Trasmettere le emozioni che si provano visitando la cantina di Castello Monsanto è molto arduo

Una delle tante storie legate alle grandi famiglie che si raccontano e meticolosamente raccolgo nel mio moleskine.  Sembrano tutte uguali; l’antenato che lascia la terra per cercar fortuna “al nord o all’estero”, fatti “due soldi” ritorna alle origini spinto dal forte richiamo delle “radici”, i figli e i figli dei figli che continuano nell’innovazione mantenendo e sviluppando quanto a loro lasciato. L’Azienda Monsanto di Barberino Val d’Elsa non si sottrae a questa “legge”.

Ascolto Laura Bianchi mentre racconta la storia familiare dall’alto di un poggio che domina tutta quanta la proprietà. Ascolto nell’ammirare quel paesaggio chiantigiano ondulato ricco di fascino  in una giornata piovosa. Fascino particolare, diverso perché la componente del cielo coperto, piovigginosa, con nuvole basse invita la fantasia a correre oltre, nell’immaginario. Laura racconta ed io provo le stesse sensazioni, capisco quel colpo di fulmine, che portò il nonno Aldo ad acquistare la tenuta di Castello Monsanto. Personalmente le immagino le Torri di San Gimignano sullo sfondo, Aldo le vide in una solare giornata del 1960. L’inizio.

Ma le diversità nelle Storie chiantigiane e non solo, ci sono, eccome. Quelle di Castello Monsanto, oltre alla filosofia aziendale che capisci nel “calpestare le vigne”, nel visitare quella parte di cantina con le vasche tronco-coniche inox (con l’utilizzo del sistema di “délèstage”,svuotamento) alcune delle quali ricoperte di una “patina ghiacciata” che ha il suo perché, nascondono un tesoro “unico al mondo”.

Si legge nelle note aziendali: ”Nel 1986, con grande audacia e coraggio, si iniziano i lavori per la costruzione della galleria sotterranea. Mario Secci, Giotto Cicionesi e Romolo Bartalesi, che da tanti anni già lavoravano in azienda per la ristrutturazione dei casali, raccolgono la sfida: costruire a mano 300 metri di galleria sotterranea per lo stoccaggio dei fusti di legno, utilizzando solo pietre di galestro di risulta dagli scassi dei vigneti, con la tecnica medievale delle centine in legno per dar forma ad un lunghissimo e suggestivo arco etrusco ribassato. Nel 1992, sei anno dopo, l’opera è compiuta e ancora oggi il loro spirito e la loro forza vive nell’energia di questo capolavoro.” E percorrerla in doveroso silenzio, dalla nuova cantina ai sotterranei del Castello, là dove si cela l’Archivio Storico (si parla di 200.000 bottiglie dal 1962 ad oggi), è una emozione irripetibile, incomparabile.

Ma parliamo dei suoi vini assaggiati durante la visita.

  • Fabrizio Bianchi Chardonnay 2012. Le uve proviene dai vigneti Valdigallo e Salcio posti a 260 s.l.m. Due terzi vinificato in inox e un terzo in Tonneaux. Affina in bottiglia per un anno. Colore giallo paglierino tendente al dorato. Ruota nel bevante con una discreta consistenza rilasciando tracce gliceriche vistose. Olfatto intenso fruttato e floreale con note di erbe aromatiche quasi impercettibili. Al palato carica di grande spessore in un equilibrio morbido fresco-sapido marcante. Ritorni evidenti di mineralità. Voto Un Tunnel diVino
  • Fabrizio Bianchi Chardonnay 2005. L’evoluzione della specie. Il colore decisamente dorato per questo chardonnay  giunto al suo decimo anno di vita e “non domo”. I terziari sono avanzti ma al palato l’acidità è sempre ben presente ed affascina. Quanto durerà ancora? La scommessa. Voto Un Tunnel diVino
  • Monrosso Chianti Docg 2012. Il rosso base, quel sangiovese che sorso dopo sorso finisci e non te ne sei accorto. Descriverlo? Semplicemente “bello”. Voto Un Tunnel diVino
  • Fabrizio Bianchi Rosato 2013. Ė fresco, giovane come deve essere un rosato. Da bere magari nelle serate estive ventilate là, in cima al Poggio, ed assaporare la delicata gioventù del sangiovese. Voto Un Tunnel diVino
  • Chianti Classico Docg 2013. (anteprima). La gioventù che affascina. Rubino dai lampi purpurei. Naso decisamente fruttato con note di sottobosco e ciliegia. In linea con la tradizione aziendale. Tannino che scalpita e finale coerente con l’olfatto. Voto Un Tunnel diVino
  • Chianti Classico Riserva Docg 2012 (anteprima). Assaggiare il vino che verrà. Indosserà la nuova etichetta dei “50 anni”. Carica giovane di un puledro di razza. Note floreali di violette macerate accompagnate da un sottobosco profumato, il tutto adagiato su una speziatura già evidente. Al sorso tannini nobili ad accarezzare polialcoli e acidità in un equilibrio perfetto. Lunga vita a questa riserva. Voto Un Tunnel diVino
  • Nemo Igt Toscana 2009. Dal vigneto Il Mulino posto a 260 metri s.l.m., da vigne di circa 40 anni. Un Cabernet Sauvignon con tutte le caratteristiche di questo vitigno. Percorso classico per estrarre tutto quello che un Cabernet è capace di dare. VotoUn Tunnel diVino

