Cinque calici a rappresentare cinque zone
Ė sempre emozionante e stimolante parlare di Champagne. Emozionante perché nella funzione relazionale con gli altri cerchi di gestire le proprie reazioni verso un vino che ami in modo particolare. Stimolante perché riesce ad eccitare provocando la ricerca migliore e una dialettica appropriata nel trasmettere le conoscenze in materia.
Ė il vino dell’adulterio, autentica seduzione, è un vino sensuale, frantuma i tabù, oggetto del desiderio, la musicalità della CO2, il senso del brindisi.
Bevo il primo calice di champagne e scopro la vita, aiuta le parole a penetrare nello spirito.
Quando vinci meriti lo Champagne. Quando perdi ne hai bisogno (Napoleone Bonaparte).
Occasione per parlare di Champagne e raccontarlo è stata, alcune sere fa, la Tappa conclusiva di un Tour (vitivinicolo) de France. E come non terminare con nettare degli Dei.
Organizzato da Stefano Bergamini, patron dell’Osteria Le Terme di Massaciuccoli, questo Tour de France è partito dall’Alsazia (la più tedesca delle regioni francesi con i “bianchi” protagonisti), per proseguire in Borgogna (la terra vocata del Pinot Noir e dello Chardonnay) per poi affrontare la tappa più lunga e complessa quale la Côte du Rhône, la Languedoc, la Loire.
Una Champagne diversa per conoscere la filosofia e lo spirito dei suoi Récoltant Manipulant o Manipulateur ovvero I coltivatori-manipolatori che raccolgono, sviluppano e commercializzano il proprio champagne. Un viaggio in cinque calici a scoprire, insieme al suo importatore Stefano Portaluppi, i segreti della Vallée de la Marne, della Montagne de Reims, della Côte des Blancs, dell’Aube e della Côte de Sézanne.
Come non partire a parlare e ricordare dei terreni fatti di sabbia, marna, argilla e breccia di gesso. Ricordare che è la zona più settentrionale della Francia con un clima atlantico, fresco e umido, spazzato dal vento gelido Bise e dalle gelate invernali. Ma anche che è la terra del vitigno nobile Pinot Noir e il suo quasi omonimo Pinot Meunier (il Pinot del mugnaio per quella polverina farinacea (pruina) che ricopre l’acino e il raspo), per arrivare all’elegante Chardonnay.
Sono stati gli assaggi che alla fine hanno reso la serata piacevole e indimenticabile.
Brut Jean Pierre Lalouelle, 80% Pinot Meunier e 20% Chardonnay. Provenienza dalla Vallée de la Marne. Lo champagne d’entrata, fresco, sapido con le note spiccate di boulangerie, la cabonica fine e una media persistenza. Lo champagne che non impegna. Voto
Brut Premier Cru Fenuil Coppée, Il classico blend in parti uguali dei tre vitigni. Proveniente dalla Montagne de Reims, nella zona rivolta verso la città di Reims. Un po’ più impegnativo, con profumi che richiamano i frutti di bosco, il lievito di pane e un floreale leggero. Al palato il perlage accarezza la lingua e si perde in una persistenza un po’ più lunga. Voto
Brut tradition Grongnet, 60% chardonnay e 40% pinot noir, i vitigni della Côte de Sézanne, così diversi. L’eleganza lo caratterizza, i profumi lo ricordano, il gusto e il tattile lo localizzano in questa area occidentale. Voto
Brut Tradition Pierre Brigandat. Pinot noir 100% dalla Côte de Bar (Aube). Champagne figli di un Dio minore così vengono ricordati ma è proprio così ? All’assaggio la grinta e la forza del Pinot Noir si sentono eccome. Frutti di bosco e fiori macerati, profondo ed accattivante al gusto con ritorni in linea con l’olfattivo. Voto
Brut Grand Cru Vazart-Coquart, uno chardonnay in purezza proveniente dalla Côte des Blancs. Una vecchia conoscenza, un récoltant con fama di produrre perlage di eccellente qualità. Ricco, rotondo, fine con opulenza quasi da bianco di Borgogna. Non arriva a 5 solo per la sua persistenza lunga ma non troppo. Voto .
I Récoltant sono l’altra faccia della stessa medaglia dove troviamo passione, tenacia, attaccamento alle tradizioni e si integrano a pieno titolo nell’offerta mondiale di questo straordinario vino che una sola parola, vocabolo, definizione lo contraddistingue: UNICO.
Urano Cupisti