Un Banco d’Assaggio particolare

2017 si cambia. Ai Banchi d’assaggio del Corriere del Vino le bottiglie sempre più al centro dell’attenzione. Perché, lo diciamo da sempre, ogni bottiglia ha la sua storia da raccontare.

Quante volte accade di trovare bottiglie simili che danno risultati diversi. È accaduto e, in alcuni casi sbagliando, abbiamo dato la colpa al nostro naso-palato non in perfetta forma. Tutte varianti possibili.

Una cosa è certa: quando la bottiglia lascia l’azienda il contenuto può mutare nel suo percorso. Ecco perché, insieme all’analisi sensoriale, è doveroso raccontare la loro storia. Anzi meglio che sia la bottiglia a raccontarla.

Così è accaduto al primo Banco d’Assaggio del Corriere del Vino dove quattro bottiglie hanno raccontato le loro origini, la vendemmia, il territorio di provenienza, le tecniche in vigna e cantina, l’affinamento e la conservazione nel tempo. Tutte componenti per un giudizio particolareggiato.

Chablis Grand Cru Les Clos 2012. Domaine Pascal Bouchard. Bottiglia acquistata direttamente in Azienda nel 2015. Uno dei sette Grand Cru esposti a sud. La particolare esposizione al sole mitiga notevolmente le temperature fredde della primavera. Terreno tipico chablisienne ricco di Kimmeridge. Tecniche tradizionali in vigna mentre in cantina l’uso del legno porta la Famiglia Bouchard tra gli innovatori, con un prodotto più borgognotto. Preparato per durare nel tempo. Le uve chardonnay provengono dalla Vigna collinare Les Clos. L’estenzione di proprietà Bouchard è limitata a 0,67 ettari.  L’impianto attuale della vigna risale al 1961 (più di 50 anni). Analisi sensoriale. Colore paglierino con lampi dorati. Consistente con rilascio di glicerine sulle pareti del calice. Al naso l’intensità marcata lascia alla complessità la possibilità di una descrizione minuziosa. Fiori bianchi e frutta agrumata avvolta in un variegato bouquet speziato. Al palato il sorso è risultato affilato sfumato su note minerali eleganti. Vino espressivo di una scelta aziendale fuori dalle classiche linee tradizionali. Eccellente voto 93/100 Da riassaggiare tra qualche anno.

Rosé des Riceys 2010. Domaine Morel Père et Fils. Bottiglia acquistata direttamente al Domaine nell’ottobre 2016. Un rosé particolare conosciuto da pochi. Il vitigno di riferimento è il Pinot Noir dell’Aube, la parte più meridionale della Champagne là dove la Seine è allo stato torrentizio. Terreni collinari  calcareo-argillosi, privi di gesso, che di per se danno pinot noir diversi adatti a produrre vini non spumantizzati. In cantina il processo sia delle fermentazioni che affinamento sono più simili ad un vino rosso importante che non ad un Rosè come siamo abituati a conoscere. Metodo saignée, con macerazioni tanto quanto bastano per ottenere il goût des Riceys. Un percorso in rosso per poi affinare per 12 mesi in legno. Un colore rosa antico, un naso fruttato da pinot nero con ribes, lamponi e note speziate. Al palato è la componente vellutata che lo caratterizza. Un rosé da amare altrimenti meglio non citarlo. Personalmente sono tra i primi, quelli che lo amano, per la sua diversità e versalità negli abbinamenti. Può sostituire un “rosso”. Lunga vita all’annata 2010. Eccellente. Voto 90/100 La bottiglia degustata ha pienamente rappresentato il prodotto.

Guado al Tasso 2004. Antinori. Bottiglia acquistata in enoteca nel 2011. 50% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 10% Syrah  (non tutte le annate rispecchiano questo blend). La tenuta Guado al Tasso si trova nel bolgherese.  La raccolta nel 2004 è iniziata con un paio di settimane di ritardo rispetto alla media stagionale quando le uve avevano raggiunto, sia dal punto di vista vegetativo che sanitario, un ottimo stato quali-quantitativo. Vinificazioni separate anche la malolattica. Quest’ultima in barriques nuove. Assemblaggio ed ancora affinamento in barriques. Percorso da grande vino “taglio bordolese”. Colore granato intenso ha ruotato con persistenza nel calice. Naso esplosivo su frutti di bosco, vegetale nobile e speziati accompagnati da note balsamiche. Al palato potente ma con trama tannica elegante. Un campione invecchiato bene con lunga vita ancora davanti a se. Eccellente Voto 93/100

Lamole Chianti Classico 2000. Cooperativa Castelli GrevePesa. Sangiovese 100%. Bottiglia acquistata in enoteca nel 2006. Mantenuta in cantina a temperatura ed umidità controllata. La bottiglia che ha fatto discutere e non poco. Un semplice Chianti di oltre 16 anni. La bottiglia ha raccontato una Storia di cooperazione tra viticoltori di Lamole seguiti passo passo da agronomi della cooperativa ed enologi durante tutte le fasi di vinificazione ed affinamento. Bottiglia che ha avuto la fortuna di trovare lungo il proprio percorso la possibilità di maturare in un ambiente che l’ha resa eccellente. Granato maturo con ottima consistenza. Al naso alcun cedimento osiidativo. Vino maturo in tutte le componenti olfattive. Al palato ottima la vena fresco-sapida e i tannini ormai morbidi. Presistenza sempre presente. Ottimo, voto 89/100 Un racconto meraviglioso lungo tutto il suo cammino.

Le bottiglie protagoniste di questa realtà. Un Banco dove lo Chablis ha significato un modo diverso di bere quel particolare chardonnay, un Rosé che ha fatto parlare di sé e delle sue metodologie di vinificazione da Pinot Noir, un blend bordolese a significare le potenzialità di un territorio ed infine la mano dell’uomo in un Chianti per vivere oltre misura. Le bottiglie raccontano.

Urano Cupisti