Briciole di memoria che rievocano commozione e coinvolgimento
Parlare adesso del Vinitaly 2015, dell’accaduto nel mese di Marzo, con la velocità odierna della comunicazione che pretenderebbe di pubblicare quanto ancora deve accadere, può sembrare anacronistico, superato, inopportuno. Ma alcune notizie sfuggono alle nuove regole e rientrano tra quelle che amo definire evergreen, sempre moderne, attuali, del momento.
Mi è accaduto durante la visita allo stand Col d’Orcia. Assaggi e appunti circostanziati, tanti, tanti, veramente tanti. E poi arriva il giorno che rileggi, le briciole della memoria si ricompongono ed ecco i ricordi, le emozioni e ti accorgi che parlarne è sempre coerente.
Ero atteso per l’assaggio delle ultime vendemmie e l’evoluzioni delle precedenti. Ero atteso per quella “vecchia annata”, per riscoprirla, capirla e valutarne lo “stato” di conservazione nel tempo.
Per capire meglio di cosa ho potuto assaggiare nella circostanza è obbligo ricordare cos’è Col d’Orcia, dove è posizionata, dove i suoi vigneti sono collocati. Ci troviamo nella parte sud della collina di Montalcino là dove si riesce ad avvertire il rumore del fiume Orcia ancora allo stato torrentizio. Un territorio pienamente soleggiato e protetto dai freddi venti del nord.
Dal 2010 tutta la produzione segue le regole dell’agricoltura biologica. Accurata gestione del suolo, interventi ridotti al minimo in cantina per prodotti dalle grandi potenzialità.
E gli assaggi annuali mi aiutano a capire, comprendere la filosofia aziendale sempre a ricercare soluzioni alternative nella continuità e tradizione. Come non ricordare l’impegno profuso nell’ambito della ricerca e dello sviluppo. Il ricordo di quella visita aziendale, di quel vigneto laboratorio d’idee, frutto della efficace collaborazione con l’Università di Firenze mirata allo studio dei sistemi d’impianti e di allevamento (come la Lyra) ed in particolare sulla selezione clonale dei vitigni, in particolare del Sangiovese Grosso.
E tutto questo non è da poco.
Mi siedo e vengo affidato ad un signore cortesissimo che mi aiuta nel l’assaggio proponendomi bottiglie in una sequenza a scendere verso le eccellenze percorrendo un sentiero emozionale.
Spezieri 2014. Mix di sangiovese e ciliegiolo. Il vino aziendale di “facile beva”. Da bere giovane, magari due-tre gradi sotto la media per aumentare la freschezza. Voto
Rosso di Montalcino 2013. Mix di sangiovese grosso proveniente da più vigneti. Il Montalcino che non impegna ma che allo stesso momento ti fa capire quello che sarà il Brunello della stessa vendemmia. Rosso rubino, mostra la sua consistenza rilasciando morbidezze sulla parete del calice. Al naso è fruttato e speziato ma non troppo. Al palato equilibrato e di media persistenza. I suoi tannini levigati lo rendono comunque nobile. Voto
Olmaia 2012. Cabernet Sauvignon 100%. L’Olmaia anno dopo anno si conferma un ottimo vino candidandosi al raggiungimento dell’eccellenza. Seducente il colore e il naso con un ventaglio di note di secondari e terziari ben integrati. Al palato è elegante e di corpo con vena tannica risoluta ma gradevole. I ritorni retronasali ci ricordano le spezie. Voto
Brunello di Montalcino 2010. Sangiovese Grosso 100%. Il primo dei “brunelli” in assaggio. Il percorso è quello tradizionale. Tre anni in grandi botti di rovere ed affinamento per oltre un anno in bottiglia. Colore rubino cupo. Ammanta di colore il calice nel roteare. Lacrimazione in evidenza a ricordarci le morbidezze. Naso che rilascia fruttati su confetture di sottobosco. Un pot-pourri di spezie e note balsamiche. Al palato l’equilibrio è contornato da tannini che sfumano. Persistente, eccellente in tutto. Voto
La preparazione per l’attesa è risultata appropriata ed elegante, un vero e proprio incedere gusto-olfattivo adeguato, opportuno, confacente.
Brunello di Montalcino “Poggio al Vento” Riserva 2007. Sangiovese Grosso 100%. Prodotto solo nelle grandi annate con uve provenienti dall’omonimo vigneto con caratteristiche morfologiche del terreno particolarmente adatte ad esaltare questo tipo di sangiovese. Permanenza in grandi botti per 48 mesi e ulteriori 12 mesi di affinamento in bottiglia. Le bottiglie lasciano l’azienda con raccomandazione di attendere ancora per poterne carpire i segreti. Granato, al naso una complessità straordinaria con note speziate eleganti. Al palato entra in progressione potendo gustare le morbidezze e le durezze che si fondono in perfetto equilibrio. I tannini sono nobili. La persistenza lunghissima e i retro nasali rispecchiano la complessità olfattiva. Voto e chapeau!
Brunello di Montalcino “Poggio al Vento” Riserva 2001. Sangiovese Grosso 100%. La descrizione sarebbe ripetitiva. Aggiungo che ha provocato commozione e coinvolgimento. Voto e chapeau!
Brunello di Montalcino Col d’Orcia 1965. Sangiovese Grosso 100%. Il grande vecchio, emozione allo stato puro. Rispetto, riverenza e soggezione. Tutto in quel sorso che lentamente ti prende e scivola nella memoria per rimanerci indelebile.
Urano Cupisti