Insieme a Marco e ad una magnum di Sedì

Non cercatelo su internet. Ha una pagina facebook e, a richiesta, una “scheda informativa” (così la chiama lui) e basta. Qui finisce “l’informativa aziendale” su Marco Verona.

Per saperne di più bisogna telefonare, farsi conoscere (dopo si diventa amici per la pelle) magari presentato da terza persona fidata (così è stato per il sottoscritto), andare a trovarlo “nel suo piccolo regno apuano”.

Marco Verona, classe 1971, viticoltore nelle Colline Apuane, più precisamente “nelle Colline del Candia”.

La storia

Il Candia è una delle microaree poco conosciute. Anche per i toscani. Fa parte dei contrafforti collinari prospicenti le Alpi Apuane. Divide le due città ambedue capoluoghi di provincia: Massa a sud e Carrara a nord. Da sempre terra di uva, viticoltori, di vino.

La Storia ci ricorda che nei tempi trascorsi, possedere una damigiana di vino del Candia significava detenere un tesoro; essere amico di qualche contadino del luogo e averla prenotata con continuità negli anni, significava essere un prediletto. Bastava non ritirarla un anno per essere escluso “a vita”.

Poi, nel tempo, qualcosa non ha “funzionato” ed abbiamo avuto periodi dove era fin troppo facile comprare “il Candia”, trovarlo ovunque e altrettanto facile capire che le damigiane e bottiglie in vendita superavano di gran lunga la reale produzione. Lo scandalo Candia ha prodotto la sua ibernazione che ancora, in larga parte, continua.

Vgneto con, in alto, la casa-cantina di Marco Verona

Arrivata definitivamente  la D.O.C (1997) e l’allargamento a tutti i territori dei Comuni di Carrara, Massa e Montignoso, dal confine del Comune ligure di Luni a quello di Pietrasanta, provincia di Lucca, non ha di fatto aiutato a salvare la territorialità del Candia. Non solo.

L’unione effettiva d’immagine tra Colli di Luni e Colli Apuani nel nome del vitigno principe, il Vermentino, produce tutt’oggi molta confusione e “il Candia” ne soffre rischiando la propria, unica, immagine.

Marco Verona questo lo ha capito da subito, uscendo dal disciplinare Doc, producendo un Bianco, un Rosso e un rifermentato “alla vecchia maniera” sotto l’Indicazione Geografica Tipica (IGT) ricordando e rivendicando le origini.

Qui si fa vino “naturale”

Il suo fine? Risalire i gradoni delle vigne e imbottigliare il territorio. Di nuovo Candia.

Marco da sempre ha orientato il suo lavoro nella direzione di quel frastagliato arcipelago enoico che solitamente definiamo “vini naturali”. 

Pigiatura e non pressatura, nessun rimontaggio, utilizzo di piccole vasche inox unitamente a tre barriques esauste “da quel dì” (come ama definirle), messe verticali con apertura dall’alto, nessuna aggiunta di lieviti o enzimi, tutto reso possibile dalle piccole dimensioni aziendali e dal “fai da te”, compresa la rudimentale, semplice imbottigliatrice, tappatrice ed etichettatrice.

Nonché da un lavoro nel vigneto che definire meticoloso è dire poco.

Poco più di un ettaro, diviso in tre vigneti, per circa tremila bottiglie. Vigneti volutamente misti di Vermentino,  Malvasia di Candia, Albarola, Trebbiano toscano, Sangiovese, Canaiolo, Syrah, Merlot, Massaretta e/o Barsaglina ed altri in presenza sporadica come Ciliegiolo, Grenaccia, Malvasia nera, Bonamico e Montepulciano. “E poi sono sicuro che ce ne sono altri non individuati”.

Ritorno all’antico; meglio dire l’antico che è volutamente rimasto.

Arrivare da Marco in auto non è semplice. La strada, in parte è il vecchio tracciato della “francigena”, a doppio senso ma che permette il passaggio di una sola auto, s’inerpica con pendenze “da urlo” in un anfiteatro di vigne fino ad arrivare al crinale dove c’è la casa-cantina. Altrimenti il “treno”.

Stazione francigena

Una monorotaia, simile a quelle epiche dei vigneti delle “Cinque Terre” che, partendo dalla stazione della francigena, attraversando il vigneto principale a gradoni, raggiunge la casa-cantina. Posso assicurare che è un tragitto unico, un’esperienza incomparabile e preziosa. Trovarsi nel bel mezzo della realtà produttiva e toccare le scoperte più sorprendenti di un territorio esclusivo, originale, dimenticato.

L’assaggio

I vini di Marco Verona vengono segnalati da chi lo conosce come scoperte più sorprendenti. Dopo gli assaggi ho annotato nel mio fedele moleskine: ”sono fortunato degli assaggi perché in giro di bottiglie così ce ne sono poche e la reperibilità non è così semplice. Livello notevole”.

Campione di vasca senza nome. Trebbiano e Vermentino, Macerato in barrique verticale esausta, travasato in barrique di secondo passaggio, lasciata avviare la malolattica, affinato in damigiana e messo a riposare in vasca inox prima dell’imbottigliamento. Un vino che verrà, una nuova etichetta che si aggiungerà alle altre tre. Nella definizione olfattiva un vino che si rivela ricco e avvolgente. Quel tocco di sud-borgogna che non tradisce il concetto di “vino naturale” secondo il Vangelo di Marco. Fantastico.

Sedì (sei giorni) 2018. Vermentino, Malvasia di Candia, Albarola e Trebbiano. Percorso in inox con macerazioni (sei giorni), avvio della malolattica e affinamento in bottiglia. Mordente, freschezza e sapidità i suoi requisiti e al palato tensione gustativa. Sicuro successo nel proseguo. Adesso Ottimo, voto 88/100.

Le barriques verticali

Sedì (sei giorni) 2017.  Tutt’altro vino. Stessi vitigni del 2018. Non ha fatto la malolattica. Vino con altro mordente. Una più sottile nervatura sapido-minerale. Bottiglia in splendida forma: Eccellente, voto 90/100

Bacca Nera 2018. Vari vitigni a bacca nera presenti nei vigneti. Principalmente Sangiovese e Massaretta. Il territorio del Candia in un calice. In parte in inox e malolattica in legno. Affinamento in bottiglia. Percorso che dona un vino ancora da attendere. Al momento il sorso ci dona una bevibilità in termini di slancio e freschezza. Un domani chissà. Ottimo, voto 88/100

Bacca Nera 2017. Un rosso più solido che sfumato come mi sarei aspettato. Perde un punto nel giudizio finale. Immediato e sempre austero. Ottimo, voto 87/100

In fermento. Un rifermentato vecchia maniera con attenzioni nella produzione del vino base. “Simpatico”, un’esperienza gustativa frizzante, gradevole, suggellatore di amicizie. E poi con il salame di lì, del territorio, è goduria assicurata. Perché dargli un voto? Beviamolo e finiamolo, tanto bottiglie non ce ne sono.

Il treno mi aspettava; era tempo di rientrare. Raggiungere la “francigena”. Portavo con me quel bonus d’interesse, l’insieme di chiarezza e nitidezza espressiva. Esperienze di assaggi d’annate più nervose e reattive, altre più mature e generose; così come deve essere quando si desidera “Imbottigliare il territorio”.

Marco Verona docet. Chapeau!

Urano Cupisti

 

Assaggi effettuati il 23 agosto 2019

Marco Verona

Via dell’Uva 10, frazione Mirteto – Massa

Tel 329 7733510

veronamarco71@gmail.com

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