Storia di un emigrante segnata da due Castelnuovo

Castelnuovo Garfagnana, America del Nord, Castelnuovo (questa volta) di Berardenga. Il giovane Pier Luigi Tolaini che una mattina, di buon ora, lascia la casa dove è nato, ha trascorso la fanciullezza e parte della giovinezza per recarsi alla stazione ferroviaria di Castelnuovo Garfagnana con la sola “valigia di cartone” legata con lo spago. La porta di casa che chiude attento a non far rumore e una finestra che si apre con quel cigolio che nel silenzio sembra un frastuono, un boato. Non si volta a guardare, capisce e sente sopra le proprie spalle lo sguardo del padre che lo accompagna fino al dileguamento dell’ombra in movimento nella bruma mattutina. Il suo incedere non ha sosta. Tutto è stato deciso. Avanti a lui un sogno che lo precede… raggiungerlo è l’obbiettivo.

Un sogno maturato nei campi aiutando la famiglia nel duro lavoro di tutti i giorni. Un sogno che aspettava la “determinazione” arrivata quella mattina nebbiosa. “Quattro cose farò da grande: 1) essere ricco, 2) non mangiar più polenta, 3) bere vini buoni, 4) insegnare a fare vino ai garfagnini”. Tre li ha raggiunti; l’ultimo, quando ha capito che “l’impresa sarebbe stata ardua e difficile”, l’ha cambiato. Ha cambiato Castelnuovo, quello di Garfagnana con quello senese di Berardenga.

Nel 1999, ormai convinto che quell’area geografica posta a est della città di Siena con terreni a tratti argillosi (Merlot), galestro e scheletro (Sangiovese) e sabbiosi (sabbia di tufo) sarebbe stata idonea per ottenere grandi vini taglio bordolese. Acquistò l’attuale Tenuta.

A me sembra la ripetizione di un’altra Storia di Vino, recitata da un personaggio, questa volta “nobile” e non emigrante, amante anche lui del Bordeaux. Cambia la zona, pur sempre in Toscana, ma gli ingredienti sono gli stessi: La passione per i bordolesi, territori particolari con microclimi composti da freddi inverni ed estati soleggiate termo governati da significative escursioni termiche, una cantina all’avanguardia, ed un qualificato team di esperti guidati da Giacomo Tachis per il personaggio “nobile”, Michel Rolland per “l’emigrante”.

“La più alta qualità dell’uva, le più moderne tecnologie, la sapienza della tradizione e il più qualificato team di esperti. Il tutto per ottenere uno dei migliori vini del mondo” (P.L.Tolaini)

L’occasione di tutto questo, di parlare di una delle tante storie legate agli emigranti italiani che hanno fatto “fortuna” in America, è stata la visita recente all’Azienda Tolaini in località Vallenuova nel Comune senese di Castelnuovo Berardenga. 50 ettari di vigneti divisi tra Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot. Vigne circondate e protette da boschi e uliveti che permettono di ridurre in parte l’utilizzo di fertilizzanti riconducendo la gestione in vigna nell’ambito del biologico.

Sono in compagnia di quattro assaggiatori appassionati (ci lega l’appartenenza ai Banchi d’Assaggio) con varie esperienze lavorative nel campo dell’alta ristorazione a livello europeo, sommeliers professionisti, degustatori ufficiali. Un qualificato “banco d’assaggio in trasferta”. Cito i nomi: Daniele, Gaetano, Monica, Thomas. Ad attenderci il team giovane: Tamara (direttore commerciale), Diego (amministratore delegato) e Davide (responsabile viticolo). Visita delle vigne, della splendida e funzionale cantina e poi…

Lasciamo parlare i vini (le mie valutazioni):

