Gioire di fronte alle diversità

Cinque vini a rappresentare Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia. Cinque territori, a volte simili, a volte differenti. Un Taurasi, un Primitivo “attempato”, un Aglianico del Vulture e due siciliani: un etneo e un trapanese. E come sempre un intruso a ribadire che certe trame tanniche “uniscono ciò che il territorio divide”.

Un Banco molto didattico, educativo ed interessante. Come sempre sono i Banchi di Corriere del Vino.

Questi i risultati degli assaggi rigorosamente alla “cieca” con la descrizione delle note sensoriali:

1. Siamo partiti con quello che poi è risultato essere l’intruso. Difficilissimo da scoprire e collocare geograficamente.

Niccolò V 2010 Cantine Lvnae Bosoni Ortonovo (Liguria Spezia). Un blend di Sangiovese, Merlot e Pollera Nera. Colore rubino intenso e buona consistenza. Naso molto complesso e intrigante con la presenza della Pollera che fa la differenza. Soffice speziatura. Al palato una superba espressione gustativa che ci regala questo blend nella sua maturità raggiunta. Lunga persistenza. Alla cieca è risultato un rosso dalle caratteristiche gusto-olfattive collocabile in Sicilia. L’Intruso Voto Il Regno delle due Sicilie in cinque calici

2. Radici Taurasi Riserva 2005 Mastroberardino (Campania). Territorialità e tradizione per questo splendido Taurasi.  Blend di diverse uve Aglianico provenienti dalle zone di Montemarano e Mirabella Eclano. Rubino scuro ma penetrabile. Subito al naso austero. Un principe Borbone del Regno delle due Sicilie. Chiamato anche il Barolo del Sud; qualcuno lo identifica come il Bordeaux del Sud, per il sottoscritto semplicemente Taurasi, unico nel suo stile e genere. Al palato una profondità austera, di grande energia. Voto Il Regno delle due Sicilie in cinque calici

3. Passopisciaro 2007. Nerello Mascalese 100%. Chi non lo conosce deve farlo per capire i Rossi dell’Etna. Colore lucente e impostazione olfattiva di grande personalità. Si concede lentamente regalando note ferrose e pietra bagnata. Tannino fitto ancora in evoluzione e a seguire la nota sapidità. Finale minerale a rivendicare la provenienza. Voto Il Regno delle due Sicilie in cinque calici

4. Don Anselmo 2001. Azienda Paternoster. Aglianico del Vulture 100%. Rubino impenetrabile. Naso profondo, concentrato con richiami di viole, mirtilli e china. Sapido, tannini perfettamente integrati con un lungo finale. Vendemmia 2001 ancora “giovanetto”. Voto Il Regno delle due Sicilie in cinque calici

5. Primitivo di Manduria 2000 Miali. Primitivo 100%. Altro vino, altra storia. Ottimo nel suo genere ma risultato decisamente penalizzato nella posizione della degustazione. Un passo affaticato sia all’olfatto che al palato. Rimane tra gli ottimi senza emozionare. Voto Il Regno delle due Sicilie in cinque calici

6. Infine l’ultimo. Nero d’Avola Mezzo Giorno Riserva 1999. Pasqua%Fazio Wines. Un nobile siciliano decaduto. Esce scomposto sia al naso che al palato mostrando tutta la sua criticità. Rispetto per questo grande vitigno che, nella bottiglia assaggiata, non dona sensazioni coinvolgenti. Voto Il Regno delle due Sicilie in cinque calici (premiato il vitigno, meno il vino).

Una cosa è certa. Anche i vini fanno parte della Storia di un paese. I Borboni cercarono di unire, con le leggi, tutto quanto al di qua dello Stretto con quanto di esistente al di là. In parte ci riuscirono unificando i metodi di coltivazione. Dall’Unità d’Italia in poi il vino di queste terre si presenta come Vino Meridionale, pur continuando a regalarci la diversità dei territori. Noi che rivendichiamo l’essere degli appassionati preferiamo gioire di fronte alle molteplici differenze di terroir. Chapeau!

Urano Cupisti