Le new entry di produttori hanno fatto la differenza

Una Verona “solare” ha accolto tremila presenze tra operatori, giornalisti e winelover nella due giorni dell’Anteprima Amarone. Ben 11 i Paesi rappresentati, circa 200 i giornalisti accreditati.

Questi i numeri che, alla fine, fanno la differenza. Vendemmia a 5 stelle? Direi proprio di sì e i 69 campioni della vendemmia 2011, presentatisi come campioni di botte o bottiglie ancora in affinamento, ne sono stati la conferma.

Ne è passato di tempo da quando Adelino Lucchese esclamò “Questo non è un Amaro, questo è un Amarone”. Ma forse ne è passato molto di più dalle storiche scritture risalenti al giovane Catullo nell’anno 49 a.c. dove reclamava “calices amariores”. La storia che si confonde con la leggenda come sempre quando si parla di grandi vini. Una cosa è certa l’Amarone è il fratello del più “dolce” Recioto. Stesso procedimento di “allevamento”, di vendemmia, di appassimento ed infine di parte della vinificazione. Si differenziano sull’ottenimento del residuo zuccherino: da 0 a 4 gr/l per l’Amarone, oltre i 4 gr/l per il Recioto.

E forte di queste accertate convinzioni mi sono presentato all’appuntamento dell’Amarone Day nelle sale del Palazzo della Gran Guardia a Verona. Di cruciale importanza il Convegno d’apertura, ben organizzato, sintetico, contenuto in poco più di un’ora che ha fornito ai presenti la giusta chiave di lettura (pardon, d’assaggio) lasciando alle degustazioni la possibilità di scoprire quella che entrerà nell’albo delle migliori annate.

“Ė stata un’anteprima contrassegnata da nuovi nomi… accanto ad aziende prestigiose (assenti)… stanno crescendo le new entry…bisogna fare più gruppo…” questo quanto detto da Olga Bussinello, direttrice del Consorzio, forse per giustificare la mancata presenza delle Aziende Storiche.

Gli assenti hanno sempre torto.

“L’Amarone 2011 premia un tessuto imprenditoriale costantemente vocato alla qualità… non sono io a dirlo ma l’Amarone 2011”. Parole di Christian Marchesini, Presidente del Consorzio. Forse degustando anche i campioni delle Aziende storiche l’umile assaggiatore-degustatore scrivente avrebbe potuto confermare, ribadire e sostenere il pensiero di Christian Marchesini.

Sono 12.759.505 le bottiglie vendute nel corso del 2014”.

Certo, un dato non confutabile che però contiene, al suo interno, il dato maggioritario appartenente a meno di dieci Aziende (le assenti) che da sole ne vendono più della metà. Ed allora si capisce il perché di “bisogna fare più gruppo”.

L’Amarone è giovane.

Interessante (quindi da riportare) l’indagine condotta da Vinarius, l’associazione che riunisce le enoteche d’Italia. Il 94% dei giovani, di età compresa tra i 20 e30 anni, conosce l’Amarone e tra questi il 69% lo apprezza. Un dato significativo se si pensa che, nell’immaginario collettivo, vista l’alcolicità sostenuta, questo vino è stato da sempre collegato ad un pubblico più maturo.

L’Amarone è donna.

Il sondaggio di Vinarius continua ricordandoci che 9 donne su 10 si dichiarano “amanti dell’Amarone”. Di solito è una donna matura, moderna, indipendente e di carattere: la “nuova Giulietta dell’Amarone”.

Dei campioni assaggiati ne parlerò più dettagliatamente nel prossimo articolo riportando le note di degustazione di quei vini che hanno lasciato il segno.

Verticale discontinua.

Di solito sono abituato a partecipare a verticali cosiddette continue (vale a dire anno dopo anno) che servono ad esaltarne le migliori. A volte mi trovo di fronte ad assaggiare le migliori vendemmie per poter parlare e scrivere esaltandole. Questa volta è stata diversa. Una verticale discontinua, solo tre annate, 1998-2003-2006, unite da un filo-conduttore (vendemmie calde, caldissime), che l’hanno resa unica, didattica, interessante. Ma anche confronto tra vecchio stile di produzione e il Nuovo che avanza, “Old Style & New Style” tradotto più semplicemente in cambio generazionale ovvero andare incontro a ciò che richiede il Mercato nel contesto di una visione oggettiva globale (anche perché alla fin fine il “cassetto” ci richiama alla realtà).

