Una emozione incredibile trovarsi di fronte ad un calice di vino rosso e non sapere che cos’è, da dove proviene, la sua storia.

Fitto nel colore, quasi impenetrabile. Buona fragranza e gradevole gusto, di pronta beva. Classe, portamento. Da subito avvolgente con un finale gradevole fruttato ei buona persistenza. Se ne deduce che possa essere un vino nordico, di montagna, con evidenti note di appassimento. Non può essere né un uvaggio né un assemblaggio. Non rimane che orientarsi su di un monovitigno. Quale?

La sorpresa!

Vino Reboro da uve Rebo. Ed ecco allora  affiorare le reminiscenze scolastiche, gli studi dei vitigni, degli ibridi e dei ricordi legati a quel viaggio, in tempi remoti, presso l’Istituto di San Michele all’Adige, per seguire alcune lezioni “del perché e del per come” e della necessità di procedere alla possibilità di favorire mutamenti ibridi per combattere le malattie della vite sempre più frequenti. Studi volti alla nascita di vitigni ibridi o meglio dire incroci.

Reboro. Affinamento

Una delle lezioni alla quale assistetti riguardò proprio l’ibrido REBO, nato da studi specifici dell’agronomo Rebo Rigotti che, dopo una lunga sperimentazione, riuscì a produrre un vitigno che avrebbe dovuto sostituire il vitigno Merlot. Il nome? Incrocio Rigotti.

Tutti pensarono ad un incrocio tra Marzemino e Merlot. La verità, nel tempo, è risultata tutt’altra cosa.

Il Rebo è un incrocio tra Merlot e Teroldego, quest’ultimo autoctono della piana trentina “rotaliana”.

Reboro o Rebo?

In un primo tempo esisteva il vitigno Rebo da cui si produceva il vino omonimo, ovvero il Rebo.

Oggi ci ha pensato l’Associazione dei Vignaioli del Vino Santo Trentino a portare un chiarimento: Rebo è il vitigno così chiamato in onore di Rebo Rigotti e Reboro è il vino che se ne produce. E tutti vissero felici e contenti!

Il Reboro nel calice

Perché proprio questa Associazione?

Sono loro che hanno salvato questo ibrido dall’estinzione dando vita ad un evento annuale che si svolge nella Valle dei Laghi (Trentino). Evento che nel 2022 è arrivato alla sua quinta edizione riuscendo ad attraversare indenne la pandemia.

Un progetto nato dall’amicizia e dalla collaborazione riscoprendo un valore particolare dell’uva Rebo: la sua adattabilità all’appassimento e concorrere al confronto con i grandi Vini Italiani che storicamente seguono questa pratica.

Reboro. L’Evento 2022

Ed ecco che nell’edizione 2018 del neonato evento battezzato con il nome “Reboro. Territorio&Passione”, il confronto scelto è stato con il ben noto Sforzato di Valtellina, vino rosso a base Nebbiolo.

Nel 2019 la scelta è caduta su di un Vino meridionale proveniente dalla Puglia: il Graticciaia. Nel 2020 e 2021, in piena pandemia, con collegamenti da remoto, il confronto è stato verso il Recioto e l’Amarone. Nell’edizione di quest’anno la scelta è caduta su un altro grande vino come il Buttafuoco Storico proveniente dall’Oltrepò Pavese.

Come si produce il Reboro?

Le uve Rebo, coltivate nei migliori vigneti, vengono lasciate appassire fino a Novembre inoltrato sulle “aréle”, i graticci utilizzati anche per l’appassimento delle uve Nosiola destinate alla produzione del Vino Santo Trentino DOC. Dopo la spremitura e la successiva vinificazione, il Reboro matura per tre anni in botti di rovere, che gli donano eleganza e struttura.

La valle dei laghi trentini

Qui si produce il Vino Santo trentino (che non ha niente a che vedere con il Vin Santo toscano), una vera chicca da un piccolo territorio. Un vino inimitabile!

La Valle dei Laghi

Nasce dall’uva Nosiola, varietà bianca autoctona dalle caratteristiche perfette per l’appassimento, tecnica che qui è realtà grazie al vento Ora del Garda, che da Riva del Garda soffia verso nord attraversando tutta la vallata dei Laghi.

Dall’esperienza del Vino Santo l’intuizione di produrre il “nuovo” Reboro secco e corposo.

Che dire. Un progetto, un’amicizia tra coltivatori, una collaborazione d’intenti per valorizzare un territorio e tanta emozione nella riscoperta di un vino dimenticato. Operazione ben riuscita. Chapeau!

Urano Cupisti