Nessun marcamento viticolo del luogo; serve una ricerca territorio-microclima-vitigno diverso per emergere

Ė il fiume Orcia che presta il nome alla Valle. Lungo circa 57 Km si snoda nel territorio della Provincia di Siena per poi creare il confine con la Provincia di Grosseto prima di confluire nell’Ombrone all’altezza del Comune di Cinigiano. Noi amanti ed appassionati del buon vino gli riconosciamo la funzione di essere al centro di un bacino idrogragrafico di particolare rilevanza perché per un lungo tratto condiziona ettari ed ettari di vigne sia sul versante destro che sinistro “influenzando” il lato sud di Montalcino e tutta la Val d’Orcia.

Quest’ultima non è un posto come gli altri: sembra avere infatti un piede nel passato e uno nel futuro. L’ambiente naturale e il patrimonio culturale costituiscono un valore da preservare ad ogni costo. Le strade che collegano i piccoli borghi disseminati sui rilievi ondulati sono dominati dall’imponenza dell’Amiata. Ed a scendere sempre più vigne ed oliveti a tracciarne il profilo.

Ogni anno, durante il ponte festivo del 25 Aprile, si svolge a San Quirico d’Orcia l’“Orcia Wine Festival” una Mostra Mercato dei produttori facenti parte del Consorzio. All’interno del palazzo Chigi-Zondadari, nelle splendide sale restaurate, i circa venti produttori presentano i loro vini ed olii. Vini di un Dio Minore perché la vicinanza di territori “famosi” come Montalcino, Montepulciano e i Comuni del Montecucco relegano La Val d’Orcia ad un ruolo secondario immeritato.

La difficoltà è anche dovuta alle varietà dei vitigni presenti del tutto simili a quelli delle zone più “famose”confinanti. Il vitigno maggiormente “allevato” è il Sangiovese sia nella versione tradizionale chiantigiana, in quella definita Grosso (Montalcino) e in quella definita Prugnolo Gentile (Montepulciano). A seguire i “soliti internazionali” Cabernet Sauvignon e Merlot. C’è anche presenza di Petit Verdot e nella parte sud di Alicante Bouchet. Sul fronte dei Bianchi i tradizionali Trebbiano, Malvasia e i sempre presenti Chardonnay e Sauvignon Blanc. E gli autoctoni? Solo Foglia Tonda, recentemente riscoperto e da qualche produttore nuovamente allevato.

Nessun marcamento del luogo; allora serve una ricerca territorio-microclima-vitigno diverso per emergere.

L’Azienda “La Bagnaia”, poco fuori San Quirico verso Torrenieri, percorre la strada del Petit Verdot. Vitigno originario della zona del Médoc (Bordeaux), in Francia, dove viene usato in percentuali variabili nei tagli bordolesi. Risulta essere molto esigente per la maturazione: ecco il perché della scelta aziendale per la zona più calda come la val d’Orcia. Il vino ottenuto all’assaggio presenta un colore rubino, intensi profumi fruttati, floreali e speziati; molto caratteristico è il tannino morbido e vellutato.

La Fattoria del Colle (Donatella Cinelli Colombini) con due blend riscopre nel primo il Foglia Tonda che ha un’origine molto antica. Il vino che se ne ottiene è molto corposo, ricco di colore e ben si adatta per l’uvaggio. Ha questo nome perché la sua foglia si presenta  rotondeggiante sui bordi, senza troppe irregolarità della superficie. Nel secondo l’umbro Sagrantino, grande intensità, concentrazione e capacità di invecchiamento grazie all’elevato contenuto polifenolico.

Ma la novità vera e propria è rappresentata dalla coltivazione del Syrah  vitigno a bacca nera dalle origini controverse. Dà un vino di colore rosso rubino dalle sfumature violacee e dal profumo intenso e fruttato con sentori di piccoli frutti neri e spezie, in particolare il pepe nero.

Due Aziende, tra l’altro confinanti sullo stesso versante, Poggio Grande e Castello di Ripa d’Orcia sono uscite recentemente sul mercato, ciascuna con un discreto prodotto.

Poggio Grande Syrah, rubino brillante, naso complesso con evidenti profumi terziari da un affinamento in barriques per 18 mesi e sorso elegante con tannini morbidi e finale persistente

Castello di Ripa d’Orcia, Borro delle Streghe, 2011 Syrah. Rubino con evidenti riflessi violacei, ventaglio olfattivo molto complesso. Assaggio fruttato tenuto da polialcoli in equilibrio con una spiccata freschezza, sapidità non invadente e tannicità elegante (utilizzo di tonneaux). Chiude con una buona persistenza.

La riscossa della val d’Orcia potrebbe partire proprio da loro.

Urano Cupisti