Così, nei suoi vini, ho riscoperto il Salento, un territorio di confine ricco di Storia, di Cultura e di Tradizioni

Non è facile e riuscirci riempie di orgoglio. Ė successo ieri sera quando insieme ad altri otto appassionati assaggiatori ho riscoperto il Salento, quel territorio di confine ricco di Storia, di Cultura e di Tradizioni. Nei suoi vini autentici, unici ritrovi i profumi di un mediterraneo diverso e i colori del suo sole. Tutto questo è il Salento che riconosci nei suoi vini.

Sul tavolo del Banco d’Assaggio quattro dei sei vini eranodi un produttore che da oltre sesssant’anni impersonifica questo estremo territorio pugliese tra tradizione ed innovazione. Oggi, nella continuazione di valori che non si esauriscono, sono i figli a proseguire nel solco di una realtà vitivinicola d’eccellenza.

Sto parlando dell’Azienda Michele Calò, dei suoi Negroamaro, Primitivo di Manduria, Malvasia Leccese, Verdeca del Salento e Moscato Reale nel segno di una cultura radicata che vede la nobilitazione di questi antichissimi vitigni autoctoni. “Vitigni forti, per vini importanti ed eleganti, capaci di suscitare emozioni intense”.

A cercare di rendere l’assaggio intrigante, affascinante  e stimolare la ricerca con i nostri sensi, come sempre, la presenza di due vini “abbastanza vicini” ma profondamente diversi. Terreni argillosi, calcarei quelli del Salento, prevalentemente vulcanici per gli altri.

Vediamo l’analisi sensoriale dei sei campioni:

  • Mjere Salento Rosato Igp 2013. Azienda Michele Calò & Figli. Tuglie (Lecce). Negroamaro 90%, Malvasia Nera Leccese 10%. Tav 13,50%. Rosa corallo tendente al chiaretto brillante. Archi precisi e lacrimazione fitta, consistente. Al naso una verticale intensa con ingresso di fiori, frutta con prevalenza ciliegia. Al palato si presenta fresco, sapido e morbido nel sapore. Chiude con una media persistenza e ritorni retrolfattivi fruttati (vinoso). Un rosé di tutto rispetto. Voto Quando capisci un territorio bevendo i suoi vini
  • Cerasa Salento Rosato Igp 2013. Azienda Michele Calò & Figli. Tuglie (Lecce). Negroamaro 100%. Tav  13,50%. Cerasuolo tendente al chiaretto, brillante. Ruota nel bevante mostrando la sua consistenza. Lacrimazione uniforme. Bouquet intenso e complesso con evoluzione di fiori, frutta e leggera speziatura. Sorso importante con vena fresco-sapida marcata. Attenuazione ed equilibrio dovuti ai polialcoli. Buona persistenza con ritorni fruttati. Un bel rosé. Voto Quando capisci un territorio bevendo i suoi vini
  • Mjere Salento Rosso Igp 2012. Azienda Michele Calò & Figli. Tuglie (Lecce). Negroamaro 100%. Tav  14,00%. Rubino intenso con unghia ancora lievemente purpurea a segnalare la sua “giovinezza”. Ruota nel bevante con una discreta consistenza lasciando segnali glicerici importanti. Al naso il calore del Sud dove emergono i fruttati e gli aromatici. Al palato un tannino levigato in equilibrio con i polialcoli lasciati sul vetro. Lungo con ritorno di note fumé. Voto Quando capisci un territorio bevendo i suoi vini
  • Vigneto Serpara Doc Re Manfredi 2000. Aglianico del Vulture 100%. Tav 13,5%. Il primo dei due intrusi presenti denota al naso una imperfezione che condiziona l’intero assaggio. Una nota riduttiva che non riusciamo ad “ossigenare a dovere”. Rimane fastidiosa e penalizzante. Al palato comunque risulta rotondo, avvolgente con tannini fitti. Peccato non va oltre. Voto Quando capisci un territorio bevendo i suoi vini
  • Primiter Salento Primitivo Igp 2012. Azienda Michele Calò & Figli. Tuglie (Lecce). Primitivo di Manduria 100%. Tav 14,50%. Il miglior assaggio della serata. Si è presentato con un colore rubino intenso lasciando tracce gliceridi fitte. Impatto olfattivo poderoso con note fruttate di composta di more e lamponi su sfondo balsamico e di cuoio. Al palato emerge la freschezza che lascia il posto ad una chiusura morbida. Finale lungo con ritorni retrolfattivi di confettura rossa. Un gran bel vino. Chapeau! meritevole di Quando capisci un territorio bevendo i suoi vini
  • Terra di Lavoro Igt 2008. Galardi. Aglianico 80%, Piedirosso 20%. Tav 14%. Il secondo degli intrusi. Da più di vent’anni a rappresentare l’eccellenza campana. Forse il 2008 non è stata una vendemmia particolarmente pregiata da ricordare. Lo si capisce dal rilascio non perfetto sul bevante e dall’impatto verticale all’olfatto. Non un cavallo di razza ma semplicemente un buon cavallo. Meno profumato delle versioni precedenti. Al palato non tradisce ma non entusiasma ed è il suo finale, atteso lunghissimo, che dopo 8-9 secondi si perde senza lasciare niente dietro di se. Ho un ricordo di uno stupendo 2006 e di un altrettanto stupendo “giovanetto” 2010. Voto Quando capisci un territorio bevendo i suoi vini

Storie e testimonianze, territori a confronto, il Salento che ti incanta. Convincente conferma di una Azienda: produzione capace di dare il giusto risultato alle particolarità viticole.

Urano Cupisti