Storia, mitologia, racconto ed epopea in un calice

Da sempre, per me, il Merano Wine Festival è anche il momento della ricerca di vini storici dimenticati, vini collegati alla mitologia, ai racconti di pionieri, ad epopee legate alla saga di quell’imperatore o zar di turno. Il tutto, anno dopo anno, lo trovo nella Sala Czerny al primo piano ala ovest del Kurhaus di Merano. Quella sala che gli Ausburgo vollero dedicare a  Carl Czerny, compositore austriaco che fu allievo di Beethoven.

È  la sala dei Vini provenienti dal resto del mondo; vini che incuriosiscono, a volte entusiasmano che riescono a lasciare qualcosa dentro proprio per la novità, l’interesse e desiderio di sapere, conoscere.

Giappone. Nella mia giovinezza, in uno dei viaggi nella terra del Sol Levante, mi trovai in un paesino della Prefettura di Yamanashi, ai piedi del Monte Fuji. Dalla Tokio cosmopolita catapultato indietro nel tempo dove capii, dai racconti storici degli anziani, i riti dei Samurai e le scelte delle famiglie di indirizzare le figlie verso l’arte nobile delle Geishe. I tavoli per il tè ma anche per il sache e le birre, bevande di gran lunga consumate dal popolo giapponese, usati anche per servire qualcosa di diverso, frutto di un passato perso nella memoria: il vino da vitigno Koshu, raro e destinato a pochi visto l’alto prezzo di commercializzazione.  Trovare lo stesso vino, dopo tanti anni, in esposizione ed assaggio in una manifestazione vinicola italiana non ha potuto che  sorprendermi, stupirmi e incantarmi.

    Koshu First Bottle 2013, 100% Koshu. Bianco chiarissimo, leggero (circa 10 gradi) poco acido, dal sapore fruttato con sentori di agrumi e pesca. Decisamente diverso dagli standard qualitativi ai quali siamo abituati. Arriverà presto in Europa per una fascia di clientela capace di apprezzarlo e capire gli alti costi di commercializzazione (circa € 90,00 a bottiglia).

    Yamanashi Okunota Merlot, Merlot 100%. Anche per questo vino difficile l’interpretazione ed avvicinarlo ad uno dei qualsiasi Merlot conosciuti. La sua diversità mi ha impressionato. Evito di dare un punteggio perché non sarei capito. Tempo al tempo.

    Nagano Jyunihara Merlot. Merlot 100%. Più vicino al nostro merlot. Una beva più tranquilla, meno scioccante. Più vicino ai gusti europei

Turchia. Dalla mitologia ai tempi nostri. La Turchia si trova tra il 30° e il 50° parallelo quindi nel vero cuore del Grande Terroir vitivinicolo. In Anatolia il vino era ed è parte essenziale della vita insieme ad altri prodotti basilari come pane, pesce ed olio. Nonostante il lungo periodo dell’Impero Ottomano una generale atmosfera di tolleranza c’è sempre stata (così come in Spagna) e la coltivazione della vite atta a vino si è evoluta nei secoli. Accanto agli affreschi mitologici dei tempi degli Ittiti, Fregi fino ai Greci le foto pubblicitarie di questa o quella azienda invitanti a consumare vino. Negli ultimi decenni, con l’economia turca in evoluzione ed integrazione con quelle europee, si sono fatti più incisivi gli investimenti in moderne tecnologie e macchinari, in vigne piantando vitigni internazionali accanto ad autoctoni per raggiungere standard qualitativi interessanti. Tutto questo per giustificare l’assaggio effettuato al banco di una azienda turca della regione dell’Anatolia, provincia di Hatay: Universal A.S. di Antiochia.

Antioche from Antioch 2014. Cabernet Sauvignon 60%, Syrah 30%, Merlot 10%. Bella struttura per questo rosso intrigante, diverso. Olfatto complesso su note fruttate rosse, soffi erbacei e finale molto speziato. Abbastanza equilibrato con tannini importanti. Media persistenza. Interessante

Sud Africa. Ormai non più stella emergente nel firmamento del vino ma consolidata realtà nel firmamento delle eccellenze. Il vino sudafricano è sempre presente al Merano Wine Festival a testimoniare una tradizione vinicola pionieristica iniziata nel lontano milleseicento ed evolutasi fino ai tempi d’oggi con influenze olandesi, tedesche e francesi. Parli del vino sudafricano se unisci agli assaggi i racconti dalle radici alla realtà odierna. Quest’anno a rappresentare la viticoltura sudafricana una Azienda recentemente importata in Europa: Morgenster Wine Estate da Stellenbosh.

Morgenster Lourens River 2013. Merlot 70%, Cabernet Sauvignon 20%, Cabernet Franc 10%. Un valido taglio bordolese Voto Giappone, Turchia, Sud Africa e Crimea

Morgenster Tosca 2011. Sangiovese 60%, Merlot 20%, Cabernet Sauvignon 20%. Un taglio « bolgherese » interessante. Voto Giappone, Turchia, Sud Africa e Crimea
Morgenster Nabucco 2011. Nebbiolo 100%. Nebbiolo che si è adattato molto bene al terroir sudafricano. VotoGiappone, Turchia, Sud Africa e Crimea

Crimea. I vini dell’epopea imperiale Russa che, attraversando il periodo sovietico, si ripropongono come viticoltura d’eccellenza. Dell’azienda Massandra ne parlerò a parte. Qui riporto i sorprendenti ed emozionanti spumanti dell’Azienda Novy Svet nel Sudak.
Pinot NoirBrut Rosé 2011. Pinot Noir 90%, Aligotè 10%. Chiudi gli occhi e ti sembra di ricordare uno champagne dell’Aube. Voto Giappone, Turchia, Sud Africa e Crimea
Paradizio 2008. Chardonnay 90% e Aligotè 10%. Sparkling di corpo ben strutturato. Voto Giappone, Turchia, Sud Africa e Crimea
Brut Rosé vintage 2013. Pinot Gris 90% e Aligotè 10%. Il colore ti affascina, il sorso pure. Una gran bella scoperta. Voto Giappone, Turchia, Sud Africa e Crimea

Quattro nazioni, quattro nuove realtà: storia, mitologia, racconto ed epopea in un calice. Anche questo è stato il Merano Wine Festival.

Urano Cupisti