L’ho ripetuto chissà quante volte e lo ripeterò ancora perché ne sono convinto: ”Prima di tutto il vino deve essere buono, se poi la conduzione in vigna è ispirata a tecniche ed applicazioni biologiche e/o bio-dinamiche ancora meglio”.

Certo quando superi il cancello d’ingresso dell’azienda La Raia, poco distante da Novi Ligure, immersa nel fantastico contesto delle colline alessandrine di Gavi e capisci di trovarti là dove “la natura sussurra i suoi segreti a noi attraverso i suoi suoni” (Rudolf Steiner), vieni rapito in una sorta di cerchio magico dove all’interno si concretizzano  ambiente sano, ricco e silenzioso; completa immersione nella natura.

Il cerchio magico

E per uno scettico come il sottoscritto che aveva immaginato questa visita come la “solita farcita dalle consuete frasi filosofiche steineriane”, trovarsi immesso in un ambiente come l’azienda La Raia, è stato sotto certi aspetti veramente traumatico.

Ad accogliermi Elena Passi, wine tour manager che, nell’indicarmi l’ecosistema straordinario visibile dal corpo centrale aziendale, mi ha introdotto nella “filosofia ” senza far pesare le scelte bio-dinamiche.

Progetto, sostenibilità, la biodiversità, la particolare cantina, l’azienda con i suoi perché.

PROGETTO

“Crediamo in un’agricoltura di qualità, che preservi il territorio a favore delle generazioni future. Nel 2003 i primi poderi  de La Raia. Da subito a ritrovare la nota originaria di questo territorio che da secoli custodisce il vitigno autoctono dell’uva Cortese. Un approccio coerente con il desiderio di creare un posto equilibrato e armonico in tutte le sue componenti: agricole e paesaggistiche ma anche architettoniche, sociali e culturali”.

Direi un progetto ambizioso sviluppato in una estensione di oltre 180 ettari tra viti, pascoli, terreni a seminativo e boschi.

“Abbiamo completato il restauro conservativo di alcune cascine dell’800 presenti all’interno della tenuta e dato vita alla Fondazione La Raia- arte cultura territorio con l’obiettivo di promuovere a livello nazionale una riflessione critica sul grande tema del paesaggio. Artisti, intellettuali e paesaggisti sono chiamati a intervenire sul luogo per darne una possibilità di lettura ulteriore e creare nuova identità abbinabile alla realtà agricola presente”. Progetto work in  progress ancor più ambizioso.

SOSTENIBILITÀ

Dall’utilizzo di energie rinnovabili alle riduzioni dell’impatto ambientale con inserimento di costruzioni compatibili con il sistema territorio. Le acque reflue trattate con il sistema della fitodepurazione senza dimenticare (ed Elena ha insistito su questo) l’allargamento a laboratori di studio sulla coltura biologica e biodinamica.

BIODIVERSITÀ

“Nel giugno 2013 è nata la Fondazione La Raia – arte cultura territorio con l’obiettivo di promuovere una riflessione critica sul paesaggio, attraverso contributi che riguardano più campi di indagine. Il valore della biodiversità. La biodiversità è la vita esistente sulla terra in tutta la sua complessità. La promozione della biodiversità è uno dei valori ai quali si è ispirata La Raia in questi anni e l’impegno che ci anima ogni giorno”.

All’interno dell’azienda convivono in armonia piante spontanee, alberi da frutto, viti curate dal lavoro dell’uomo, una grandissima varietà di animali, compresi quelli allevati al pascolo, api e pesci dei laghi. Il panorama è quello di un grande mosaico di ambienti in cui si alternano vigneti, campi coltivati, pascoli, boschi, siepi, giardini ed edifici.

CANTINA

Nella filosofia biodinamica non poteva mancare una cantina biodinamica. O meglio ispirata ai criteri tecnologici più avanzati.

Il muro in pisé

“Una struttura sorprendente. Gli elementi architettonici che la caratterizzano sono una grande parete di cristallo, dalla quale si intravedono i vasi vinari e la muratura, realizzata in terra cruda con l’antica tecnica del pisé, tecnica costruttiva ecosostenibile. È una delle cantine del Gavi, in Piemonte, più originali e più in sintonia con la natura circostante.

Per ridurne l’impatto del muro quest’ultimo doveva apparire come naturalmente ricavato dal taglio della collina e con essa fondersi, creando un’appartenenza. Ricorrere alla terra cruda, soprattutto secondo la tecnica costruttiva elaborata da Martin Rauch, noto artista e costruttore austriaco, è sembrata la soluzione migliore, per la sua matericità e per il suo aspetto stratigrafico così evidente”.

E come non ricordare una delle frasi che riproducono il pensiero di Martin Rauch: La terra ha un grosso potenziale per migliorare il nostro presente e per costruire il futuro”.

Nella descrizione di Elena, abile e preparata tour manager addetta all’accoglienza, c’è stato un crescendo lento che ha portato alla scelta di La Raia alla “devozione” bio-dinamica. Perché di fatto fede si tratta.

