La leggenda racconta di un dio venuto dal mare con una vite rigogliosa che si muoveva, con le foglie, in sintonia con le onde marine. Come non crederci? Sarebbe un peccato
Il Vitigno a bacca bianca maggiormente presente lungo le Coste del Mediterraneo? Una sola risposta, senza esitazione: il Vermentino.
Vitigno semi-aromatico ha origini storiche ancora da confermare. Sembrerebbe risalire ai Fenici e alla valle della Beqaa, al Listan dell’Andalusia, al Cordega portoghese o addirittura alla Malvasia dell’Isola di Madeira dando spazio alle fantasie miste a leggende circa l’attraversamento dell’Oceano per poi svilupparsi sulla terra ferma.
Dalla penisola Iberica alla Francia il passo sarebbe stato breve. Grosse Clarette, Malvois d’Espagne, Piccabon; questi i nomi del vitigno assunti nel tempo.
In Liguria lo troviamo presente sotto mentite spoglie, nascosto, coperto da altri termini come Malvasia Grossa, Carbesso o Corbesso o Carbess Pizzamosca, Vemettino e Pigato per poi proseguire nell’area di Luni e delle colline apuane fino al torrente Versilia. Si vinifica in purezza ma non disdegna affatto la complicità di altri vitigni per lo più autoctoni. Ė il caso del Bianco delle Cinque Terre, del Candia dei Colli Apuani ed altri ancora. Nella parte terminale della Riviera di Levante ha la predilezione per una coltivazione eroica e il respirare a piene foglie la salsedine marina.
La presenza di questo vitigno prosegue oltre, continuando lungo la costa tirrenica raggiungendo i confini del Lazio e spingendosi a macchia di leopardo nell’interno della Toscana là dove i microclimi ricreano i terroir vocati. Anche la Toscana, a pieno titolo, terra di Vermentino, del “suo” vermentino, diverso.
“La nobile cultura del vino è antica come la storia della gente che, nel corso dei secoli, ha popolato questa terra” Così si presenta il Vermentino sardo con le parole semplici che esprimono da subito L’Emozione di un territorio:le parole di Siddùra, una delle Aziende che ha come obiettivo la produzione di Vermentino come espressione della Sardegna più pura.
Ed infine ultima ma non ultima (come spesso si dice), la Corsica con la sua manifesta ambizione di essere al “centro” della produzione di questo salmastroso vitigno rivendicandone la diffusione nel resto del Mediterraneo. Mi defilo dai “derby” storici. Una cosa è certa: le “buone” escursioni termiche. la ventilazione, l’irraggiamento, il microclima esaltano le caratteristiche del grappolo e danno la “diversità” e identificazione al terroir corso.
Ho di fronte sette calici di vermentini per descriverne il contenuto. Diversi tra loro per territorio di provenienza. Sette momenti per trasmettere sensazioni identificative:
Spèra 2014 di Siddura, vermentino di Gallura. La Gallura in bottiglia, quella semplice, genuina, unica. Voto
Cycnus 2014 di Poggio dei Gorleri. Pigato di Diano Marina, paglierino con lampi dorati, naso di macchia mediterranea, palato morbido in equilibrio con buona freschezza e palpitante sapidità. Il Pigato che ti aspetti. Voto
Clos Poggiale 2014 del Domaine Terra Vecchia. Il vermentino corso che racchiude tutto l’orgoglio di questa terra. Meritevole. Voto
Boboli 2014 di Giacomelli. Vermentino di Luni. Giallo paglierino elegante luminoso, all’olfatto si assiste alla progressiva successione di fiori gelsomino, frutta a polpa bianca. Sapidità e freschezza mitigate da note dolci e suadenti. Le caratteristiche di Luni. Voto
Matteu di Alcacutena. Senza riferimento alla vendemmia. Si dice che sia un blend di tre annate diverse. Una cosa è certa : diverso dagli altri della stessa zona di provenienza, la Gallura. Un vermentino di “rottura” che ama le sfide (aggiungo “familiari”). Colore dorato, profumi avvolti nel “burro”, con finali tostati. Palato che coinvolge con quella persistenza gustolfattiva lunga inaspettata nei contenuti che ti fa ricredere sulla iniziale perplessità. Vermentino molto chiacchierato che non raggiunge l’eccellenza per quella perdità d’identità. Comunque un vino meritevole di attenzione. Voto
Lucumone di Mantellassi 2014. Espressione della Maremma, quella centrale. Paglierino con tenui riflessi dorati, frutti esotici maturi e fiori bianchi che appagano l’olfatto. Al palato un perfetto connubio tra morbidezza e freschezza supportati da una evidente sapidità. Il Vermentino prodotto nella sua recente tradizione.
Vendemmia Tardiva 2004 di Capichera. I profumi solari maturati nel tempo. Naso complesso, ammaliante con note passite in evidenza. Palato nobile da grande vino da meditazione. Chapeau! Voto
I segni del tempo ci portano alla memoria, alle radici, al felice connubio tra il Vino,la Poesia e la Filosofia. Lascio che siano due produttori a chiudere questo articolo…
L’aura di Sarticola scende nel mattino e sfiora i filari
guarda il mare sotto il cielo terso
porta con se i profumi dei fiori e della terra
quando è calda di sole, risale dal mare
profumata di sale e di resina
accarezza gli aghi del pino marittimo
agita le foglie della vite
…e i nostri animi. (Stefano Salvetti)
In questi versi del produttore dell’Azienda Pietra del Focolare (Ortonovo), c’è l’essenza del Vermentino.
Alla base dei grandi vini ci possono essere solo grandi uve da trasformare nel modo più semplice possibile.
Così si esprime Ivan Giuliani dell’Azienda Terenzuola di Fosdinovo
Il Vermentino portato dagli sbruffi del mare.
Urano Cupisti