“Nino” Perrino. Il vigneron di Dolceacqua: trovarsi a camminare per i carugi di Dolceacqua è come sentirsi immerso in quel paesaggio raffigurato dai celebri quadri di Claude Monet.

Dolceacqua è uno dei borghi più belli della Liguria e in questo fazzoletto di terra ligure c’è un non so che di francese. L’accento d’oltralpe (il confine con la Francia è ha pochi chilometri), il paesaggio simile a quello della Provenza, le luci, i colori che hanno stregato pittori provenienti da ogni parte del mondo.

Nino Perrino. Dolceacqua, un carugio

Il più famoso? Claude Monet, maestro dell’impressionismo,  che ha reso questo borgo, sconosciuto ai più, immortale, eterno.

Quello che mi ha colpito di Dolceacqua è esattamente ciò che è raffigurato in uno dei quattro quadri del pittore francese, quello più famoso.

Lo scorrere del fiume tra le casette del borgo, il ponte Vecchio, gioiello di leggerezza, quella composizione visiva perfetta dominata dal castello dei Doria che gode sempre dell’ultimo raggio di sole al tramonto.

Dolceacqua, Monet, i Doria insieme a Rossese e Vermentino: un puzzle che racchiude Storia ed Arte. Quest’ultima nelle due espressioni: pittura e vino.

Ed in uno dei carugi del Borgo antico la scoperta della cantina di un personaggio unico: un vero artigiano del vino.

Antonio Perrino, per tutti Nino, è probabilmente il viticoltore che possiede la più vecchia vigna nel territorio di Dolceacqua. Poco meno di due ettari, una microcantina (8 botti per tutta la produzione) dove riesce ad imbottigliare circa 6.000/7.000 bottiglie all’anno. Verrebbe da dire “solo per gli amici”.

Nino Perrino

Antonio Perrino, la storia

Cinquanta (50) vendemmie alle spalle, vissute una diversa dall’altra. Tutte portate avanti con le sue idee,  senza lasciarsi influenzare dalle mode, precursore di quelle linee di pensiero che si sono tradotte nel tempo in vignaiolo artigiano e garagista.

Tutto ebbe inizio nel 1961. Morte prematura del padre e la presenza, fino a novant’anni, di Mamma Mariuccia, figura importante che Nino ricorda continuamente. La scuola? Quella della vita e del vino.

Ed oggi la nipote Erica che lo supporta e sopporta in campagna e nelle lavorazioni in cantina. Visione inalterata nel suo modo di lavorare.

Cura delle sue vecchie viti solo ed esclusivamente a mano, trattamenti limitati al solo uso dello zolfo, pigiatura delle uve intere con i piedi (con tutti i raspi), fermentazioni spontanee senza controllo della temperatura e sosta per almeno 1 anno dei vini in vecchie botti esauste da 500 litri (tonneaux) prima dell’imbottigliamento.

Nino Perrino. Ingresso cantina

Nessuna tecnologia, nessun protocollo o nessun disciplinare da seguire. Una sua frase epica?

“Produco vino biologico ancor prima che si inventasse il termine”.

La produzione? Solo 5 botti di Rossese e 3 botti di Vermentino.

La sua enoteca? Un garage nella piazza del paese  dove acquistare i vini. Gesti quotidiani  di un uomo autentico, orgoglioso di se stesso, inflessibile, fiero. Riconosciuto come il più grande interprete del Rossese e del Vermentino di Dolceacqua e non solo.

Il Rossese Dolceacqua di “Nino” si distingue per la sua mediterraneità, energia e ruralità. Affina per circa 1 anno in legno ed è dotato di un buon potenziale di invecchiamento.

Nino Perrino, botti esauste

Il Vermentino di “Nino” è un bianco solo per i più preparati. Preparati ad aspettare un vino e anche a non giudicarlo al primo sorso, preparati alle volatili e alle riduzioni. Non è un vino facile ma a saperlo leggere regala emozioni. Merita l’attesa al calice ed il tempo necessario a lasciarlo aprire. È salmastroso, ricorda il vento della Riviera, mette rigore in bocca.

I miei assaggi

– Testalonga Bianco 2019. Vermentino della Riviera ligure di Ponente 100%. Dorato intenso, giusto tenore zuccherino e alcolico con buona acidità fissa la quale contribuisce ad esaltarne i profumi e a mantenerli nel tempo. Senza voto. Da meditazione. Chapeau!

Nino Perrino. Vini assaggiati

– Testalonga Bianco 2016. Vermentino della Riviera ligure di Ponente 100%. Idrocarburi che sovrastano i suoi profumi. Cinque anni meravigliosi in bottiglia. Mette a dura prova i sensi. Blasfemo. Senza voto. Solo per gli eletti. Chapeau!

– Testalonga Rossese Dolceacqua 2019. Frutto di una fermentazione parcellare alla francese. Giovane, ancora in fase di evoluzione. Dal netto profilo “artigianale”. Un capolavoro della tradizione secolare. Espressione diretta del terroir di Ponente. Senza voto come gli altri. Un qualsiasi punteggio lo svilirebbe. Chapeau!!!

Etichette che comunicano passione e lavoro di un vigneron. Fantastiche interpretazioni di un territorio e del suoi frutti: Rossese e Vermentino. E come non registrare la fresca ventata di entusiasmo portata dalla nipote Erica: la continuità nella tradizione. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 24 luglio 2021

Antonio Perrino Testalonga
Via Monsignor Giuseppe Laura, 2, Dolceacqua (IM)

Vuoi contattarlo? perrino.testalonga@gmail.com