L’alta qualità di un vino si misura anche, e soprattutto, dalla degustazione verticale di più annate: il riconoscimento di un filo conduttore dal punto di vista organolettico e gustativo e la capacità di lettura e traduzione delle caratteristiche peculiari di ciascuna annata sono sintomi del carattere e della individualità del prodotto, capace di colpire l’assaggiatore.

Questo è emerso con l’affascinante verticale del Castello del Terriccio svoltasi nell’ambito di MareDiVino, la grande manifestazione di promozione dei vini della Costa degli Etruschi, organizzata da FISAR (Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori) e Slow Food Livorno.

Si è trattato della prima volta, al di fuori delle mura aziendali, per il fratello di pari grado del famoso, e primogenito, Lupicaia: una verticale che, sia pure non profonda per la recente “nascita” del vino, ha fatto emergere le caratteristiche peculiari di un grande prodotto.

Ha introdotto l’azienda ed il vino il Dott. Nicola Vaglini, enologo aziendale, e la degustazione è stata condotta dall’attenta e puntuale guida di Fabio Pracchia, Caporedattore di Slow Wine e coordinatore della Guida omonima per la Toscana. Il vino, chiamato come l’azienda stessa “Castello del Terriccio”, è nato con l’annata 2000, dalla volontà del titolare, Gian Annibale Rossi di Medelana, di realizzare un prodotto capace di recepire e trasmettere i caratteri del clima mediterraneo con i suoi intriganti profumi, il suo calore suadente e la sua salinità: un vino che parlasse di mare e di macchia mediterranea, di sole e di iodio. Vennero individuati i vitigni adatti: innanzitutto il Syrah della Côte du Rhône, amante del caldo e portatore della balsamicità mediterranea; e poi il Petit Verdot che, tra i ceppi di Bordeaux, è quello che più sa fornire acidità e frutto al vino. Non si tratta di cru, come nel caso del Lupicaia che deriva da un vigneto su un’unica collina, ma di una selezione rigorosa delle uve dai 60 ettari aziendali. Il vino è prodotto con il 50% di Syrah, 25% di Petit Verdot e, per il resto, con altri vitigni presenti nei terreni aziendali (Cabernet Sauvignon in particolare).

Dopo la fermentazione, sotto la supervisione del consulente enologo Carlo Ferrini, il vino si affina per 18-20 mesi in tonneaux di legno, che hanno sostituito le barriques dall’annata 2007, conferendo maggior eleganza. Dall’assaggio delle sei annate proposte in assaggio è emersa la presenza costante di sentori balsamici freschi, primo fra i tanti l’eucalipto, che segna un po’ tutti i grandi vini dell’azienda; frutti neri in abbondanza, macchia mediterranea e spezie orientali si modulano a seconda dell’annata, ma accompagnano un po’ tutti i bicchieri. Colpisce poi la perfetta estrazione dei tannini: anche in annate più calde, si tratta di tannini dolci, spesso setosi, vellutati, ad accarezzare il palato, con equilibrio gustativo ed integrazione delle componenti sempre notevoli.

2008 Naso elegante con spezie, note mediterranee, frutto nero, legno ben integrato; in bocca è composto, molto morbido all’attacco, ma subito fresco, con lunga sapidità e ritorni balsamici freschi intensi.

2007 All’olfatto è complesso, con sentori balsamici, cioccolato, liquirizia, pepe; in bocca ha molto succo e freschezza, con leggero amaro finale ma ottima corrispondenza gusto-olfattiva.

2006 Al naso è ancora poco espresso, contratto, molto balsamico, con china, rabarbaro ed eucalipto in evidenza; ha grande progressione al palato, tannino molto fine e ben presente, elevata salivazione. Ancora giovane, da attendere, definito “austero” da Fabio Pracchia, colpisce per l’eccezionale equilibrio potenziale, con finale molto lungo e pulitissimo.

2005 Più semplice degli altri, è decisamente balsamico; in bocca il tannino è appena secco, manca un po’ di struttura, con emersione di un leggero calore alcolico finale.

2004 Naso ancora fresco, mentolato, con eucalipto, macchia mediterranea, frutti piccoli neri eleganti, cenni minerali (grafite); colpisce la profondità, ha tannino di grana finissima, perfettamente risolto, con grande tensione ed eccellente equilibrio.

2003 Leggera evoluzione iniziale, poi pepe bianco intrigante e frutti neri maturi; in bocca non cede all’annata, c’è freschezza, soprattutto l’alcol è perfettamente integrato, soltanto il tannino è appena asciutto, ma l’equilibrio e la bevibilità restano notevoli.