Ho conosciuto Ignazio Giovine dell’azienda Armangia ad una edizione di Terre d’Italia, l’evento dell’Acquabuona che si svolge tutti gli anni nel mese di Maggio. Allora si era presentato per la sua Canelli e il gioiello che ad ogni vendemmia si svela, mostra, rivela al mondo intero: il Moscato d’Asti.

E in quella edizione il Moscato dell’Armangia è stato uno dei vini symbol dell’evento. Necessario, indispensabile, essenziale andare a calpestare le sue vigne.

Mi sono ritrovato in questa estate torrida al confine tra Langhe e Monferrato, in quel territorio affascinante dove l’anno 1865 ne decretò la sua fantastica storia enologica: Canelli, le sue colline e il Moscato.

Carlo Gancia, a seguire Federico Martinotti con il suo ingegno e l’Asti spumante che inizia a percorrere le vie del mondo.

La “rivincita”

La famiglia Giovine si può dire che è sempre stata radicata a Canelli. La storia ci ricorda l’antenato Ignazio che nel 1653 possedeva carro e buoi.

Ma il giovane Ignazio, enologo astigiano, quando ha iniziato?

“L’8 maggio 1988, nasce  la mia nuova azienda viticola, basata all’inizio sugli antichi vigneti di famiglia e sulla secolare esperienza enologica: L’armangia”. Cosa significa l’Armangia?

Insieme a Ignazio Giovine

“L’armangia vuol dire rivincita in dialetto piemontese; per me e la mia famiglia era fondamentale contribuire a riportare la fama di Canelli a livello delle altre grandi città del vino, scrostando l’immagine industriale sedimentata negli ultimi decenni”.  E rivincita è stata.

Basti osservare il numero di etichette aziendali a testimoniare l’amore per le vigne, i vitigni locali, in particolare il Moscato bianco di Canelli e la Barbera astigiana.

“Insieme a mia moglie Giuliana gestiamo direttamente più di 10 ettari di vigneti nei comuni di Canelli, Moasca, San Marzano Oliveto e Castel Boglione. Essendo enologo, mi occupo direttamente delle vigne e dei processi di vinificazione in cantina, senza ricorrere a tecnici esterni, in modo da conferire ai miei vini il carattere esatto con il quale me li ero immaginati”.

Ecco spiegato il segreto: uscire dalla “normalità produttiva” e contrassegnare i prodotti con una evidente, propria impronta: quella di Ignazio Giovine.

Le diverse vocazioni vinicole provenienti da habitat particolari:

Vigneti Castellero ideale per vitigni a bacca bianca;

Vigneti Pozzetto e Muda adatti alle barbere;

Vigneto Braglia, adatto allo chardonnay;

Vigneto Pratorotondo impiantato parte a chardonnay e parte a merlot;

Vigneto Vignali o dell’Americano adatto alle barbere

Vigneto ‘D Giuanini solo barbera;

Vigneto Ritano da dove proviene il miglior Moscato.

“Dove i terreni hanno una componente argillosa e salina più spiccata, rimanendo comunque calcarei, coltivo la migliore Barbera d’Asti, strutturata e sanguigna, fruttata e succosa”.

 Infine il Rispetto e Responsabilità

 La nostra è una azienda vera, costruita e voluta da noi seguendo principi profondi.  Il marketing non cambia le nostre priorità e la moda neppure”.

Ignazio Giovine continua. Ormai racconta come un cavallo che galoppa a briglie sciolte. Ed ecco il Giovine-pensiero, pronto a colpire mode e comportamenti sfruttati pur di fare cassa.

“Non esibiamo strumentali fotografie di cavalli che trasportano l’uva della vendemmia, non ci avete mai visto in programmi televisivi, intenti a vendemmiare al chiaro di luna? Non esibiamo certificazioni biologiche talvolta vaghe e non ci facciamo immortalare abbracciati a capre o abbigliati con stivali di gomma e camicie a quadretti. Non è la nostra filosofia. Non è così che vogliamo vendere il nostro vino, ma con la trasparenza, la costanza nella qualità, la correttezza”.

Gli assaggi

Mentre l’intervista volgeva al termine Giuliana e lo stesso Ignazio hanno cominciato a versare del vino. Ben 12 calici a rappresentare altrettante etichette in produzione.

