Francesco Leo e le etichette in degustazione a Milano

Presentato a Milano il “Mormora 2021” affinato sott’acqua. Due sono stati i protagonisti della giornata milanese di Cantine Paololeo. Il primo è stato “Mormora”, Metodo Classico Pas Dosè che affina a 33 metri sotto le acque marine della riserva naturale protetta di Porto Cesareo.

Il secondo è stato l’entusiasmo, unito alla passione per la propria terra, che i quattro figli di Paolo hanno portato in azienda, per trasmettere con forza e semplicità l’impegno che la famiglia ha avuto sino ad ora per creare una realtà di successo, con un futuro di crescita e sviluppo da scrivere all’insegna della qualità.

Cantine Paololeo. Affinamento subacqueo per Mormora

A dar vita alla nuova era della cantina è Paolo, un ragazzo che a vent’anni inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, dove capisce subito che il futuro è passare dalla vendita di vino sfuso, alla produzione delle proprie bottiglie. Neo sposo di Roberta, si lancia in questa avventura che coinvolge tutta la famiglia.

Una passione di famiglia

Oggi i quattro figli di Paolo si occupano dei diversi settori. Nicola il primogenito, studia enologia a Locorotondo e a Lecce, per laurearsi all’Università di Firenze.

Stefano, secondogenito, porta il nome di famiglia sui mercati esteri. I gemelli Alessandro e Francesco dopo studi approfonditi ed master di specializzazione si occupano: il primo del Marketing e Comunicazione e il secondo del mercato italiano, che vale il quaranta per cento dei cinque milioni di bottiglie prodotte.

«La storia della nostra famiglia – racconta Francesco Leo al tavolo di “Berti”, elegante ristorante milanese dove la tradizione meneghina è seguita con dovizia – inizia nel 1989 per imbottigliare la prima etichetta dieci anni dopo.

Una famiglia unita, siamo quattro fratelli maschi e ognuno di noi ha preso il proprio ruolo in azienda».

Cantine Paololeo. Le etichette degustate

Gli assaggi

Il primo calice di Susumaniello Rosato, presenta con identità il profilo vinicolo della zona di San Donaci, comune a sud di Brindisi, dove si trova la cantina.

Olfatto e sorso sono declinazione del territorio e della passione di una famiglia storica dell’enologia pugliese. Un vino verticale, diretto nel sorso, senza inutili dolcezze, bensì evoluto e dinamico. Un bel bere contemporaneo che richiama la tipicità.

Cantine Paololeo. Mormora 2021

Nel 2022 alla prima struttura se ne aggiunge una seconda, acquisita a Monte Parano in provincia di Taranto.

«Abbiamo deciso di acquisire una vecchia cooperativa che stentava ad andare avanti, per valorizzare il territorio e il lavoro dei produttori-conferitori» commenta Francesco Leo.

Ed ecco giunto il momento di degustare “Mormora”, 365 giorni di affinamento nelle acque di Porto Cesareo a trentacinque metri di profondità, successivi ad un primo anno di cantina. Da vitigni autoctoni Verdeca e Maresco, rappresenta con eleganza e raffinato equilibrio il senso della originale modalità di cantinamento. Vengono prodotte 1011 bottiglie numerate, con l’obiettivo di arrivare a tremila.

«Con il nostro metodo classico, abbiamo cercato unicità, non tanto per l’affinamento subacqueo nella riserva marina protetta di Porto Cesareo, ma piuttosto nel recupero di due varietà autoctone come la Verdeca e il Maresco, il secondo con la tipica e necessaria acidità per lo spumante. Il nome Mormora è quello del pesce molto comune nei nostri mari, un pesce che mordicchia i bagnanti con quella spinta che caratterizza anche il sorso».

Potrà sembrare strano, forse impossibile, ma nel calice, c’è il mare. Sia a livello degustativo, sia a livello emozionale, una piccola grande magia.

Cantine Paololeo ha posto nel lavoro sulla sostenibilità, una particolare attenzione.

«Crediamo molto al risparmio energetico – prosegue Francesco – attraverso le buone pratiche studiate con l’Università di Bari. Nel Mormora, ad esempio, il movimento del mare, sostituisce il remuage».

Cantine Paololeo. La bottaia

L’estensione vitata di Paololeo, raggiunge oggi i settantacinque ettari di proprietà, cui si aggiungono i conferitori certificati e seguiti da vent’anni.

Il terzo calice è il piacevolissimo e intenso “Minutolo” in Purezza, coltivato a 350 metri, che fa solo acciaio. Un progetto che nasce nel 2018 in Valle d’Itria tra Alberobello e Locorotondo dove «Mio fratello Nicola ha studiato con l’enologo Lino Carparelli – sottolinea Francesco Leo – un recupero di varietà autoctone.

Abbiamo cercato di far continuare a lavorare piccoli produttori contadini che lavoravano il bianco. Nella medesima linea troviamo anche la Verdeca, il bianco d’Alessano e il Susumaniello».

Cantine Paololeo. I vigneti

Il Minutolo, offre un naso accogliente e vivace, di fascino immediato. Il sorso restituisce ed esalta un bello spettro agrumato e un panorama aromatico, a tratti balsamico, ben declinato. Lunghezza e intensità adeguate. Capacità di invecchiare con nobile evoluzione.

Sì passa successivamente a “Passo del Cardinale” un Primitivo di Manduria 2023, che compie un passaggio in Barrique, dopo sei mesi in acciaio.

«Si chiama così perché era il terreno era proprietà di un cardinale – spiega Leo – in azienda abbiamo una foto di mio papà con questo cardinale che passeggiano nel vigneto. Quando il prelato venne a mancare, mio padre Paolo dedicò a lui il vino».

Il Giunonico Riserva 2017, da piccoli alberelli pugliesi, dimostra una grande attenzione nella lavorazione, grazie anche alla vendemmia manuale. «Sono i vini della nostra identità, protagonisti del nostro lavoro» chiosa Francesco Leo e ci salutiamo con un calice di Primitivo Passito igp, il loro “Krikó” il cui nome proviene dalla lingua greca salentina.

Ottimo finale.

Andrea Radic