Nel cuore di Greve in Chianti, tra le antiche mura in mattoni della storica Enoteca Falorni, il vino è tornato protagonista di un racconto di territorio, tempo e passione.

A guidare questa esperienza unica, i ragazzi di Tesori Liquidi, progetto fondato da Francesco Bonomi e Francesco Mastrosimone, che da anni portano avanti un percorso di scoperta dedicato ai vini rari e alle annate storiche.

La protagonista della giornata è stata Querciabella, azienda simbolo del Chianti Classico, fondata nel 1971 da Giuseppe Castiglioni e oggi conosciuta nel mondo per la sua visione sostenibile e la purezza espressiva dei suoi vini.

Enoteca Falorni. Francesco Bonomi e Francesco Mastrosimone e Giovanni Sabaini di Tesori Liquidi
Enoteca Falorni. Francesco Bonomi, Francesco Mastrosimone e Giovanni Sabaini di Tesori Liquidi

A rappresentarla all’Enoteca Falorni, la straordinaria competenza di Emilia Marning, direttrice commerciale dell’azienda, ma ancora di più la definirei: ambasciatrice della filosofia Querciabella e voce autentica di una realtà che ha davvero molto da esprimere e condividere.

Querciabella: un’eleganza che attraversa il tempo

Querciabella
Querciabella

Fin dalle origini, Querciabella si distingue per un approccio pionieristico: agricoltura biologica già dagli anni Ottanta, viticoltura biodinamica dal 2000 e una costante ricerca di equilibrio tra natura e interpretazione enologica.

Ogni vino nasce come riflesso del territorio, ma anche come espressione di una filosofia in cui il rispetto per l’ambiente è parte integrante della qualità.

Tra le etichette simbolo dell’azienda spicca Camartina, il “vino di famiglia”, nato nel 1981 come blend di Cabernet Sauvignon e Sangiovese. Una bottiglia che incarna l’anima del Super Tuscan, ma con una personalità profondamente radicata nel Chianti Classico.

Querciabella. In postazione
Querciabella. In postazione

Il viaggio sensoriale: quattro decadi di Camartina

La degustazione condotta da Tesori Liquidi ha offerto ai partecipanti un viaggio attraverso il tempo, con annate di Camartina capaci di raccontare l’evoluzione stilistica e identitaria di Querciabella.

  • Camartina 2020 – L’attualità del futuro: colore rosso rubino intenso, note di mora, nocciola, mallo di noce e un finale salino e floreale. Un vino pieno e dinamico, che rivela tutta la precisione della vinificazione moderna e la freschezza di un’annata equilibrata.
  • Camartina 2016 – Eleganza e armonia: il Cabernet e il Sangiovese si fondono in un abbraccio di struttura e finezza, con una bocca tesa, balsamica, dal finale lunghissimo.
  • Camartina 2008 – Tensione e profondità: un naso ematico e rosmarino, una bocca sapida e asciutta, segnata da un cioccolato intrigante e da un finale non lunghissimo.
  • Camartina 1996 – La memoria liquida del tempo: una delle annate più affascinanti della serata, ancora vibrante, viva, capace di emozionare per la sua complessità e integrità.

La degustazione ha intrecciato nozioni tecniche e sensibilità qualitativa, permettendo di comprendere quanto ogni annata di Camartina sia il risultato di scelte consapevoli, in vigna e in cantina, ma anche di un rapporto profondo con il tempo.

Degustare Camartina – ha sottolineato Emilia Marning – significa ascoltare la voce di una vigna che cambia, di un territorio che evolve, ma che resta fedele a sé stesso. Il tempo, nel vino, non è mai un nemico: è il suo più grande narratore”.

Gli altri Supertuscan

Le annate di Camartina sono state intervallate da altri “BIG” del panorama enologico, rigorosamente IGT Toscana. Ecco le mie personalissime note di degustazione. (Una citazione voluta più per rendere omaggio a queste icone intramontabili e alla competenza di Tesori Liquidi nel portare tali nomi sul tavolo, piuttosto che cercare di definire certe sensazioni che a volte, è bene anche non razionalizzare più di tanto, ma lasciarle nell’emozione di un sorso senza tempo).

Querciabella. La degustazione all'Enoteca Falorni
Querciabella. La degustazione all’Enoteca Falorni

Antinori – Tignanello 1995

Uvaggio: 80% Sangiovese, 15% Cabernet Sauvignon, 5% Cabernet Franc. È stato il primo Sangiovese affinato in barrique, il primo vino italiano ad essere assemblato con uve internazionali e tra i primi a non utilizzare uve bianche.

Il nome deriva dall’omonima vigna, da cui si produce il vino dal 1971; dal 1985 il blend è rimasto invariato. I vigneti si trovano nelle valli della Greve e della Pesa, nel comune di San Casciano, a un’altitudine di 350–400 m su suoli calcarei con elementi tufacei (57 ettari dedicati).

Note di degustazione. Profumi di china e tabacco; al palato cioccolato bianco, zafferano, pepe. Vino sapido e complesso, di grande profondità.

Castello di Ama – Haiku 2014

Uvaggio: 50% Sangiovese, 25% Cabernet Franc, 25% Merlot. Origine del vino: Haiku nasce con l’introduzione del Cabernet Franc, piantato nei primi anni 2000. La prima annata è il 2009.

Note di degustazione. Colore granato. Al naso emergono note intense di caffè e ferroso/ematico. Al palato tornano il caffè e la cioccolata, sostenuti da una bella sapidità e sfumature di erbe aromatiche. Tannini ancora molto vividi. Finale lungo con ciliegia sotto spirito.

Fontodi – Flaccianello della Pieve 2016

La tenuta, di proprietà della famiglia Manetti, conta circa 100 ettari vitati. La prima annata del Flaccianello risale al 1981. Uvaggio: 100% Sangiovese (circa il 2% del Sangioveseaffina in anfora)

Querciabella. La degustazione all'Enoteca Falorni
Querciabella. Gli assaggi

I vigneti si trovano nella celebre Conca dOro di Panzano in Chianti, a 380–400 m di altitudine, su suoli di galestro e alberese.

Note di degustazione. Al naso arancia essiccata, peperone, e delicate note marine. In bocca è sapido, pieno, con sentori di liquirizia e zafferano. Finale lungo e salino.

Ricasoli – Casalferro 1998

La prima annata risale al 1995, inizialmente 100% Sangiovese. Nel 1998 il blend è 80% Sangiovese e 20% Merlot; dal 2007 è invece Merlot in purezza.

Siamo a Gaiole in Chianti, dove la cantina Ricasoli è rinomata per l’accurata mappatura dei suoli. Il Merlot proviene da tre cru su terreni calcarei, mentre il Sangiovese deriva da vigne selezionate a 500 m di altitudine su suoli di galestro e alberese.

Note di degustazione. Colore ambrato scuro, vino molto evoluto. Al naso umami e erbe essiccate; al palato grande sapidità, con finale terroso e di tabacco.

Alice Romiti