“Quest’anno non vengo a Merano, tanto le aziende sono le solite e rischio di bere solo etichette”. Così si è espresso un collega, incontrato poco prima dell’ultimo Merano Wine Festival.

“Io ci vado anche perchè l’offerta eccellente, sempre presente a Merano, a volte mi permette di ‘scoprire’ chicche che in altri eventi è molto più difficile”. Questa la mia risposta che poi si è dimostrata vincente per le rivelazioni trovate nei banchi dei produttori.

Tra queste l’azienda piemontese Le Strette, scoperta durante l’evento meranese nel settore bio&dinamica nel giorno antecedente l’apertura ufficiale dell’edizione 2018.

“La filosofia di lavoro dell’azienda vini delle langhe è chiara: valorizzare questi vitigni autoctoni per esaltare le caratteristiche dell’uva e del territorio che la produce”.

Azienda Le Strette

Quanto detto subito dopo la stretta di mano di presentazione.

Nel mentre mi preparavo agli assaggi è continuato il racconto anche perché l’interlocutore aveva capito il mio interessamento non casuale.

Le Strette è tra le aziende vitivinicole italiane che sono un esempio del compromesso tra tradizione e modernità, simbolo di una grande attenzione all’ecosostenibilità, unita all’evolversi delle tecniche enologiche per la valorizzazione delle diverse denominazioni prodotte”.

Devo dire di aver colto da subito che il verbo Bio è la declinazione amata da questa azienda  e la  scelta è alla base di tutto il lavoro programmato  fin dal 1997.

“Crediamo nella viticoltura sostenibile, ed abbiamo finalmente  concluso l’iter che assegna il certificato a quelle aziende particolarmente attente al territorio in cui operano come la nostra”.

Come si lavora a Le Strette

Molto determinati alle Strette. Senza chiederlo mi hanno illustrato il metodo di lavoro in vigna ancor prima degli assaggi.

“Il sistema di lavoro si snoda su diversi aspetti, sia organizzativi che operativi. Il cuore è senz’altro la conduzione dei vigneti volta alla salvaguardia agro ambientale sotto molteplici punti di vista. Per quanto riguarda la difesa, ad esempio, non utilizziamo prodotti sistemici (se non in condizioni di eccezionale rischio), e siamo attenti alle innovazioni su prodotti ecocompatibili e naturali”.

Bottaia Le Strette

Lavorare secondo un’ispirazione radicalmente naturale senza che la moda del bio spaventi in uno stile tutt’altro che lezioso.

“Non utilizziamo, così, fertilizzanti chimici nel terreno, ricorrendo, se necessario, a materiale organico naturale (humus, letame…), con apporti studiati sulle reali necessità delle piante. Si favorisce, in tal modo, la biodiversità, cercando di creare un ambiente favorevole agli equilibri naturali”.

Bene la filosofia di vita lavorativa ma un po’ di storia?

“L’inizio: i primi anni ’90. Il progetto Le Strette inizia con il recupero della vecchia cantina in mattoni scavata direttamente nel caratteristico tufo. Nel 1997 la prima produzione e, dopo quattro anni di lavoro, prende forma la nuova cantina.

Se tanto mi dà tanto anche la nuova cantina deve rispondere a quelle esigenze collegate alla visione della conduzione Bio. Non è così?

“ La nuova cantina vinicola, integrata e mascherata dalla collina che la contiene, è formata da quattro aree che si identificano con il percorso di trasformazione dell’uva in vino, fino alla bottiglia finale, in un mix di estetica e funzionalità che richiama all’ordine e alla pulizia. Le varie aree di lavoro sono collegate, ma ben distinte ed equipaggiate per un lavoro tempestivo e funzionale. Il contatto dei muri dell’edificio con il tufo della collina, consente di garantire condizioni ottimali di temperatura e umidità”.

Gli assaggi

Arrivati a quel punto con le descrizioni ero pronto per gi assaggi dei due vini presenti:

Nas-cëtta del Comune di Novello, Langhe Doc 2016. Nascetta 100%

Note aziendali: Accurata lavorazione manuale. Equilibrio tra foglie e grappoli per sfruttare l’esposizione solare del vigneto. In cantina fermentazione lenta e regolare e affinamento in acciaio. Imbottigliamento in tarda primavera.

Le mie considerazioni: note floreali e fruttate accompagnano l’olfatto tra nuances di mela, agrumi, frutti tropicali. Al palato è risultato in pieno equilibrio con un buon finale. Ottimo, voto 87/100

Bergera Pezzole Barolo Docg 2014. Nebbiolo 100%

Note aziendali: Accurata lavorazione manuale. Equilibrio tra foglie e grappoli per sfruttare l’esposizione solare del vigneto. Macerazione di 28 – 35 giorni. Affinamento: primo passaggio di circa 12 mesi in piccoli fusti di legno di secondo e terzo vino; successiva rifinitura in botti più grandi per altri 15-20 mesi.

Le mie considerazioni: Un barolo decisamente diverso, il barolo di Novello dotato di grandissimo carattere, austerità e spessore. L’impiego accorto del legno ha consegnato un vino di rara potenza. Eccellente 90/100

Qualche notizia sulla Nascetta, Anascetta o Nas-cëtta. L’ultima variante è quella conosciuta e ricordata dai vignaioli di Novello in Langa. Vermentino ligure? Nasco sardo?

Può darsi. Una cosa è certa: adesso è un vitigno monocomunale ovvero si trova solo nel Comune di Novello. Qualitativamente rilevante: è risultato una gradita sorpresa.

Era arrivato il momento del saluto e non poteva mancare la descrizione del territorio:

“Cosa significa valorizzare il territorio? Vuol dire credere nel valore dei vitigni storici, riscoprendo anche quelli meno conosciuti quasi scomparsi per presentarli al mercato: il vitigno Nas-cëtta, tipico vino piemontese del Comune di Novello ne è l’esempio”. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 9 novembre 2018

 

Le Strette

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