Un plagio? E che plagio sia

Quando si parla di Romagna si pensa subito d’istinto alla “riviera romagnola”, ai suoi divertimenti. Rimini, Riccione, Milano Marittima, Bellaria, Cesenatico, tanto per citarne alcune località. Esiste anche una Romagna da bere, forse un po’ meno conosciuta se non “a traino” delle fortune turistiche. Anche noi addetti ai lavori la conosciamo più per averla studiata sui testi nei “momenti formativi” che averne bevuto i suoi tesori “nascosti”. Albana, Cagnina di Romagna da uve terrano o refosco terrano, Pagadebit da uve Bombino con la sua Storia puramente romagnola, Trebbiano di Romagna così generoso così diverso, Biancame e Mostosa ed infine LUI il vitigno romagnolo per eccellenza: il Sangiovese di Romagna. Il Sangiovese identifica tutto il territorio . Molto versatile dona vini fruttati, gradevoli ma anche, in presenza di condizioni idonee, grandi vini da invecchiare.  Assaggiati nel tempo ci offrono struttura, complessità olfattiva e inaspettate longevità.

Recentemente durante la Manifestazione Autochtona che si è tenuta presso la Fiera di Bolzano, ho avuto modo di assaggiare i due vini maggiormente rappresentativi di questo territorio. Presso lo stand dell’Azienda Agricola Giovannini di Imola ho degustato i due portabandiera della viticoltura romagnola: Albana e Sangiovese, uno bianco e uno rosso.

Ma parliamo brevemente dell’Azienda.

Posizionata sulle dolci colline del territorio imolese da oltre cinqunt’anni produce vino con la solita passione di sempre.  Oggi sono Giorgio e il figlio Jacopo che con nuove tecniche di fermentazione, la selezione in vigna, continuano nella tradizione.

La loro filosofia di produzione  si basa “nel proporre vini,  dove i veri protagonisti siano il territorio e le caratteristiche delle singole tipologie di uve”. Infatti, tutti i vini vengono vinificati e affinati in purezza senza alcun affinamento in legno. “Il nostro Presente è condizionato dal nostro futuro…….. Non è uno slogan ne una frase a caso ma la consapevolezza che “non dobbiamo fermarci, non accontentarci mai, continuare a produrre vini qualitativamente elevati”. E quando si parla di futuro è inevitabile la progettualità.

Sani! si, vogliamo che i nostri vini siano ancora e sempre meno condizionati dalla chimica, in natura c’è tutto basta cercarlo e  rispettarlo”. Un grandissimo progetto ha avuto inizio con la vendemmia 2008, ricercare nelle uve i loro lieviti, per poi utilizzarli nei mosti. Lieviti selezionati autoctoni, proprio per dare sempre più verità alla progettualità e la filosofia di produzione.  In collaborazione con ASTRA, laboratorio di microbiologia, nel 2007 abbiamo dato inizio ala ricerca. Dalla vendemmia 2011, dopo molte micro vinificazioni, ecco l’utilizzo in concreto dei lieviti selezionati autoctoni per le fermentazioni dei mosti. Con soddisfazione Giorgio e Jacopo affermano: “risultato ottenuto: vini ancora più veri ma  soprattutto gusto non standardizzato”.

“Gli studi attuali?: riduzione drastica dei solfiti, trattamenti in vigna con micro organismi naturali contro la peronospora. Questo ci permetterà di ridurre al minimo, praticamente annullandola, la tossicità sulla foglia e, quindi permettere alla pianta una fotosintesi migliore ed evitare residui di rame nel’ uva che poi li ritroviamo nel vino”.

Ma come da sempre affermo con convinzione alla fine il risultato deve portare ad affermare che il Vino deve essere innanzitutto BUONO. Ed in questo caso lo è davvero.

I miei appunti di degustazione:

Gioja, Albana di Romagna 2011. Scende nel calice con un luminoso giallo paglierino, lasciando intendere nella sua consistenza un successivo esame gusto-olfattivo di particolare complessità. Al naso si presenta intenso e ricco di sensazioni dei profumi secondari con floreali e vegetali in evidenza, Al palato fresco e molto sapido con ritorni, nella lungo persistenza, dei floreali. Voto Romagna da Bere

Giogiò, Sangiovese di Romagna 2011. Rubino luminoso mediamente intenso, consistenza da presagire morbidezze eccellenti. Al naso si presenta con il frutto tipico del vitigno di Romagna accompagnato sa sentori floreali rossi come viole. Anche i terziari si distinguono nettamente con la presenza del pepe. Al palato le morbidezze preannunciate con un tannino bilanciato accompagnato da una vena fresco-sapida. Bellissimo il ritorno fruttato nella lunga e piacevole persistenza. Voto Romagna da Bere

“Romagna mia, romagna in fiore” la canzone che tutti noi abbiamo cantato dove tra l’altro viene ricordato il Sangiovese. Allora che peccato è affermare: Romagna da Bere. Un plagio? E che plagio sia.

Urano Cupisti