Barcos Rabelos, Quinte, Pipe: una Storia straordinaria della Valle del Douro. (Parte seconda)

La degustazione di prestigio di Sogevinus continua. L’eccellenza dei vini Porto raccontata dopo cinque secoli da Gonzalo Pedrosa, CEO Sogevinus Fine Wines, continua. La degustazione, abilmente condotta da Bernard Burtschy esperto con alti riconoscimenti nel campo dei vini e dei superalcolici, continua.

BARROS. Il talento portoghese. Fondata nel 1913 da allora coniuga nei suoi prodotti la semplicità e la raffinatezza  dei vini della Valle del Douro. Esperienza, modernità, sempre al passo con i tempi. Il simbolo di cosa il Portogallo sa offrire: la portugalité.

Colheita 1996. Alcool 20%, pH 3,42, acidità 4,81, zucchero residuo 102,90. Ha presentato solo un campione, quanto basta per classificarlo nelle eccellenze. Vendemmia 1996 è maturato nelle pipe di 550 litri per oltre sette anni e affinato in bottiglia per altri dieci.  Ambrato  sprigiona nella sua complessità i profumi intensi di tabacco dolce, miele, frutti africani. Palato profondo avvolgente con l’alcolicità marcante bilanciata da quella freschezza che accompagna nella interminabile persistenza. Voto L’Eccellenza dei Vini Porto dopo cinque secoli

BURMESTER. Il Porto incontra i giovani. Immagine contemporanea ed allo stesso tempo elegante. Alta qualità, armonia nei sensi. I Porto di Burmester sono perfetti da degustare in meditazione con gli amici.

Colheita 1989. Alcool 20%, pH 3,51, acidità 4,77, zucchero residuo 122,10. Il residuo zuccherino alto ci dona immediatamente l’idea di questo vintage di 26 anni. Rosso ambrato intenso. Mi accoglie con una complessità di frutta secca, marmellata, vaniglia e marasca. Al palato il dolce che non ti stanca e i retro nasali che riportano alla frutta secca di nocciole e mandorle. Voto L’Eccellenza dei Vini Porto dopo cinque secoli

40 Ans d’Âge. Alcool 20%, pH 3,58, acidità 5,00, residuo zuccherino 127,50. Il Porto, di questa degustazione, con il più alto residuo zuccherino. Classificato tra le eccellenze è risultato, nella classificazione generale espressa in centesimi, il secondo migliore con 96/100. Il colore ti affascina alla vista con una tonalità rossa che definirei “bronzea”, Il naso si immerge nel calice e si trova sommerso da aromi di frutta rossa e nera, confettura di amarena e fichi, eterei ventilati e una leggera nota di violetta. Al palato la spiccata dolcezza è in equilibrio con la freschezza che invita ad un altro sorso. Armonico in tutti gli aspetti. Voto L’Eccellenza dei Vini Porto dopo cinque secoli e chapeau!

KOPKE. L’Antiquario dei Vini di Porto. Le sue radici risalgono all’inizio dell’avventura di questo vino. Siamo nel 1638 e questa Bodegas può essere orgogliosa di rivendicare il titolo di Casa più antica. I suoi vini incarnano, sono il simbolo della memoria storica del Porto ed ancora oggi aprono ad un universo semplicemente affascinante.

40 Ans d’Âge White. Alcool 20%, pH 3,50, acidità 5,71 e zucchero residuo 126,20. Il Porto bianco nella variante dolce. I vitigni di riferimento:  Códega, Malvasia, Donzelhino e Esgana Cão. Esiste un detto inglese risalente alla metà dell’ottocento che tradotto recità più o meno così: Il primo dovere di un Porto è di essere rosso, il secondo è di essere bevuto. A significare che il porto nella versione bianca, è un’anomalia. Forse quell’inglese che coniò la frase non ebbe modo di assaggiare il White di Kopke (eppure ai suoi tempi il Bianco era prodotto).

Parto con il definirlo meraviglioso. Giallo paglierino brillante e molto luminoso. Consistente con i suoi 126,20 gr/lt. Al naso ricopre il ruolo d’incantevole intermezzo tra gli affascinanti e seriosi rossi. Fruttato ed intensamente floreale.

Al palato è un mix di esotico, fruttato e fragrante con la dolcezza che non disturba. Morbido, di corpo con una scia finale di rilevante mineralità. Meritevole. Voto L’Eccellenza dei Vini Porto dopo cinque secoli e chapeau (in barba ai detrattori del White)

Kolheita 1966. Alcool 20,00%, pH 3;53, acidità 5,93, zucchero residuo 126,20. Non poteva mancare l’assaggio di “un vecchio”. Quasi cinquant’anni e non mostrarli. Inutile dirlo: ha strappato l’applauso! Alla vista è scuro, misterioso. La complessità olfattiva si schiude piano piano in nuances collegate tra loro quasi per mano. Piccoli frutti rossi che lasciano il posto a cacao e cioccolato, avvolti in un mare di spezie. Al palato rilevo una provocante calda sensazione di avvolgente setosità. Il corpo avvolto nella seta che scivola nel tattile. Nel lungo finale le sfumature della vaniglia e del cioccolato. Voto L’Eccellenza dei Vini Porto dopo cinque secoli e chapeau! Al punteggio in centesimi raggiunge i 98/100.

Un giorno Ėmile Peynaud ebbe a dire: ”Se siete originari di un paese di tradizioni viticole, siete gli eredi diretti della civiltà del bere”. Forse non rientro a pieno titolo tra gli eredi ma mi ritengo un anello di una catena che fa rivivere emozioni e questa degustazione ne ha fatte rivivere tante.

Urano Cupisti