Fornacella. I vini assaggiati

Nel panorama delle aziende presenti ad una manifestazione importante è doveroso assaggiare i nuovi campioni presentati senza fare distinzione tra convenzionali, biologici, biodinamici o soffermarsi solo ai banchi delle aziende maggiormente quotate sul mercato. Certo gli assaggi di quest’ultime servono per comparare i diversi giudizi e seguire le evoluzioni produttive.

Poi c’è la ricerca di “scovare” realtà che si presentano alla ribalta mediatica e alla conoscenza diretta verso il pubblico degli appassionati, i famosi Wine Lovers. E a volte questo tipo di ricerca ti offre sorprese incredibili.

Mi è accaduto all’ultimo “Benvenuto Brunello” nel febbraio scorso. Girottolavo tra i 139 banchi presenti nei due chiostri del complesso di Sant’Agostino, salutando gli amici, alcuni produttori, annotando le aziende da “assaggiare”.

Benvenuto Brunello

– Ti aspetto per proporti le ultime novità;

– Hai due minuti? mi piacerebbe farti assaggiare un campione particolare al quale stiamo lavorando;

– Passa dal banco aziendale, vorrei avere il tuo giudizio sull’ultimo Brunello.

Ed io intento a sfogliare il catalogo nella spasmodica, ancorché affannosa ricerca di aziende con pochi ettari, massimo 10.000 bottiglie annue complessive, a conduzione familiare e magari ancora con la metodologia degli affinamenti “come una volta”, in botti grandi.

Chiostro Sant’Agostino

Ecco il perché della mia visita al banco dell’azienda Fornacella di Marco Ciacci. Azienda (meglio dire podere) posizionata a sud-est sotto l’antico borgo, in località Fornacella (appunto) “nei pressi di Biondi-Santi” (così quanto risposto a – ma dove siete?).

“Il nostro non è un Brunello di lusso o destinato a contesti raffinati. È il frutto di una sapienza agreste semplice e genuina”. L’orgoglio delle proprie origini contadine, il seguire i cicli naturali dettati della natura, il tutto finalizzato ad una produzione vinicola autentica, schietta come Montalcino ha insegnato.

“Il vino si fa in vigna. Non è vero?”. Non proprio – rispondo aggiungendo – faccio parte di quella corrente di pensiero che pensa alla vigna e alla cantina come momenti fondamentali, perché il vino è una creatura dell’uomo e solo in parte della natura.

Forse avevo esagerato per l’impulsività nell’esprimermi. Ma ormai era andata.

– Qualche dato aziendale?

“Lavoriamo circa due ettari e mezzo di terreni compresi tra un’altitudine che varia da circa 250 a 400 metri s.l.m. con una produzione di due etichette per un totale di bottiglie che superano di poco, mediamente, il numero di 10.000. Terreni a base di galestro e allevamento a cordone speronato bilaterale”.

Vigneti Fornacella

Senza chiederlo: “Rispetto prioritario per la terra e conduzione agricola biologica”.

L’intervista è andata avanti se pur nelle difficoltà contingenti date dal momento, luogo e tipo di evento. Comunque ne è venuta fuori una ricerca maniacale di cura dei vigneti, abnegazione nel lavoro in cantina, cercare di rendere riconoscibili i vini nella tradizione ilcinese.

Gli assaggi

– Rosso di Montalcino 2018. Sangiovese grosso 100%. Un esempio di assoluta purezza. Il vino che ti fa sognare la tavola toscana. Spettro olfattivo variegato, freschezza e agilità nella beva. Finale slanciato e rinfrescante. Ottimo, voto 88/100.

– Brunello di Montalcino 2015. Sangiovese grosso 100%. La tradizione in un calice. Un vino che racchiude note floreali macerate co frutti rossi maturi che convivono con un intrigante mescolio di spezie e il palato sfodera grinta fresco-sapida e tensione. Eccellente, voto 90/100

Un’altra scoperta da aggiungere ad una serie che “resistono” ai cambiamenti e che rendono vivo un evento altrimenti “appiattito” (non c’è bisogno di aggiungere altro nel merito). Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 22 febbraio 2020

 

Podere Fornacella

Località Fornacella, 155

Montalcino (Si)

Tel 0577 849024

marcociacci@hotmail.com

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