In un panorama vitivinicolo dominato da grandi nomi e mercati globali, c’è un’Italia del vino che resiste in silenzio, fatta di produttori appassionati e vitigni salvati dall’oblio.
È l’Italia dei “Vini e Vitigni Rari”, protagonisti di una degustazione dedicata alla biodiversità e alla riscoperta delle origini, promossa da Wine Tasting PR, in una degustazione a Milano in Vineria di Via Stradella.
Un percorso che celebra le “rarità” nel senso più autentico del termine: non solo vini rari per quantità, ma anche per storia, identità e territorio.
Oriolo dei Fichi e la rinascita del Famoso
Prima tappa in Romagna, tra le colline di Oriolo dei Fichi, dove l’azienda La Sabbiona di Mauro Altini custodisce vitigni autoctoni come Centesimino e Famoso.
Proprio il Famoso, un’uva aromatica dal destino incerto, è stata salvata dall’estinzione grazie alle ricerche condotte nei terreni dell’azienda: iscritta nel Registro Nazionale solo nel 2009, oggi regala vini eleganti e intensi, con note di frutta matura e fiori bianchi.
L’azienda lo produce sia in versione ferma con VIP che in versione spumantizzata, con il metodo charmat DIVO.
«A Oriolo c’è sostanza», racconta Altini, che ha fatto della sua azienda agricola e agriturismo un laboratorio di biodiversità e ospitalità romagnola.
Accanto al Famoso, La Sabbiona valorizza il Centesimino DOC Oriolo, vitigno riscoperto negli anni ’40 e oggi coltivato su appena quattro ettari. Nato dall’incrocio naturale tra Sangiovese e Moscato Violetto, unisce struttura, freschezza e una sorprendente capacità di invecchiamento, fino alla raffinata versione passita.

Cinque Terre: i custodi del Bosco
Dalla Romagna alla Liguria, la degustazione prosegue a Volastra, frazione di Riomaggiore, dove la Cantina Capellini mantiene viva una tradizione di sette generazioni.
Tra le terrazze affacciate sul mare, Luciano, Mirco e Laura Capellini coltivano con fatica e amore i vigneti eroici delle Cinque Terre. Oggi in tutta l’area si coltivano poco più di 100 ettari, un numero impressionante rispetto ai 1.400 di un secolo fa.
Il loro Cinque Terre DOP, prodotto da uve Bosco, Albarola e Vermentino, è l’emblema di un territorio unico, dove ogni filare strappato alla roccia è un atto di resistenza culturale.
Accanto, il curioso Menestrun d’Ua, rosso vivace ottenuto da un mix di uve autoctone (50% Sangiovese, Pollera Nera, Tettavacca, Vermentino Nero, Canaiolo e Merlot). «Il vino come si faceva una volta» lo descrive Laura Capellini, un vino che racconta la tradizione contadina ligure in chiave moderna.
Le Pignole: i passiti segreti dei Colli Berici
Il viaggio si conclude in Veneto, tra le colline di Brendola, nel cuore dei Colli Berici, dove la Cantina Le Pignole sperimenta una viticoltura identitaria su suoli di origine calcarea e vulcanica.
Qui nascono due vini rari e sorprendenti: il Nuevo 2017, passito secco da Garganega, e il Vivimi 2016, passito rosso secco da Tai Rosso, vitigno elegante e delicato spesso paragonato al Pinot Nero.
Entrambi raccontano una visione moderna del passito, riportano un residuo zuccherino quasi pari a zero.
Nella serata, come sempre nel format Wine Tasting PR, si sono assaggiate anche due bottiglie alla cieca.
Gli ospiti sono rimasti sbalorditi nell’assaggio di: Creorosso 2015 da uve Tai e Rosso del Buiello 2011 da uve Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot. Entrambi dell’azienda Le Pignole.
Il tempo per loro ne è diventato il migliore narratore, il colore ancora vivido, un frutto ancora percepibile, entrambi intriganti, affascinanti, indubbiamente due vini da collezione!
Un patrimonio da riscoprire
“Vini e Vitigni Rari” è più di una degustazione: è un atto d’amore verso la diversità e la sperimentazione di qualità del vino italiano.
Un progetto che unisce territori lontani – Romagna, Liguria, Veneto – sotto un’unica visione: quella di un’Italia vitivinicola che non smette di innovare e di crederci, partendo dalle proprie radici.
Alice Romiti



















