I vini buoni

Per conoscere la realtà vitivinicola della provincia di Pisa bisogna raggiungere Pontedera e prendere la Strada Provinciale 439 e percorrerla fin oltre Volterra. È la Val d’Era, la vallata del fiume Era, dove si hanno rilievi montuosi collinari come contrafforti pre-appenninici. Sono le Terre di Pisa meglio conosciute come Colline Pisane, protette dai venti, ricche di vegetazione mediterranea con boschi, uliveti e vigneti.

In questa valle la presenza e coltivazione dell’uva risale ai tempi degli etruschi. Non è difficile, percorrendo i vari sentieri, imbattersi in necropoli risalenti a quel periodo storico.

Terricciola, Comune di circa 5.000 abitanti, di antichissime origini etrusco-romane, è la destinazione del mio vinovagare alla  ricerca di realtà vinicole da raccontare.

Pieve de’ Pitti l’azienda scelta per rivelare i segreti di questa parte di collina idrograficamente posta alla confluenza della valle del torrente Sterza con la Val d’Era.

“198 ettari di estenzione con boschi, campi coltivati, vigneti ed oliveti che si stendono a raggiera sulla collina  dominata dalla Villa e dal Castello di Pava”. Chi racconta è Caterina Gargani, vignaiola di Pieve de’ Pitti.

La Pieve de’ Pitti deve il nome alla famiglia fiorentina dei Pitti e alla Pieve di San  Giovanni”.

Caterina mi ricorda di “un tempo il castello di Pava…” ripercorrendo la Storia tra narrazioni e leggende che hanno interessato il luogo e la proprietà  fino ai giorni nostri.

Poi è il momento dei vini ed emerge la passione con la quale porta avanti il lavoro quotidiano in azienda. Perché è lei che si occupa in prima persona di tutta la produzione “dalla vite alla bottiglia” come suol dire.

“Per palato e tradizione abbiamo fatto nostro il gusto ruvido, rubestio come diciamo noi, del Sangiovese”. Affermazione non da poco che rende l’attesa degli assaggi stimolante.

“Le brezze marine che soffiano imperterrite da Sud-Ovest e avvolgono l’uva in un abbraccio sapido (e il nostro Vermentino ringrazia), l’uva dorata e succosa del bianco toscano fatto di Trebbiano da vendemmia tardiva, e l’intruso Syrah per aggiungere pepe e un po’ di verve allo stile classico che meglio definisce la viticoltura da queste parti”.

Alla domanda se la conduzione in vigna è orientata al biologico ne esce una risposta fuori dagli schemi modaioli di questi ultimi tempi, più realistica per il luogo.

Vinificazione che esalti piuttosto che oscuri il lavoro in vigna. Nessun pesticida, nessun fertilizzante chimico, nessun disserbante. Uve sane per grandi vini. Abbiamo fiducia nelle nostre mani”.

E all’affermazione che un buon vino nasce solo da un buon lavoro in vigna, inizio gli assaggi di otto campioni.

Aprilante 2015. Vermentino 100% Paglierino. Naso su floreali di biancospino per poi allargare a mela, pesca e albicocca. Al palato ben strutturato, fresco e sapido con una buona persistenza. Buono. Voto 86/100

Aprilante 2007. Vermentino 100%. Vecchia annata con un colore brillante. Al naso la componente minerale sovrasta gli altri profumi. Al palato ottima la vena fresco-sapida in equilibrio con i polialcoli. Sempre persistente. Ottimo, voto 88/100

Tribiana 2013. Trebbiano 100% Vendemmia tardiva. Colore paglierino carico. Naso complesso orchestrato su ricordi floreali e fruttati. Al palato equilibrio tra morbidezza e misurata freschezza. Chiude sapido. Ottimo, Voto 87/100

Tribiana 2010. Trebbiano 100% Evoluzione del precedente. Mantenutosi benissimo con ottimo collegamento tra l’olfattivo e il gustativo. Ottimo, Voto 88/100

Scopaiolo 2013. Syrah 95% e Petit Verdot 5%. Rubino intenso. Naso con profumi estremamente vivi e ben marcati verso una speziatura elegante. Al palato tannino ben integrato con gustosa chiusura sul fruttato. Ottimo. Voto 88/100

Appunto 2012. Sangiovese 60% e Merlot 40% Colore rubino luminoso. Naso con ventaglio olfattivo complesso con buona speziatura. Al palato buona freschezza e sapidità in equilibrio con le morbidezze. Buona persistenza Ottimo Voto 87/100

Moro di Pava 2008. Sangiovese 100%. Granato. Note di viola, peonia per aprirsi sui fruttati di piccoli frutti di bosco, prugne per poi arrivare a terziari marcati. Al palato morbido sorretto bene da una intensa acidità e sapidità con lunga persistenza. Ottimo Voto 89/100

Cerretello 2013. Sangiovese 90%, Canaiolo e Malvasia Nera 10%. Arriva  all’eccellenza. Un vivido manto rubino. Registro olfattivo intenso e complesso con soffi di ribes e mirtilli, felce, pepe e caffè. Al sorso da subito avvolgente con buona mineralità  e trama tannica nobile. Di lungo respiro. Eccellente. Voto 90/100

“Se non ti piace il gusto della bottiglia che hai appena aperto a cosa ti serve discutere su aroma, stile, vinificazione” Musica per le mie orecchie, credente nel principio che prima di tutto un vino deve essere buono. E quelli di Pieve de’ Pitti lo sono.

Urano Cupisti