Ed allora frasi come proteggere la terra, sostenerne la vitalità e consegnarne il patrimonio alle prossime generazioni: non sono affatto banali.

“Coltiviamo viti e campi con il metodo biodinamico ispirato alle riflessioni del filosofo austriaco Rudolf Steiner esponente della corrente antroposofica”.

Cantina La Raia

Se questo pensiero fosse stato espresso all’inizio della visita sicuramente la stessa sarebbe durata pochissimo, lo stretto necessario per l’assaggio di alcuni vini. Essere stato portato magistralmente da Elena, passo dopo passo, a queste conclusioni è stato quanto di più affascinante,  attraente, avvincente per un dichiarato scettico qual sono. Anzi La Raia non sarebbe la Raia fuori da questo contesto.

Pieno equilibrio del lavoro dell’uomo, la vita di piante e animali, ricerca continua di armonia, rispetto dei cicli naturali per le fasi produttive, l’interazione tra suolo ed elementi della natura.

“Il panorama de La Raia è uno straordinario esempio di biodiversità: vigneti, campi di grano e farro, mucche Fassone che pascolano libere e boschi di castagno e acacia che favoriscono la presenza di insetti e api. I filari sono inerbiti perché il metodo biodinamico punta a sostenere la vitalità del suolo, fondamentale per la crescita delle radici che garantiscono alla pianta la disponibilità di nutrimenti ricchi per ottenere frutti sani”.

In questo contesto ho degustato:

Gavi senza solfiti 2018 campione di botte:  rientra in una serie di progetti ecosostenibili. A mio giudizio rientra in quella categoria tutta personale dei vini onesti, in attesa di evoluzioni

Gavi Riserva 2017 campione di botte  un bianco che, ancora “nel grembo materno”,  mostra tutta la sua disinvoltura.Ottimo.

Gavi Pisé 2018 campione di botte:  assaggio che mostra il cavallo di razza che verrà.  Già modulato su una sapidità ben tratteggiata. Eccellente.


Gavi 2018

Note aziendali: Cortese 100%. È il Gavi che interpreta la tradizione del territorio e che identifica la tipicità del vitigno Cortese da cui proviene. Vinificazione.  I grappoli vengono diraspati. In tal modo, nelle presse arrivano i soli acini per la pressatura soffice. Il mosto ottenuto, dopo la decantazione naturale, viene posto a fermentare in vasche di acciaio inossidabile.

La permanenza del vino su lieviti autoctoni si protrae per circa 3/4 mesi; in seguito il vino viene stabilizzato a freddo prima dell’imbottigliamento.

Le mie considerazioni: Invitante profilo floreale e fruttato che coniuga il contrasto aromatico con una slanciata articolazione al palato. Ottimo, voto 89/100

Gavi Pisé 2011

Note aziendali: Il Gavi DOCG Pisé è la migliore rappresentazione della filosofia aziendale. Prima di essere sottoposti a pressatura soffice, i grappoli vengono selezionati sulla pianta e raccolti a mano dopo la seconda metà di settembre. La decantazione statica del mosto, senza additivi enologici, avviene a bassa temperatura. Il misurato contatto con l’ossigeno e l’attenzione ai passaggi di trasformazione esaltano le caratteristiche originali del vitigno e del territorio.

La fermentazione alcolica dura in media 20/25 giorni, a temperatura controllata. Dopo la permanenza sui lieviti e l’affinamento per 20 mesi in vasche di acciaio inossidabile, il vino viene stabilizzato a freddo prima dell’imbottigliamento.

Le mie considerazioni: Questo è un vino che mi ha reso felice. Brilla per la sua scintillante acidità, per niente opulento. Anzi al palato convince ancora per l’esemplare chiarezza rendendo lo stesso reattivo e palpitante. Chapeau!. Eccellente 93/100

La Raia Barbera

Note aziendali: l tipico vino rosso piemontese. Presenta il giusto equilibrio tra acidità e freschezza. L’uva viene introdotta in cantina dopo la raccolta manuale in cassette. Segue la diraspa-pigiatura, quindi il mosto inizia a fermentare, in presenza della buccia, con i lieviti naturali. Già il giorno successivo si iniziano a effettuare i rimontaggi al fine di estrarre il colore e gli aromi. La fermentazione alcolica prosegue lentamente per 15 giorni; segue poi la svinatura, la separazione del liquido dalla buccia.

Il vino rimane a 20 gradi ancora un mese, al fine di favorire la fermentazione malolattica. Dopo alcuni travasi necessari all’illimpidimento del prodotto, il vino viene stoccato nelle vasche di acciaio inossidabile per l’affinamento.

Le mie considerazioni: Generosa scorta di frutto che viene riportata anche al palato. Energia e vigore convivono con una media finezza tannica. Ottimo, voto 88/100

Un giorno, durante il Merano Wine Festival, assaggiati i vini La Raia. Mi fu detto: “venga a conoscere l’eccellenza biodinamica”. Fatto. Chapeau!

Urano Cupisti

Visita eseguita il 12 luglio 2019

 

La Raia

Strada Monterotondo, 79

Novi Ligure (Ai)

Tel: 0143 743685

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