Essere “bio” e raggiungere l’eccellenza

Lo ammetto, non conoscevo l’Azienda Fidora prima dell’ultima Anteprima dell’Amarone che si è svolta a fine gennaio a Verona. Mi correggo.

La conoscevo come Azienda veneta produttrice di Prosecco avendone assaggiato alcuni campioni, diversi anni fa, in una verticale presenti altri esemplari. In quella occasione venni a conoscenza dell’ambizioso progetto di trasformazione della propria vitivinicoltura da tradizionale in biologica.

Già allora rimasi piacevolmente colpito dalla genuinità dei prodotti e dalla loro linearità tanto da far passare in secondo piano la scelta produttiva.

A Verona interessante sorpresa nell’assaggio dell’Amarone vendemmia 2013 (che verrà messo in commercio nel 2019) e della vendemmia 2010 (attualmente in commercio).

Sono stato accompagnato da Eugenia Torelli, responsabile della comunicazione, sia nella degustazione che in una visita virtuale della Tenuta che la Famiglia Fidora possiede nella zona Classica della Valpolicella. Nella valle di Fumane e negli adiacenti terreni allargati per un totale di 40 ettari dove vengono prodotti, oltre l’Amarone, un Valpolicella e un Valpolicella Ripasso.

“Per noi essere bio non significa soltanto tornare ai sani vecchi principi di una volta, bensì fare un passo avanti in termini di qualità, salute, sostenibilità e responsabilità ambientale”. Così è iniziata la visita virtuale per condurmi nella conoscenza del diverso metodo di agricoltura e produzione di vino.

Nel 1974 Guido Fidora decise il grande passo nel convertire l’azienda posseduta nell’entroterra veneziana. Non era certamente una moda e lo stesso termine biologico non era associato al termine agricoltura come lo è oggi. Nessun libro da consultare, ne insegnanti a cui rivolgersi. Abbiamo imparato con l’esperienza”.

Il colloquio si è fatto più interessante quando abbiamo iniziato ad osservare il vino che roteava nel calice per una prima analisi visiva.

“Pensiamo che il vino sia fatto per essere goduto e per trasmettere emozioni. Vogliamo raggiungere l’eccellenza per  trasformare  un momento qualunque in un’occasione speciale”.

Musica per le mie orecchie. Il vino prima di tutto deve essere buono ed emozionare. La mia risposta al biologico.

I successivi momenti dell’analisi sensoriale mi hanno consegnato un vino che è riuscito nell’intento di emozionarmi. Il buono con il sano principio del pensiero in cui siamo venuti al mondo e cresciuti.

Devo dire, con tutta la mia onestà intellettuale, che non sempre è così. Trovarmi di fronte vini ottimi ottenuti dalla conversione in biologico non ha fatto altro che soddisfarmi e appagarmi.

Questi i risultati dell’assaggio dei due campioni provenienti dalla vallata di Illasi, Monte Tabor:

Amarone della Valpolicella Monte Tabor vendemmia 2013. Corvina 60%, Corvinone 25%, Rondinella 15%. I vigneti per questo Amarone si trovano in zona collinare da 220 a 500 metri di altitudine. Antico metodo d’appassimento. Le migliori uve selezionate vengono fatte appassire per 4 mesi. Gli acini si diradano perdendo dal 40% al 50% del loro pesa. Dopo la pigiatura le bucce si lasciano a contatto con il mosto fino a fermentazione avvenuta (circa 30 gg). Il vino passa in tonneaux per circa 32/42 mesi.

È sceso nel calice con il suo manto rubino intenso con sfumature ancora purpuree di gioventù. Ha roteato con consistenza rilasciando copiose morbidezze sulle pareti. Intenso e complesso all’olfatto con un ventaglio di aromi dal floreale di viole mammole alla frutta rossa matura per aprirsi sulle note speziate che accompagnano verso l’evoluzione di frutta disidratata. Al palato la gioventù. Entrato caldo accompagnato da polialcoli che hanno creato l’equilibrio con la freschezza vigorosa, la sapidità media e i tannini ancora giovani. Persistente. Ottimo. Sarà un grande Amarone. Voto 89/100 (raggiungerà facilmente l’eccellenza)

Amarone della Valpolicella Monte Tabor vendemmia 2010. Corvina 60%, Corvinone 25%, Rondinella 15%. Da poco in commercio. Salto la parte che lo identifica per essere uguale al precedente. Colore rubino intenso con sfumature granate. Consistente al visivo. Straordinario. Olfatto possente, carismatico e  maturo sia nei secondari che terziari e finale balsamico. Il palato è risultato robusto come si conviene ad un grande Amarone, tannini stretti e fini che accompagnano la lunga dissolvenza. Eccellente. Voto 92/100. Lunga vita a questo Amarone.

Essere “bio” e raggiungere l’eccellenza.

Urano Cupisti