Marinella, nel Comune di Sarzana. Vermentino di Luni 100%. Uva proveniente dai vigneti dell’Alta Valle del fiume Magra e dalle colline carraresi. Hanno macerato nel mosto di fermentazione per circa 96 ore con varie follature in vasche inox. Fermentazione in tonneaux da 550 lt con un passaggio che dura 9 mesi sui propri lieviti. Imbottigliato dopo un anno dalla vendemmia. Stazionamento di circa 6-8 mesi prima della vendita. Titolo 13,5%.

Le mie considerazioni. Ricorda certi vini di Valentini… Colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Il naso gioca su una complessità aromatica e speziata data da frutta gialla, erbe aromatiche e balsamiche. Al palato fresco (acidità e sapidità), intenso supportato da un corpo pieno ed equilibrato. Eccellente, voto 90/100;

–  Saladero Vino Bianco. Note Aziendali. Viene prodotto dall’assemblaggio di due differenti annate (2019-2020) con macerazione sulle bucce di 8 giorni e affinamento in vasche aperte e chiuse per esaltare le note minerali e salate. Vino fatto come una volta con metodi artigianali.

Vitigni: uve bianche locali come Vermentino, Bosco, Albarola. Vigneto, alcune con piante di oltre 80 anni, posizionato in località Montaretto (400 mt. a picco sul mare, sopra il centro costiero di Bonassola, fuori dal Parco delle Cinque Terre), verso Levanto. Titolo 14.00%. Vinificazione: Fermentazione con lieviti indigeni in acciaio e macerazione sulle bucce per 8 giorni. Senza filtrazioni. Vino da bere subito, ma può evolvere bene per oltre 5 anni  se tenuto a riposare in cantina.

Le mie considerazioni. Quel tocco di fumé… Da subito emozionante, vera e propria spremuta di mare e dolcezze. Il nome del vino è ispirato ai luoghi d’infanzia di Walter, quando assisteva alla salagione delle acciughe. Il bianco “Saladero” si è presentato nel calice con un ammaliante colore dorato con riflessi ambrati.

Al naso richiami inebrianti alla pesca matura, alla macchia mediterranea, alla scorze d’agrume e al miele d’acacia. Al palato una sapidità ben presente, morbido, vellutato, direi elegante con una lunga persistenza. Un vino d’amare. Per favore non chiamatelo genericamente “vino bianco delle Cinque Terre”!  Eccellente, voto 92/100;

I capolavori di Walter De Battè

– Harmoge 2018. Note aziendali. Il nome: Armonia (latino arcaico). Vitigni: Vermentino in maggioranza proveniente dai vigneti della Val di Magra, Bosco e Albarola provenienti da vigneti sopra Manarola (Cinque Terre). Sei giorni di macerazione poi 50% in legno e 50% in inox per un anno per affinare nuovamente in inox. Titolo 13,5%.

Le mie considerazioni. Eccellente è dir poco!  L’originalità di Walter sta nel voler coniugare la mediterraneità. Ecco una sapiente riprova nel non volere limitare il prodotto alle sole Cinque Terre e misurarsi nell’ovvietà. Va oltre.  Vino dedicato alla leggenda del vino di Edoardo Valentini. Colore: Giallo dorato con luminosi riflessi ambrati.

Al naso ampio, delicato, complesso. Frutta candita, erbe aromatiche, pietra focaia e salsedine. Al palato fresco e avvolgente, in chiusura prevale la mineralità e il leggero astringente tannino proveniente dalla lunga macerazione. Un tuffo nel mare (d’inverno quando, nei giorni infrasettimanali, le Cinque Terre appartengono ai loro abitanti). Se poi non si fosse tentati di berlo subito e magari saperlo attendere… Eccellente, voto 92/100;

– Çericò 2016.  Note aziendali. Il nome: Luogo dei Cerri. Grenaccia 85% e Syrah 15%. Da un vigneto di Riomaggiore posto ad una altezza di 500 mt.s.l.m. immerso in un fitto bosco di cerri con sottobosco di arbusti mediterranei. Macerazione lunga di ben 21 giorni in vasche inox. Separato dalle vinacce passato per un anno in tonneaux da 550 lt per poi affinare ulteriormente in inox. Titolo 13,5%

Le mie considerazioni. Quella Grenaccia che nel territorio delle Cinque Terre è diventata nel tempo autoctona ovvero vitigno locale. Un Rosso di Mare! I ricordi mediterranei di Walter: Catalogna, Languedoc, Provence, la Corse e la Sardegna. I suoi vitigni principi: Syrah e Grenache Noir (Garnaccia, Cannonau e Grenaccia, alla ligure). Un rosso di forte complessità e ricchezza aromatica. Essere di fronte ad un quadro della sua terra.  All’aspetto visivo mostra un colore sui toni del rubino profondo.

Olfatto Intenso, ricco e fruttato, con sentori di frutta rossa matura, ciliegie, humus ed erbe balsamiche per finire negli speziati. Al palato morbido, caldo, avvolgente, strutturato e complesso, con trama tannica fitta. Chiusura ricordando le note olfattive. Eccellente, voto 91/100.

La mia esclamazione alla fine della degustazione? Vini non per caso!

Walter De Battè racconta nei calici storie diverse da quelle a cui siamo abituati. Circa tre ore di chiacchiere dove, insieme ai suoi amici di sempre, sono usciti fuori aneddoti, spaccati di vita quotidiana di quelle parti, citazioni filosofiche non banali e il racconto del suo modo di fare vino. Walter De Battè, il dionisiaco eretico e, sotto certi aspetti, eremita.  Chapeau!

 Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 23 ottobre 2021

Azienda Walter De Battè
Via Pecunia, 168
19017 Riomaggiore (SP)
Cantina in località Campiglia. Comune della Spezia.
Cell: 348/6100365

Email: viniprimaterra@gmail.com

Sito ufficiale: www.primaterra.it