A questo punto ha avuto inizio l’assaggio del Cru “Il Poggio”, quel bellissimo vigneto tondeggiante posto sotto il Castello a 310 metri s.l.m. Guarda S.Gimignano e quella visione delle Torri che è stato l’inizio. Primo Chianti Classico Cru prodotto nell’intera zona. Tutte le sue annate, dal 1962 in poi, costituiscono il Tesoro nascosto nelle vecchie cantine del Castello.

  • Vendemmia 2009. Veste rubino limpida. Consistenza messa in evidenza nel lento roteare “qual si conviene”. Naso che “sciorina” ricordi floreali , fruttati su di un letto di erbe aromatiche. Speziati che avvolgono in un olfatto complesso. Palato impreziosito dal “nobil tannino”  accompagnato da una verve fresco-sapida evidente. Retronasali che riportano alla partenza olfattiva. Voto Un Tunnel diVino
  • Vendemmia 1995. L’evoluzione dopo 20 anni. Chapeau per questo vino all’inizio della sua vera maturità. Un vero e proprio modello di eleganza, tipicità che ti ricorda “il paesaggio ondulato della “dolce Toscana”.  Aggiungere termini descrittivi è superfluo: Grande Cru!!! VotoUn Tunnel diVino e chapeau!
  • Vendemmia 1977. Nel segno della Storia, a raccontare quel tunnel di… vino che lo ha nascosto fino ad adesso. Si avvicina ai quarant’anni senza dimostrarli. Semplicemente fantastico. Ancora tanta forza contenuta in questa bottiglia che si sprigiona. Charles Boudelaire scrisse:” Dentro le bottiglie cantava una sera l’anima del vino: Uomo, caro diseredato, eccoti un canto pieno di luce e di fraternità da questa prigione di vetro e da sotto le vermiglie ceralacche!” Sorseggio e capisco. Voto Un Tunnel diVino e chapeau!!!

E come tutti i salmi finiscono in gloria anche la visita a Castello di Monsanto non poteva finire se non sorseggiando un calice di Vin Santo, di quello fatto con “tutti i crismi” come si “convien”.

  • La Chimera Vin Santo 2005. Otto anni nei caratelli da 55 e 100 litri. Trebbiano e Malvasia al 50%.La Chimera, fatta comparire nella “Tentazione di sant’Antonio” di Flaubert  è, nella versione Vin Santo di Montasio,  veramente “una tentazione” continua, insistente, perpetua. Voto Un Tunnel diVino

Riporto dalla presentazione aziendale:” Riuscire a trasmettere  almeno un decimo delle emozioni che si provano visitando la cantina di Monsanto è molto arduo. I profumi, gli echi, i silenzi, gli strati di nobili muffe  la rendono un posto unico che merita almeno una visita”. Come non condividere: una

visita a Castello Monsanto è un consiglio per tutti!

Urano Cupisti