Il Brunello al femminile

“Benvenuto Brunello”. È sabato, mi aggiro tra i banchi dei produttori nel Chiostro del Complesso di Sant’Agostino a Montalcino. È il giorno dedicato “ai colloqui” con la Stampa dopo aver assaggiato, il giorno precedente, l’ultima vendemmia 2012 appena messa in commercio. Vendemmia classificata a “cinque stelle” dal Consorzio del Vino Brunello di Montalcino.

È stata aperta la sala da pochi minuti e, seguendo una scaletta delle eccellenze ritenute tali nel tasting del venerdì, cerco il tavolo della Tenuta “Le Potazzine”.

Non è certamente una scoperta questa azienda, solo ricerca di una conferma tra le eccellenze meritata anche per la vendemmia 2012 e per il Rosso 2015.

Gigliola Gorelli, la proprietaria, sempre disponibile con tutti, è pronta. Tocca al sottoscritto il primo “colloquio” alla scoperta di quet’annata particolarmente felice.

Gigliola parte da molto lontano. “… perché, devi sapere, che il vino nasce in vigna. I nostri vigneti sono localizzati nei pressi della cantina posta nel “cuore” del territorio ilcinese e una parte rimanente nella zona presso la frazione di Sant’Angelo in Colle, ovvero a Sud, fronte Monte Amiata.”.

Inutile fermarla nella descrizione anche perché, pur trovandomi in cognizione di causa, il racconto è gradevole con quell’accento senese al femminile raffinato, armonioso.

“I terreni cambiano mano mano che si sale. Da abbastanza sciolti, composti prevalentemente da detriti, all’arricchimento di scheletro nella parte più alta.  Ma è l’idroclima la forza del Brunello. I venti accarezzano le superfici dei fiumi Ombrone, Asso, Arbia e Orcia portando alle vigne la giusta umidità necessaria. Alla difesa di questo territorio ci pensa l’Amiata che lo protegge in  parte dai fenomeni atmosferici sempre in agguato”.

D’accordo ma parlami della Tenuta Le Potazzine.

“Lo sai perché si chiama così?” Faccio finta di non saperlo per ascoltarla quando ricorda la mamma che chiamava le nipotine Viola e Sofia “le mie potazzine”. E il collegamento con le cinciallegre viene subito ricordato. A Gigliola, tutte le volte che mi racconta questa particolarità, vedi illuminarsi il volto e la commozione la tradisce sempre.

Su via parliamo del mi’ Brunello. La vendemmia 2012 ha dato un frutto straordinario. Sapevamo che, alla fine, avremmo ottenuto un Signor Brunello. Vinificazione come da tradizione ilcinese nel rispetto rigido del disciplinare di produzione. Assemblaggio delle uve coltivate ad ovest con quelle provenienti dal sud. Fermentazioni naturali utilizzando lieviti indigeni e affinamento nelle botti di Slavonia di media grandezza, 30 e 50 ettolitri. Nessun altro segreto”.

Sarei stato ore ad ascoltarla ma la fila dei “colloquianti”, nel frattempo si è fatta numerosa.

Che dici , passiamo agli assaggi?”. Potevo evitarlo e far presente che ieri già li avevo assaggiati e classificati? No, l’avrei in qualche modo tradita.

Rosso di Montalcino 2015. Sangiovese Grosso 100%. Uve provenienti da due precisi appezzamenti di vigne. Del percorso ne ho già parlato. Aggiungo che l’affinamento dura 12 mesi. Scorrevole vena fruttata con una progressione esemplare per bevibilità ed equilibrio. Ottimo. 89/100

Brunello di Montalcino 2012. Sangiovese Grosso 100%. Uve provenienti dalle vigne La Prata (500 metri, posizione ovest) e La Torre (320 metri, posizione sud). Percorso come da tradizione e affinamento per oltre 40 mesi. Granato compatto. Intensità e complessità aromatica che si distendono in progressione. Sorso teso dalla compattezza tannica con una identità gustativa spiccata, unica. Eccellente 95/100

I colleghi premono, chiedono il loro turno, sono impazienti. È vero ma con Gigliola Gorelli staresti a parlare ore, ore.

Interprete sensibile, al femminile, dei suoi vini.

Urano Cupisti