Ne riporto cinque, quelle che hanno trasmesso l’anima dell’Armangia:

Chardonnay Robi-Robi 2016

Note aziendali: vigne vecchie. La fermentazione avviene in legno a 12/13° C e può durare da 3 a 7 mesi a seconda delle annate; la conservazione su feccia dura 7-9 mesi ad una temperatura di 12-13° C, svolgimento parziale della fermentazione malolattica. Batonage ripetuti soprattutto nel periodo autunnale

Le mie considerazioni: vino fresco e nitido, focalizzato su chiarezza fruttata, leggero solo in apparenza, lasciandosi apprezzare sul “lato goloso”. Ottimo vicino all’eccellenza, voto 89/100

Titon Nizza Barbera 2016

Cos’è il Nizza in generale? Il Nizza proviene dalla migliore area di produzione della Barbera, nei 18 comuni che si affacciano sul bacino orografico del Rio Nizza, da vigneti con esposizione da Sud -Est a Sud-Ovest, con una ridotta resa ad ettaro ed un invecchiamento minimo di 6 mesi in legno su un totale non inferiore ai 18 ( a partire dal 1° Gennaio successivo alla vendemmia).

Note aziendali: La vinificazione classica in acciaio è seguita immediatamente dalla sistemazione in fusti di rovere da 300, 2000 o 3.400 litri del 100% del prodotto, da un secondo travaso variabile a seconda dell’evoluzione del vino da febbraio a luglio ed un terzo a fine settembre, cui segue la fase terminale dell’affinamento che avviene esclusivamente in botte grande.

Le mie considerazioni: Un appeal immediatamente godibile. Corredo aromatico segnato dalle spezie diffuse. Un esempio di assoluta purezza. Eccellente, voto 90/100

Riserva Vignali 2015

Note aziendali: La vinificazione classica in acciaio è seguita immediatamente dalla sistemazione in fusti prevalentemente nuovi di rovere francese da 300 litri, da un secondo travaso variabile a seconda dell’evoluzione del vino dal febbraio successivo alla vendemmia al settembre dell’anno seguente, a seconda dell’evoluzione organolettica determinata dalla presenza di feccia. La permanenza in botte piccola va dai 11 ai 13 mesi, cui seguono altri 10 -12 mesi in botte grande e infine l’imbottigliamento. L’affinamento in bottiglia richiede dai 18 ai 36 mesi.

Le mie considerazioni: Un rosso di notevole profondità olfattiva che coniuga secondari e terziari nell’ottica dell’eleganza. Armonia nelle sfumature e il tempo è dalla sua parte. Eccellente, voto 92/100

Macchiaferro, Albarossa 2014

Cosa è l’Albarossa? È un vitigno “creato” dal Prof. Giovanni Dalmasso nel 1938. Incrocio tra Nebbiolo e Barbera. Dal 1977 iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite. Ultimamente è stato scoperto che, nella fase di “creazione” del vitigno si sono usati progenitori che riportano al Nebbiolo di Dronero.

Note aziendali: Le uve vengono vinificate con vinificazione classica in acciaio, seguita immediatamente dalla sistemazione in fusti di rovere da 2000 litri per un periodo di circa 14 mesi.

Le mie considerazioni: Raramente ho assaggiato un Albarossa così intenso. Sensazioni fruttate e note speziate diffuse. Al palato di buona struttura e armonia. Bravo Ignazio. Eccellente, voto 91/100 meritato.

Moscato d’Asti 2018

Note aziendali: La vinificazione con spremitura soffice, consta di una fase di conservazione a freddo ed una di fermentazione e presa di spuma in autoclave, che può durare fino a 30 giorni e si conclude con l’imbottigliamento. Più semplice di così.


Le mie considerazioni: 
È proprio la sua semplicità di vinificazione e la materia prima che pongono questo Moscato d’Asti tra i migliori in assoluto. Scintillante vitalità acida, un vino che rende felici. Eccellente, voto 91/100. Chapeau!

Gli altri assaggi:

Vizio di famiglia, Spumante a base di Barbera, Chardonny e Cortese. Ottimo, voto 88/100

Lorenzo Maria Sole. Spumante Nature 2013 Pinot Noir 65% e Chardonnay 35%. Ottimo voto 88/100

Al Sole 2018. Cortese. Buono, voto 86/100

NONChardonnay 2018. Diverso. Ottimo, 88/100

Enne Enne, Sauvignon Blanc. Ottimo, voto 88/100

Sopra Berruti 2017, Barbera d’Asti. Ottimo, voto 87/100

Mesicaseu Moscato 75% e Chardonnay 25%. Vendemmia tardiva. Eccellente, voto 91/100

I vini di Ignazio Giovine riflettono quel savoir-faire tipico dei piemontesi di queste parti. Un savoir-faire enologico di rara eleganza, precisione, dove la ricerca dei dettagli e la purezza d’espressione restano sempre in primo piano. Chapeau!

Urano Cupisti

Visita effettuata il 12 luglio 2019

 

L’Armangia

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