Là dove le Querce condizionano il profilo delle vigne

Ho conosciuto la Signora Anna Maria Cruciata in Novembre a Grosseto durante l’evento Maremmachevini. Insieme al marito Hugh Constable Maxwell si dedicano a tempo pieno all’attività produttiva della Val di Toro, un’azienda vinicola relativamente giovane (nata nel 2003) ubicata nelle vicinanze di Grosseto, nella fascia pedemontana, collinare chiamata Poggio La Mozza, in piena Docg Morellino di Scansano.

Il dialogo con la Signora Anna Maria è iniziato spontaneamente sia per il desiderio di presentare i vini dell’Azienda con i dovuti riferimenti storici, ambientali e di produzione sia per la mia curiosità vuoi per l’etichette, vuoi per il nome stesso in riferimento ad una area geografica meno conosciuta se non in grandi linee.

“Se lei un giorno verrà a trovarci la prima cosa che noterà saranno gli alberi.Querce che abbiamo trovato lì, nate e cresciute prima dei vigneti, importanti per fare ombra al bestiame nei pascoli”

Devo dire che il colloquio si è fatto da subito interessante registrando una storia diversa dalle altre.

Amore a prima vista del luogo, la decisione di trasferire armi e bagagli da quelle parti, crescere i figli, dedicare anima e corpo a produrre vino.

“ Le querce le abbiamo lasciate al loro posto, tutte,interrompendo i filari e condizionando il profilo delle vigne. Non solo. Siamo coscienti che non semplificano il nostro lavoro, non migliorano la qualità del vino, ma sono lì a testimoniare  una storia di rispetto, profondo, per la terra della quale ci siamo innamorati fin dalla prima volta”.

Una presentazione come questa non può che coinvolgere l’appassionato nel suo ruolo di assaggiatore. E così è stato. Non più il sorso per la fredda analisi sensoriale ma la degustazione di vini immaginando il terroir di provenienza. E la Signora Anna Maria complice del contesto, della circostanza.

Microclima del tutto peculiare, venti marini, macchia mediterranea, roccia arenaria, scheletro. 6.000 piante per ettaro, allevamento a guyot, su circa 10 ettari vitati. I vitigni presenti oltre al Sangiovese sono Montepulciano, Vermentino e una piccola parte di Grechetto. Conduzione attuale biologica con uso prevalente della pratica del sovescio. Utilizzo dei legni per i vini rossi solo per affinamento (barriques e tonneaux)

Quattro i vini in degustazione:

Maremma Toscana Doc Vermentino 2015 “Auramaris”. Vermentino 85%, Grechetto 15%. Vinificazione classica in bianco con una permanenza sulle bucce per circa 3 mesi prima delle filtrazioni e messa in bottiglia. Paglierino con accenni dorati. Al naso floreali e fruttati che si sono alternati  lasciando una scia vegetale marcata. Al palato ingresso fresco e minerale bilanciato da una buona presenza di polialcoli. Ritorni retro nasali fruttati. Ottimo. Voto 87/100

Maremma Toscana Doc Rosato 2015 “Anna’s Secret”. Sangiovese 100%. “Il segreto di Anna”. Un rosé che mi ha colpito da subito per quel colore tenue stile provenzale. Al naso un mix di fiori e frutta con accenni al “bosco” composto da fragole e mirtilli. Al palato ricco di piacevolezza con la vena fresco-sapida in evidenza. Ottimo. Voto 88/100 (per un rosato della Maremma è in assoluto un voto alto)

Maremma Toscana Doc Sangiovese 2014 “Rosso Ribelle”. Sangiovese 100%. Il Sangiovese maremmano che ti aspetti. Semplice e pulito. Senza compromessi e banalizzazioni. Rosso rubino luminoso con lampi purpurei. Media consistenza rilasciando evidenti morbidezze. Al naso floreali maturi di viola mammola, fruttati  di bosco, accenni speziati. Al palato buona la rispondenza tra acidità e mineralità in equilibrio con i polialcoli. I tannini hanno percorso il dorsale della lingua con media incisività. Ottimo. Voto 86/100

Maremma Toscana Doc Rosso 2011 “Val di Toro” Sangiovese 70%, Montepulciano 30%. Il vino top della gamma. Grappoli selezionati e scelti, fermentazioni separate in vasche di cemento. Travaso in barriques di secondo passaggio per circa 18 mesi per poi effettuare l’assemblaggio. Affinamento in bottiglia prima di essere messo in commercio. Rubino luminoso con unghia violacea. Abbondanza di glicerine sulle pareti del calice che hanno dato origine ad archi fitti. Al naso il susseguirsi dei secondari e terziari in un finale avvolgente vanigliato. Al palato sono stati i tannini già eleganti a sorprendere. Lunga vita a questo Val di Toro 2011. Ha sfiorato l’eccellenza. Ottimo voto 89/100.

I vini Val di Toro: eleganza ed equilibrio in sostituzione della tipica rusticità dei rossi maremmani. Chapeau Signora Anna Maria.

Urano Cupisti