Jomini Vins. Le barriques

Percorrendo l’autostrada che da Martigny porta a Losanna, lasciato il Valais, sono entrato nel Vaud. Più precisamente nello Chablais, l’anteprima di quell’area che, dal 2007, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO: il Lavaux.

Mi sono trovato sulla sponda orientale del Lago Lemano (Lago di Ginevra). Un’area panoramica collinare, tutta vitata, composta da 23 piccoli Comuni dove ne troviamo 9 che hanno lo status di AOC, alcuni con siti Grand Cru.

Terrazze rocciose dai lati ripidi che si innalzano dal lago verso il cielo. La Svizzera semi-sconosciuta che produce solo per se stessa.

Jomini Vins. Lavaux

Ho scelto di visitare il Domaine Jomini, situato nel Comune di Saint Saphorin, per la storia dei suoi ripidi vigneti piantati dai monaci cistercensi del monastero di Hautcrèt Palézieux nel XII secolo.

Ad attendermi la gentilissima Sophie Jomini, addetta alle pubbliche relazioni. Il suo benvenuto?

“L’unica cosa seria che conosco qui è la coltivazione della vite”. Parole di Voltaire fatte proprie da Sophie.

Jomini Vins. Il muro bianco

L’unico modo per produrre vino di qualità è prendersi cura delle proprie viti. Allora cosa possiamo fare di meglio se non coltivare le nostre viti in IP (Produzione Integrata), un sistema di coltivazione che rispetta al meglio la nostra terra, le nostre viti, i nostri vini?”.

E così parte dell’intervista che mi ero preparato se ne è andata.

“Le nostre vigne. A 450 m di altitudine abbiamo il più grande dei nostri diversi appezzamenti, il Mur Blanc con una superficie di 10.200 m2 (1,2 ettari). Il nostro Grand Cru coltivato all’85% con Chasselas. Pinot Nero e Gamay si spartiscono il restante 15% per dare vita al Cafarou. Questo appezzamento è l’orgoglio del nostro Domaine”.

Sophie è come un fiume in piena. Non sono riuscito a fermarla tant’è che ho deciso di chiudere il mio moleskin con tutte le domande preparate.

“Vigneti a Les Fossaux. L’Espervière, sotto la stazione di Chexbres In cima al Dézaley, nel comune di Puidoux, all’estremità occidentale della denominazione St-Saphorin, si trova un piccolo appezzamento di vitigni a bacca rossa. Gamaret, Garanoir e Merlot, assemblati con il Pinot Nero delle Côtes de l’Orbe che conferiscono al famoso Jomini Barrique (un blend di vitigni nobili invecchiati in botti di rovere) quel carattere di la robustezza dei vini da invecchiare”.

Jomini Vins. Anfore di vetro

Riuscito a fermarla ho chiesto lumi sulla cantina.

“Creata nel 1977 da Jean-Louis Jomini, la cantina principale è costituita da vasche di acciaio. A seguire i locali dove teniamo i “legni”. I solfiti aggiunti? Più l’uva è sana, meno batteri nocivi contiene e quindi meno solforosa aggiunta!”

L’assaggio

Raggiungiamo i locali per la degustazione.

– Chasselas Platine 2022. Vino d’ingresso. Ottimo, voto 88/100;

– Mur Blanc Chasselas Grand Cru 2022. Eccellente, voto 90/100;

– Dezaley Grand Cru Chasselas 2021. Eccellente, voto 91/100;

– Pinot Noir 2022, inox. Ottimo, voto 88/100;

– Merlot in anfora 2022. Ottimo, voto 87/100;

– Jomini Barrique. Pinot Noir, Gamarat, Garanoir, Merlot. 18 mesi in legno. Eccellente, voto 90/100;

– Jomini Passion. Diollinoir, Merlot, Gamaret, Garanoir e Dakapo. 36 mesi in legno. Eccellente, voto 92/100.

Jomini Vins

Lavaux, Saint-Saphorin, Jomini Vins. Quell’avventura in una terra nascosta che ancora oggi stenta ad aprirsi al mondo. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 20 aprile 2024

Jomini Vins
Chemin de Baulet, 3 – Chexbres (CH)
Tel: +41 21 946 24 46

info@jomini-vins.ch

www.jomini-vins.ch