  • Chianti Classico Riserva 2008 (prima annata). Sangiovese 100%. Rubino limpido, lascia sulle pareti del bevante riflessi leggeri di granato. Lacrimazione abbastanza fitta che denota una buona consistenza. Al naso è diretto. Intenso, complesso con il fruttato all’inizio predominante e poi, via via, la marcata presenza delle spezie. Il sorso è interessante. I polialcoli sono in perfetto equilibrio con la venatura fresco-sapida con tannini levigati. Maturo senza alcun cedimento. Voto L’Uomo dalla valigia di cartone
  • Chianti Classico Riserva 2009. Sangiovese 100%. La differenza è l’assemblaggio proveniente da vigne diverse e la si avverte nel gusto-olfattivo. Una “bella riserva” sorretta da una maturazione dovuta al caldo abbraccio alcolico con la struttura tannica. Elegante. Voto L’Uomo dalla valigia di cartone
  • Chianti Classico Riserva 2010. Sangiovese 100%. Qui la differenza la fa l’annata che ci presenta un vino diverso con buone potenzialità di beva dalla maturazione più breve. Buon naso, buon sorso ma alla fine non entusiasma pur restando un ottimo vino da bere. Voto L’Uomo dalla valigia di cartone
  • Chianti Classico Gran Selezione 2011, vigneto n. 7. Selezione di sangiovese 100%. Non è permesso sbagliare. Manto rubino luminoso con ottima consistenza. Quadro odoroso che inizia e affascina subito. Fiori macerati che lasciano spazio al sottobosco. Terziari speziati con aggiunta di cuoio, tabacco. Accenno minerale. Palato complesso, ampio, con tannini giovani che denotano l’ottima estrazione. Finale lungo con ritorni retrolfattivi in sintonia con quanto percepito al naso. Voto L’Uomo dalla valigia di cartone

A seguire il Sogno di Pier Luigi Tolaini

  • Picconero 2007, Merlot 65%, Cabernet Sauvignon 30% , Petit Verdot 5%. Rubino compatto con riflessi granati. Ruota nel bevante con evidente consistenza. Bella lacrimazione, presagio di una beva morbida, elegante. Bouquet ampio con sfumature intriganti che vanno dai secondari floreali macerati ai fruttati e vegetali. Trionfo dei terziari con sfumature di legno nobile. Al palato un sorso elegante, nobile con la venatura tannica molto fine. Infinito nella persistenza. Voto L’Uomo dalla valigia di cartone
  • Picconero 2008 Merlot 65%, Cabernet Sauvignon 30% , Petit Verdot 5%. Si cambia passo. Immediato ma più leggero al naso. I fiori e i frutti lasciano a fatica il posto agli speziati. Al palato è morbido e piacevole con corpo medio. Voto L’Uomo dalla valigia di cartone
  • Picconero 2009. Merlot 65%, Cabernet Sauvignon 30% , Petit Verdot 5%. Rubino carico. Bello a vedersi. Al naso è intrigante, di più. Si avvertono diversi sentori molto più accentuati delle precedenti vendemmie. Quel peperone, l’humus, l’alloro, le note di cioccolato ed infine la carica balsamica. Tutto mi collega ad un mio “caro amore” di gioventù, all’altro Cabernet, quello franco, pulito, fascinoso. Non è dichiarato in scheda. Forse mi sbaglio! Comunque sia il campione che ho di fronte è meritevole di L’Uomo dalla valigia di cartone e chapeau!
  • Picconero 2010. Merlot 65%, Cabernet Sauvignon 30% , Petit Verdot 5%. Dopo l’assaggio del 2009 il 2010 rimane penalizzato. Leggermente stanco anche se meritevole di nota. Struttura, esuberanza e massa tannica meno elegante anche se la persistenza è durevole. Penalizzato nell’ordine di presentazione ma così devono essere le verticali. Voto L’Uomo dalla valigia di cartone

E dall’alto di un poggio, nascosta in un boschetto, una tomba etrusca a ricordare il popolo che ha abitato questi suoli e a dominare le numerose vigne della Tenuta Tolaini. Il Sogno dell’uomo dalla valigia di cartone.

Urano Cupisti