Al VinNatur di Genova è andata così

Nuovo punto d’arrivo, visione “moderna”, realistica.

Alcuni  termini dominano da un po’ di tempo il mondo del Vino: Artigianale, Biologico, Bio-dinamico e Naturale, relegando a Convenzionale e Industriale tutto il resto della produzione.

Intorno a queste affermazioni si sono costituite Associazioni, Gruppi, Officine d’idee che a volte vanno oltre al semplice produrre vino. Non solo. Nascono e proliferano vere fazioni che con le loro lotte e polemiche estremizzano i concetti e i comportamenti.

Lo dico e affermo subito: sto dalla parte del Vino Buono.

Forte di questa convinzione ho partecipato con piacere a Manifestazioni dove sono state le degustazioni a “parlare” e raccontare le storie dei Vini. A me non interessa assolutamente che siano artigianali, ottenuti con conduzione biologica o bio-dinamica ancorchè “naturali”. Scoprire che appartengono a questi mondi suscitano in me solo interessamento, attenzione e partecipazione ma non sono il “credo”.

Sono arrivato a Genova in un “caldo” giorno di Febbraio alla Degustazione di Vini Naturali organizzata da VinNatur. Associazione di vignaioli artigianali (con il solo sostegno familiare)uniti tra loro “dall’esigenza di far conoscere i propri prodotti e allo stesso tempo ampliare le proprie conoscenze specifiche in viticoltura ed enologia naturale”. Le premesse per degustazioni particolari , peculiari, inconsuete direi originali ci sono state tutte.

Nel c0amminare lungo la via XX Settembre per raggiungere lo splendido palazzo della Borsa nel cuore della città, in piazza De Ferrari, mi sono ripetuto mentalmente “ il vino naturale formalmente non esiste”. Devo solo distinguere “i Vini Buoni da quelli meno gradevoli, malfatti e scadenti”. Del rest è il mio comportamento  in ogni circostanza.

Ha scritto Gianpaolo Di Gangi nel libro Il Vino “naturale”:” Manca qualsiasi dato che consenta di tracciarne un profilo (riferendosi al Vino Naturale), definirne con esattezza il peso e il ruolo nel contesto della produzione nazionale e di descrivere i comportamenti dei soggetti che ne sono protagonisti”. È il mio pensiero.

Ho iniziato gli assaggi senza nascondere, soprattutto all’inizio, la mia difficoltà a dissociare il Buono dal cosiddetto “naturale”. Mi ha aiutato una produttrice veneta che, raccontando la Storia della sua piccola azienda, ha ricordato un dettaglio importante relegandolo però al significato di “notizia”: la conduzione in vigna e in cantina si attiene a quanto previsto dal disciplinare del Biologico. Come dire: lo sappia ma non assaggi in funzione di quello. Mi ha tolto dal grande imbarazzo iniziale e gli assaggi sono risultati liberi da qualsiasi preconcetto.

Ne riporto alcuni  ritenuti più meritevoli di segnalazione che hanno reso la giornata “naturale”genovese molto didattica e interessante.

Azienda Tessère Redentor (metodo ancestrale) Veneto. Uno spumante da uve Raboso voluminoso e di buona struttura, fresco e decisamente sapido. Voto 86/100

Azienda Corte Sant’Alda  Ripasso 2013 (Veneto). Rubino luminoso, elegante, morbido al palato con un ragguardevole finale. Voto 87/100

Azienda Collecapretta, Umbria. Campione di botte 2015 Terre dei Preti, Trebbiano Spoletino. Un bianco vinificato in rosso. “richiama con grande energia aspetti di macchia mediterranea raffinati e selvaggi al tempo stesso” (note aziendali che condivido). Voto 87/100

Podere Borgaruccio Rivale 2011. Peccioli Toscana.  Sangiovese 100% certificato Demeter. Prodotto nelle migliori annate. Voto 88/100

Casa Caterina cuvée 60 Nature Blanc de Blancs. Franciacorta Lombardia. Lo spumante di Aurelio Del Bono, l’eretico di Monticelli Brusati detto “il Mago”. Chardonnay in purezza che vorrebbe essere un satèn ma che non lo è. La grande delusione. Mi aspettavo un “grande” e ho registrato un “normale”. Forse la degustazione si è svolta nel peggiore dei modi, tra una spinta e l’altra. Senza voto

Tra gli stranieri presenti Interessanti  i vini portoghesi Muxagat, della valle del Douro, e i Sauternes Château Pascaud Villefranche del Barsac.

Ho lasciato Genova e Vinnatur con una precisa convinzione da aggiungere alla mia già “solida” certezza. Questo specifico settore è ormai a tutti gli effetti un segmento commerciale del mondo del Vino. Qualcosa del progetto iniziale, delle filosofie produttive, si è perso per strada. Quello mosso dalla “fede naturalista” sempre più contaminata dal marketing (alla fine il vino va anche venduto).

Forse l’approdo raggiunto e sognato  da molti è diverso e il concetto di vino naturale rimane indefinito proprio per volontà.

Per questo nuovo punto d’arrivo, visione “moderna”, realistica tornerò al VinNatur.

Urano Cupisti