Firenze, La leggenda dei Frati

Una villa del ‘600 circondata da uno splendido giardino che domina Firenze e il suo incredibile panorama mozzafiato. Villa Bardini che non è solo la sede di un Museo ma ospita nel loggiato interno il ristorante “La leggenda dei Frati”, la nuova avventura dello chef Filippo Saporito. Dopo essere stato apprezzato tra le colline di Castellina in Chianti all’interno dell’azienda vitivinicola Cecchi arriva nella città, Firenze, presentandosi in veste nuova senza perdere la sua semplicità.

Location scelta dal Principe Alessandrojacopo Boncompagni Ludovisi per presentare alla stampa specializzata, i vini della rinata Tenuta di Fiorano, una icona degli anni ’60. La fama della Tenuta è legata ad un personaggio “leggendario”, il Principe Alberico, ricordato come pioniere di quelle scelte che, in seguito, si sono dimostrate vincenti nella viticoltura nazionale. Impiantare i vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Merlot e il bianco Sémillon in quei terreni alle porte di Roma da sempre coltivati con Malvasia Bianca, Bellone, Bombino, Cesanese ed altri. Del resto collocare nei territori italiani i vitigni “bordolesi” è stata, in quel periodo storico, una scelta anche di altri alla ricerca di produzioni di vini “importanti”, da durare nel tempo (Marchese Incisa della Rocchetta-Sassicaia docet).

Carattere riservato, al limite del misterioso, inavvicinabile, ferreo custode lella sua antica e inviolabile cantina , nel lontano 1998 decise di espiantare quasi tutto il vigneto, uscire di scena senza dare spiegazione alcuna.

Il Ritorno di Fiorano è opera del nipote Alessandrojacopo che recepì gli insegnamenti dello zio Alberico e insieme alle maestranze “storiche” come Gianni Valenti, reimpiantò i vigneti, allargò in estensione di ettari la proprietà, scelse i vari cloni adatti ad una viticoltura “moderna” senza rinunciare ai metodi di lavorazione tradizionale. Oggi i vitigni coltivati sono Cabernet Sauvignon e Merlot a bacca nera, Grechetto e Viognier a bacca bianca. Pratiche di cantina che rispecchiano le precedenti, invecchiamento in botti di Slavonia da 10 hl e lungo affinamento in bottiglia in quella storica cantina ancora inviolabile nel rispetto della scelta dello zio Alberico.

Il terroir è la sostanza delle radici nelle quali ricercare la vera identità dei vini della Tenuta di Fiorano. Le pendici del Vulcano Laziale composte da pozzolana e sedimenti di polveri d’eruzione, con buon drenaggio, perfetta illuminazione durante l’arco della giornata, sistema di allevamento a contro spalliera e i venti sia marini che interni atti ad impedire, in equilibrio, le muffe e marciumi. Il tutto lo trovi nell’assaggio dei vini presentati in questa progressione abbinati a piatti magistralmente preparati dallo chef Filippo.

Fioranello Bianco 2014. Grechetto e Viognier al 50%. Le note di degustazione ci portano ad un paglierino sul dorato brillante, naso con un ventaglio di note giovani che variano dal floreale al fruttato complesso. Al palato spiccata acidità con vena sapida ed equilibrio che dona eleganza. Buona persistenza. Voto Il Ritorno della Tenuta di Fiorano. Abbinato a Sgombro in doppia marinatura, finto caviale, porro e salsa allo zenzero.

Fiorano Bianco 2013. Grechetto e Viognier al 50%. La differenza con il precedente, oltre l’incidenza della vendemmia 2013 rispetto alla 2014, è la maturazione in botte (10 hl) per circa 12 mesi. Un bianco importante con un colore dorato, estrazione di polialcoli in evidenza sulle pareti del calice, naso molto fine e palato raffinato, signorile, bordolese. Voto Il Ritorno della Tenuta di Fiorano. Abbinato a Lingua scottata, crumble di aringa e cavolfiore, granita di ricotta.

Fioranello Rosso 2013. Cabernet Sauvignon in purezza. Un bel vino. Semplice, lineare, di quelli che ne bevi una bottiglia senza problemi. Rubino intenso, bella complessità olfattiva dai frutti neri di bosco ai vegetali, speziati per terminare in un abbraccio morbido di vaniglia. Al palato elegante con tannini fini e lunga persistenza. Voto Il Ritorno della Tenuta di Fiorano. Abbinato ad un Risotto in manteca tura bianca di topinambur, quaglia glassata alla saba.

Fiorano Rosso 2010. Cabernet Sauvignon 65% e Merlot 35%. 30 mesi in botte grande e 24 di affinamento nella cantina storica. Il percorso verso l’eccellenza e si sente. Colore rubino intenso, olfatto intenso e complesso. Ventaglio di note che si susseguono tra i floreali maturi, fruttati rossi (prugne) e neri di bosco, vegetali e tanta speziatura. Al palato l’equilibrio risalta i tannini nobili e una lunga persistenza con ritorni speziati continui. Voto Il Ritorno della Tenuta di Fiorano. Abbinato a Guancia di manzo, salsa di pane e funghi.

Infine una perla dalla storica cantina, una bottiglia di Fiorano di Alberico:

Fiorano 1987. Cabernet Sauvignon 65% e Merlot 35%. 28 anni portati benissimo! Colore granato uniforme senza alcuna alterazione cromatica. Naso con principi di ossidazione piacevoli e manifesti profumi di cantina, da buon vecchio. Al palato ancora tanta potenza. Lunga vita al Fiorano 1987. Voto Il Ritorno della Tenuta di Fiorano e chapeau! Abbinato ancora al piatto precedente!

Alessandrojacopo, il nuovo Principe del vino romano così come qualcuno ha voluto chiamarlo, è visibilmente soddisfatto perché ha capito dalle nostre espressioni che i vini rispecchiano in pieno la filosofia da lui volutamente e caparbiamente impressa alla nuova esperienza.

La Tenuta di Fiorano, storia mista a leggenda, è rinata e la magia dell’Appia Antica, il Vulcano del Lazio, la cantina segreta, inviolabile e quel tocco di Nobiltà che nel vino non guasta, ne fanno una novella reale ricca di amore e passione.

Urano Cupisti