Ben condotta da Luca Martini, miglior sommelier Ais world’s 2013, ho attraversato i tre anni caldi alla ricerca comportamentale del territorio della Valpolicella, tramite il suo vino simbolo, nei sei campioni presentati per ogni vendemmia da sei diverse Cantine. Allo stesso tempo valutare il cambio avvenuto nel 2006 con il New Style sia in vigna che in cantina. Non è facile presentare, in un evento di questa portata, solo le annate “difettose”. Onore al merito dell’organizzazione e tante, tante grazie a Luca.

Riporto i miei appunti di degustazione di sei campioni (2 per annata)

 

Amarone della Valpolicella 1998 Bosan Azienda Cesari. Old Style. Voto Un sabato all’insegna dell’amaro anzi dell’AMARONE

Il migliore di tutte le batterie. Colore succo di mora con riflessi granati tendenti al mattone. Gira con difficoltà nel calice lasciando visione di elevata morbidezza. Al naso entra con una intensità ben marcata lasciando spazio alla complessità tipica di un Amarone ben condotto nonostante la vendemmia difficile. Al sorso equilibrato con tannini molto fini e una lunga persistenza. I retro nasali riportano al “caldo”, alla frutta “cotta”, alle difficoltà dell’annata. Complessivamente un bon vècio

Amarone della Valpolicella Classico 1998 Azienda Bertani.  Old Style. Voto Un sabato all’insegna dell’amaro anzi dell’AMARONE

Scuro, cupo sia alla vista che all’olfatto. La sua veste cromatica rilascia lampi di granato avanzato. Difficoltà nella sua fluidità che anticipa la complessità. Al naso more, pepe, liquirizia, china e balsamici. Al palato tannini di ottima levatura in un impianto equilibrato. Persistente con ritorni caldi, decisamente caldi.

Amarone della Valpolicella 2003 I Saltari – Le Vigne di Turano Azienda Sartori. Old Style. Voto Un sabato all’insegna dell’amaro anzi dell’AMARONE

Altra annata, altro Amarone, diverso in tutto. Dal colore che denota già stadi avanzati. Al naso; sembra di immergelo in un bagno caldo. Al palato dove accede con massa carnosa estrattiva rienpiendolo di calore. Il voto è in relazione agli altri campioni.

Amarone della Valpolicella 2003 Azienda Corte Sant’Alda. Old Style. Voto 3 Un sabato all’insegna dell’amaro anzi dell’AMARONE

Conduzione biodinamica dalla vendemmia precedente. Granato sfumato ai bordi ci propone una verticale di sentori fruttati e speziati in abbondante complessità. Al sorso l’impronta minerale ci porta ad un equilibrato incontro con la presenza alcolica-glicerica. Il finale abbastanza persistente con l’effetto dissolvenza a scoprire la frutta cotta.

Amarone della Valpolicella 2006 Roccolo Grassi. New Style. Voto Un sabato all’insegna dell’amaro anzi dell’AMARONE

Rubino scuro con sfumature granate ai bordi. La conoscenza zonale (Mezzane di Sotto) mi porta alla ricerca del carattere, della personalità identificabile nel territorio. Ed anche in presenza di una vendemmia difficile si è cercato di preservare la materia prima con l’ottenimento di un vino piacevole e gradevole attraverso un percorso nuovo new style.

Amarone della Valpolicella Classico 2006 Vigneti Ravazzol. Azienda Cà La Bionda. New Style. Voto Un sabato all’insegna dell’amaro anzi dell’AMARONE

Il territorio vocato ha aiutato questa difficile annata conferendo al frutto le potenzialità per riuscire al meglio. Rubino di ottima concentrazione, olfatto intenso e complesso, palato abbastanza equilibrato con prevalente apporto di sostanze morbide avvolte dalla vena di calore tipica del 2006. Sono sicuro nell’affermare che il New Style ha fatto la differenza.

Urano Cupisti

continua…