Il villaggio di Saint-Aubin e quel suo Vigneron “sfuggente”
Qui i vigneti si chiamano climat, perché si pensava (oggi è accertato) che ogni particella avesse caratteristiche pedoclimatiche proprie. Diffusissimo anche il termine clos,i famosi e super fotografati muretti retaggio dei recinti dei monasteri che fino alla Rivoluzione Francese ebbero un ruolo rilevante nella produzione del vino soprattutto da queste parti. Nel prosieguo dei tempi i clos hanno svolto e ancora oggi lo fanno, da riparo contro i venti gelidi dell’Est.
La conseguenza rivoluzionaria portò alla divisione ed assegnazione delle vigne ai contadini. Le successive parcelles, come effetto della frantumazione ulteriore con le divisioni ereditarie, portano oggi al ruolo prestigioso per una famiglia nel possedere un pezzetto di una delle vigne famose. Succede sempre così quando siamo di fronte a territori dove l’unica lingua parlata è quella dell’eccellenza. Una complicata situazione proprietaria dove il ruolo più importante è assunto dal Négociant-eleveur, vero faro di riferimento per la qualità in Borgogna.
La strada che porta in Borgogna sia che provenga da Nord (Digione) che da Sud (Lione) è sempre una emozione nel percorrerla. Tutte le volte le briciole sparse nella mia memoria cercano un ordine per riportare alla mente i paesaggi della Côte de Nuits anziché la Côte di Beaune, i piccoli lindi paesini famosi nel mondo perché i loro nomi sono associati a vigneti unici. I grandi assaggi consumati nelle temperate cantine interrate sotto i Domaines, ricoprono il ruolo di scrigni segreti dove entrare con un segno di riverenza al tesoro celato. Ogni volta tornare in questi luoghi è scoprirne i più intimi segreti , avventure nuove, rivelazioni inaspettate.
Lo ammetto; sono sempre stato convinto di conoscere la Borgogna e me ne sono sempre vantato. Tutta la Côte d’Or a memoria, la Côte Chalonnaise, Mâconnaise ed il sudista Beaujolais. Ė anche vero che tutte le volte che vengo da queste parti mi ritrovo davanti a qualcosa che mi sorprende e mi riporta nell’umiltà che serve per vinovagare in questi luoghi.
Ė successo ultimamente in Aprile. Dietro segnalazione di un caro amico anche lui amante di queste zone, Norbert, ho visitato una porzione della Côte di Beaune posizionata ad Ovest, ai piedi dell’Hautes- Côtes di Beaune, conosciuta sulla carta ma mai visitata.
Il villaggio di Saint-Aubin avvolto dalla nebbia è il ricordo di un sogno confuso. Così scrive Camillo Favaro nell’introduzione di Vini e Terre di Borgogna. Ed il mio arrivo in quel paesino è stato, senza alcun dubbio, anche il mio sogno confuso. Ci troviamo nella Terra del Bianco, con altitudini medie (300-400 metri), terreni morfologicamente irregolari, microclimi più freddi ed escursioni termiche, tra notte e giorno, più marcate.
Una piccola “chicca” incuneata tra giganti dello Chardonnay come Chassagne-Montrachet e Puligny-Montrachet ma ricercata dagli amanti delle scoperte in cerca di emozioni.
In particolare la mia venuta da queste parti è stata per la conoscenza di Olivier Lamy, oggi guida del Domaine Hubert Lamy, con 17 ettari di terreni per 100.000 bottiglie di produzione suddivise in ben 18 etichette. Dal carattere riservato e quasi sfuggente così lo descrive Giampaolo Gravina nel suo libro “Vini e Terre di Borgogna”.
Devo dire che così è stato, anche per me, al primo impatto. Scorbutico aggiungo. Un colloquio che ha stentato a partire (ricordo quel Qu’est-ce que vous voulez? che letteralmente mi ha fulminato), senza sorrisi di dovuta convenienza. Con l’incedere della conversazione ho garbatamente e indirettamente riconosciuto il talento del vigneron e l’apprezzamento oltre il dovuto a quei tre vini di base preparati per liquidarmi frettolosamente . Ė finita con l’assaggio di ben 8 (otto) campioni tra i quali i suoi migliori 1er Crus come Derrière Chez Edoard 2013, Clos de la Chatenière 2013, En Remilly 2013, Les Frionnes 2013 e 2009, e La Gaujonne proveniente da una parcella a sud-est nella zona di Chassagne-Montrachet.
Tutti campioni di riferimento qualitativo per la denominazione Saint-Aubin.
Molti definiscono questa appellation come luogo della Regione Bourgogne dove si trovano Bianchi con il miglior rapporto qualità-prezzo. Non mi associo a questa definizione molto limitativa. Credo invece che le eccellenze assaggiate, tutte meritevoli del nostro giudizio 5 (oltre i 90 punti con alcuni meritevoli dello chapeau) possano convivere con i Grandi Chardonnay del limitrofo Puligny con la vocazione ad essere un riferimento nel panorama degli eccellenti Bianchi di Borgogna.
Saluto Olivier con la conquistata stretta di mano con una promessa. Nel mio piccolo sarò ambasciatore dell’enclave di Saint-Aubin, “piccola comunità avvolta nella nebbia che rilascia sogni ed emozioni”.
Saint Aubin 1er Cru Derrière Chez Edoard 2013. Voto
Saint Aubin 1er Cru Clos de la Chatenière 2013. Voto e chapeau
Saint Aubin 1er Cru En Remilly 2013. Voto e chapeau
Saint Aubin 1er Cru les Frionnes 2009. Voto e chapeau (stratosferico)
Chassagne-Montrachet La Gaujonne 201. Voto
Urano Cupisti