Castello Ricetto, vigne, cantine; tutt’uno inscindibile con il loro Vino

Persona cortese, come tutti i piemontesi, gentile e disponibile Antonello Rovellotti che insieme al fratello Paolo porta avanti la storia di famiglia e del Ghemme, il vino dell’Alto Piemonte, una delle meravigliose declinazioni del Nebbiolo.

Mi viene incontro nell’acciottolato di via Interno Castello salutandomi con un “benevù”.

Mi giro intorno e osservo edifici con i muri di ciottoli posti a spina di pesce, vicoli che danno luogo a isolati irregolari, serie di cortili e cortiletti e alcune finestre a sesto acuto, con i due archi superiori che s’incontrano con “angolo acuto”.

Tutte le case danno l’idea di avere a piano terra delle cantine e le vere abitazioni ai piani superiori. Insomma il classico archetipo di una fortificazione: il Ricetto.

Scusami Antonello, mi hai invitato qui, in via Interno Castello, perché sede della tua Cantina. Ma come è possibile, dov’è?

Mi osserva con un mezzo sorriso sulle labbra e: “Devo necessariamente spiegarti un po’ di Storia e farti vedere la parte più importante del Castello Ricetto”.

E mentre inizia il racconto storico partendo dal neolitico, insieme, cominciamo a percorrere viuzze, entrare in cortili e cortiletti ancora abitati, che hanno il suo “perché”.

Poi inizia a “scoprire lentamente il suo scrigno”: una antica ghiacciaia ora sede della barriccaia, altro portone che si apre poco distante con all’interno bottiglie in affinamento, altra vecchia cantina adibita al confezionamento ed infine  l’ultima, con i tini per le fermentazioni.

“Benevù” da Rovellotti, storie legate alla gente, ai territori, alle vigne e al Castello Ricetto”.

Già le tradizioni. Alla base della filosofia aziendale, da sempre, mai immutate. Così come l’allevamento dei vitigni autoctoni: Nebbiolo di Ghemme, Vespolina, Bonarda piemontese (Uva Rara) e Erbaluce.

Solo al pronunciare la parola Erbaluce, Antonello s’infiamma. Vecchia storia quella che è legata a questo vitigno a bacca bianca diffuso dappertutto nell’Alto Piemonte. In particolare nel Comune di Caluso e altri del Canavese dove se ne rivendica la paternità.

Guelfi e Ghibellini anche in Piemonte. Da buon toscano cerco di trasmettere solidarietà.

“Si può chiamare il vitigno Erbaluce ma il vino che produciamo deve portare altro nome in etichetta”.

Mi porge una bottiglia e sorridendo mi indica il nome riportato: l’Innominabile. Risposta sarcastica dei Rovellotti ai nemici di Caluso e del Canavese, riconosciuti custodi di tale nome.

Saliamo al piano superiore nella stanza predisposta alla degustazione. Noto al centro di un tavolo la Douja, contenitore del salame di Ghemme mantenuto nel suo grasso.

Finalmente i vini:

Metodo Classico, vitigno Erbaluce 100%. 3 gr/l di residuo zuccherino, 24 mesi sui lieviti per uno spumante fresco, da aperitivo, gradevole. Carbonica mediamente fine. Buono, voto 86/100

L’Innominabile2016. Erbaluce 100%. La sua storia lo rende da subito “simpatico” e devo dire ha influenzato sia l’assaggio che il voto. Gradevole, amabile e gentile. Un buon bianco. Buono, voto 86/100

Vespolina 2016. Vespolina 100%. Si incomincia a fare sul serio. Vino particolare con un buon frutto all’olfatto e apprezzabile tensione gustativa.  Buono, Ottimo 87/100

Nebbiolo 2013. Nebbiolo 100%. Il Nebbiolo dell’Alto Piemonte. Percorso in inox e in parte nei tonneaux. Precisione in ogni dettaglio, equilibrato con una impronta sapida. Ottimo, voto 87/100

Ghemme 2008. Nebbiolo da Ghemme 100%. Il carattere ribelle uscito dalla prima fermentazione sapientemente domato nel lungo affinamento in botte per 40 mesi. Colpisce la finezza dei tannini. Eccellente, voto 92/100

Passito valdenrico 2012. Erbaluce localmente chiamata Greco del Novarese 100%. Un passito non botrizzato con un lungo passaggio in barrique, 12 mesi e altrettanti in bottiglia. 130 gr. di zucchero. Per un titolo alcolometrico-volumico del 15%. Dorato luminoso, Dolcezza intesa sorretta da una buona freschezza con un finale che riporta ai sentori di frutta sciroppata. Eccellente, voto 91/100

Non si può parlare di Ghemme se prima non si è conosciuto almeno uno dei Fratelli Rovellotti.

Il Castello Ricetto, le vigne, le cantine; un tutt’uno inscindibile dal suo primo e importante vino: il Ghemme.

Urano Cupisti