La nuova storia del vino delle Colline Lucchesi

Non un nome a caso ma dato dalla posizione dei vigneti posti a sud-sud ovest. Non un nome a caso ma frutto dell’esposizione all’irraggiamento dall’alba al tramonto. E la solarità data da quell’idroclima regolato dal torrente Freddana, affluente di destra del fiume Serchio.

Ci troviamo nel centro del territorio vitivinicolo Colline Lucchesi, quella fascia collinare avamposto della catena appenninica.

Azienda nata nei primi anni ’90 ad opera di Renato Borselli con l’intento di recuperare vigneti e oliveti per una produzione ad uso e consumo familiare. Oggi è il figlio Marco a continuare l’opera paterna con la consapevolezza di essere responsabile di una piccola ma affermata realtà di questo comprensorio.

I circa 10 ettari collinari sono composti da terreni calcarei, argillosi e, mano mano che si scende verso il torrente, sabbiosi, ciottolosi ed infine limosi. Tutto questo permette di coltivare vitigni rossi e bianchi.

Sangiovese (lucchese), colorino, canaiolo, aleatico, vermentino, trebbiano, malvasia, grechetto e i “foresti” cabernet sauvignon, merlot e chardonnay. La tradizione viticola lucchese con la presenza delle uve francesine dovute dalla vicina via di comunicazione francigena.

Marco, negli ultimi anni, è riuscito a raggiungere importanti obbiettivi e dare impulso all’attività sia vinicola che olearia. La costruzione della nuova cantina, in parte interrata, è segnale di volontà di crescita e prospettiva futura.

Azienda in conversione biologica adottando i principi della biodinamica, utilizzando preparati per concimazioni naturali e, nelle semine invernali, fiori e leguminose.

È l’accorta pratica manuale in vigna a fare la differenza. In inverno l’attenta potatura, la concimazione naturale con la pratica del sovescio. In primavera la spollonatura, l’eliminazione dei germogli sul legno, i primi lavori del trinciaggio dell’erba e i trattamenti a base di zolfo e rame. In estate la sistemazione fogliare e due vendemmie verdi, il gettare a terra dei piccoli grappoli che non danno segno di maturazione ed ottenere così uve di qualità.

Seguono le tecniche di cantina con fermentazioni parcellari. I migliori tagli così ottenuti da destinare all’invecchiamento.

Ho avuto modo di assaggiare alcuni vini della Valle del Sole recentemente durante una particolare serata.

Tre vini rappresentativi di linee di produzione di diversa fascia qualitativa:

Malìe. Vermentino, Malvasia ed un  tocco di Grechetto. “Vino color del giorno”. Le parole di Marco per l’identità di questo vino. Paglierino con riflessi verdognoli ha mostrato una buona consistenza nel volteggio nel calice. Olfatto pervaso da sentori fruttati a polpa bianca intervallato da effluvi floreali. Fresco e sapido a ricordo del suo terroir d’elezione. Buono. Voto 86/100

Libente. Sangiovese con aggiunta di Merlot. “Vino con piedi di porpora”. A testimoniare la sua missione. Preparato per una facile beva senza far rimpiangere eleganza e struttura. Passaggio in legno per 12 mesi e permanenza  in bottiglia per alcuni mesi. Rubino luminoso. Olfatto con un quadro variegato dove sentori di frutta piccola rossa hanno lasciano spazio a speziati diffusi. Tannini setosi  insieme alla vena fresco-sapida amalgamati e sorretti dalla presenza di polialcoli. Ottimo. Voto 87/100
Èbrius. Il miglior Sangiovese con aggiunta di Merlot e Cabernet Sauvignon. “Vino color della notte” a significare la particolare colorazione intensa. Resta difficile trovare una definizione diversa. Trama tannica serrata da grande Cru. Il vino ha rivelato tutta la sua classe. Precisione nei dettagli espressi con eleganza. Eccellente. Voto 89/100

Marco Borselli è uno dei giovani vignerons più promettenti. Gradualmente, giorno dopo giorno, riscrive la storia del Vino delle Colline Lucchesi.  Interprete del proprio mandato territoriale.

Urano Cupisti