Volcanic Wines fa tappa dal bacino più grande d’Europa (Bolsena) ai vulcani ancora pienamente attivi (Etna)

Il tema del descrittore “minerale” nel vino è aperto, in discussione, foriero di dibattiti a non finire ma per Volcanic Wines non è indispensabile sapere se si può o non si può usarlo. L’importante, e il tour tra nord e centro Italia appena terminato lo ha dimostrato ancora una volta, è capire che i vini provenienti da suoli di tipo vulcanico hanno un comune denominatore spendibile a livello di conoscenza, formazione dei consumatori, mercato.

Parte da questa considerazione l’analisi del tour che ha toccato Orvieto, Montefiascone e Pitigliano il 23 e 24 maggio, unendo un gruppo di giornalisti e operatori internazionali, già in viaggio nei giorni precedenti nella zona del Soave, con alcuni giornalisti e blogger italiani, tra i quali il sottoscritto per il Corriere del Vino. Ma le degustazioni non si sono limitate a focus locali, come quello di Orvieto e di Montefiascone, andando a scoprire tutte le regioni vinicole simili, dall’Etna a Ischia, dalla Sardegna alla Campania, al Vulture e ai Castelli Romani.

Apertura dedicata all’Orvieto, con una degustazione nel chiostro del Palazzo del Gusto, poi serata dedicata a tutti i territori con banco d’assaggio al ristorante la Carrozza d’Oro di Montefiascone. Domenica mattina l’approfondimento sul territorio di Pitigliano, degustazione tecnica a tutto campo con Armando Castagno alla Rocca dei Papi di Montefiascone nel pomeriggio e, per finire, banco d’assaggio sui vini della Tuscia. Interessante notare come si sia riusciti, anche con l’intervento di alcuni geologi provenienti dalle Università di Roma e Firenze, a dare l’idea dell’unicità di questi suoli.

Dal bacino più grande d’Europa (Bolsena) ai vulcani ancora pienamente attivi (Etna). L’organizzazione curata dal Consorzio di Soave e da Carlo Zucchetti, in particolare per la due giorni laziale e toscana del tour, ha saputo trasmettere un messaggio chiaro e apprezzato in particolare dai giornalisti stranieri, che spesso quando vengono in Italia stentano a districarsi tra doc e vitigni. Una ricchezza che comunque non va accantonata, ma piuttosto che va “aiutata” nella lettura proprio con concetti come quello dei vini vulcanici.

Prossime tappe di Volcanic Wines potrebbero essere quelle delle isole, Sicilia e Sardegna in particolare, per un progetto ormai ben avviato e tra i più innovativi nel nostro panorama enologico. Non fosse altro perché tende a unire, e ci riesce, consorzi, aziende, organizzazioni, conoscenze. Insomma un modo di “fare sistema”.

Fabio Ciarla